Polonia, a processo la ginecologa che praticava aborti

Maria Kubisa deve rispondere dell’accusa di aver assistito una serie di donne che chiedevano l’interruzione di gravidanza. Udienza a porte chiuse a causa delle proteste fuori dal tribunale

18 ottobre 2024
La ginecologa Maria Kubisa

La ginecologa Maria Kubisa (Facebook)

Emozioni e proteste a Stettino, nel nordovest di Polonia, dove è iniziato il processo di Maria Kubisa, la ginecologa accusata di aver assistito alcune donne nell'aborto, pratica illegale a causa della legge voluta dall'ex governo populista del Pis del leader Jaroslaw Kaczynski.

Il giudice, durante la prima udienza, ha ordinato che il procedimento sia chiuso al pubblico, anche se la difesa, come ha spiegato l'avvocato Rafał Gawęcki in un'intervista alla Radio polacca, preferirebbe che rimanesse invece aperto al pubblico.

La prossima udienza è prevista per l'11 dicembre 2024, durante la quale deporranno tre testimoni.

Le indagini e l’accusa 

Kubisa vive fra la Polonia, dove ha uno studio privato per le pazienti e lavora nell'ospedale pubblico di Nowogard, e la Germania, dove guida il reparto di ginecologia dell'ospedale di Prenzlau. A gennaio 2023 i suoi studi, dove riceveva anche le donne che chiedevano aborti, erano stati sottoposti a una perquisizione voluta dei magistrati: in quella occasione le furono portate via circa 6000 schede delle sue pazienti.

Sulla base di questo materiale, nel novembre scorso, il pubblico ministero ha formulato l'accusa contro la dottoressa, che avrebbe assistito queste donne nell’interruzione volontaria di gravidanza ricevendo, in sei casi, un pagamento in denaro. Nel febbraio scorso, nonostante l'allontanamento del pm voluto dall'attuale ministro di giustizia Adam Bodnar, l’inchiesta fu presentata ai giudici che hanno indicato l'inizio del processo per oggi.

La solidarietà alla dottoressa

“La dottoressa Kubisa non ha compiuto nessun reato, aspetto la sua assoluzione” ha detto oggi davanti ai giudici l'avvocato della ginecologa, che nel frattempo è diventata il simbolo della pressione del Pis contro le donne e come tale fu insignita con il titolo di Difensore dei diritti dell'uomo. “Siamo con te dottoressa” hanno scritto tante sostenitrici arrivate oggi sotto la sede del tribunale. Davanti all’edificio a Stettino, infatti un nutrito gruppo di persone si è riunito per esprimpere il proprio sostegno morale all’accusata.

“Siamo uno degli ultimi Paesi in Europa in cui continua questa barbarie. Ho una moglie, due figlie e delle nipoti e vorrei vivere per vedere il momento in cui le donne potranno vivere in un Paese normale”, ha affermato uno degli uomini che hanno partecipato alla protesta.

La legge polacca, non ancora cambiata nonostante i tentativi da parte del partito di sinistra della coalizione governo, prevede fino a tre anni di carcere per chi aiuta le donne che vogliono abortire.