Presepe a scuola, "vietare di vietarlo". Ma lo Stato laico protesta

La proposta di legge di Fratelli d'Italia che vuole impedire di vietare le iniziative scolastiche "legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale cristiano" fa scattare la polemica: "Anacronistico imporlo"

di CHIARA CARAVELLI -
21 dicembre 2023
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Giù le mani dal presepe nelle scuole. È quanto chiede, in sostanza, la nuova proposta di legge depositata in Senato da Fratelli d’Italia, con prima firmataria Lavinia Mennunni. Il provvedimento mira a impedire che vengano vietate "iniziative promosse da genitori, studenti o da competenti organi scolastici per proseguire attività legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana" come il "presepe, recite e altre manifestazioni".

La proposta di legge per proteggere il presepe

Secondo il partito di Giorgia Meloni "è assolutamente inaccettabile" la decisione di alcuni istituti scolastici di preferire "una festa che è avulsa da qualsiasi contesto commemorativo storico culturale attinente alla nostra Nazione e che, in quanto priva di qualsivoglia contenuto etico, è destinata ad assumere una connotazione meramente edonistico-consumistica". Non rispettiamo le tradizioni quindi, imponiamole direttamente. Anche perché, laddove la proposta dovesse diventare legge, per i dirigenti che acconsentiranno alla rimozione del presepe scatteranno provvedimenti e l’apertura di un procedimento disciplinare.
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Per Meloni e il suo partito è inaccettabile preferire "Una festa che è avulsa da qualsiasi contesto commemorativo storico culturale attinente alla nostra Nazione"

Per la senatrice di FdI "consentire la trasformazione delle Sacre festività cristiane in altra anonima tipologia di celebrazione" costituirebbe "una discriminazione nei confronti degli alunni e delle rispettive famiglie praticanti la religione maggioritaria" oltre che "un attentato ai valori e alla tradizione più profonda del nostro popolo".

Discriminazione e attentato

Nel primo caso la parola è giusta, peccato che dovrebbe essere usata al contrario. Perché in questo caso l’unica discriminazione è nei confronti dei tanti studenti non cristiani che frequentano le scuole del nostro Paese, non per quelli praticanti la religione maggioritaria. Tra l’altro andrebbe ricordato che l’Italia è un Paese laico, dove la scuola è aperta a alunni di tutte le fedi. Per non parlare della parola attentato. Perché se di attentato si deve parlare – nonostante il termine risulti alquanto esagerato all’interno di questa discussione – bisogna fare riferimento a quello nei confronti della multiculturalità della scuola. Perché è proprio questo che la proposta di legge mira ad abolire, non i valori e le tradizioni profondo del nostro popolo.

Le reazioni alla proposta

Sul tema, che in poche ore ha scatenato numerose polemiche, è intervenuta Veronica Migani, che dirige il Cesare Pesenti di Bergamo, istituto professionale dove sono presenti 40 etnie di studenti. "Questo ddl – afferma – mi sembra una provocazione. Non c’è un ambiente ostile nelle scuole e la nostra è multietnica. Esponiamo i nostri simboli senza aver mai ricevuto alcuna obiezione e rispettiamo il Ramadan di alcuni allievi".
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I direttori scolastici protestano contro l'imposizione da parte del governo che non rispetterebbe la multiculturalità della scuola

A Roma Rosanna La Balestra è preside del complesso Simonetta Salacone, tra Torpignattara e Centocelle, cinque plessi per 1.400 alunni tra i 3 e i 13 anni, moltissimi stranieri, appartenenti a 20 diverse etnie, il Bangladesh innanzitutto. Per la dirigente scolastica la multiculturalità della scuola è "una ricchezza che viviamo costantemente, un confronto tra lingue e cultura. L'imposizione mi sembra anacronistica, non risponde anche all'autonomia della scuola". Critiche sono arrivate anche dal sindacato Flc Cgil attraverso le parole della segretaria generale Gianna Fracassi: "Tutti si devono ricordare che viviamo in un Paese laico, la scuola è laica. Operazioni come questa che interferiscono tra l’altro con l’autonomia delle scuole, non sono accettabili. Sosterremo in tutti i modi il principio dell’autonomia scolastica e della laicità della scuola pubblica. Si rileggano la Costituzione". Lo stesso comparto scuola, partendo proprio dai responsabili degli istituti, disapprova la proposta di legge di Fratelli d’Italia: "Bisogna certamente tener presente le tradizioni del Paese – ha detto il presidente nazionale dell’Associazione presidi, Antonello Giannelli – ma imporle per legge è fuori luogo. Ci sarà comunque modo, nel dibattito parlamentare, di valutare bene il da fare". Insomma, la proposta di legge è appena nata, ma ha già fatto molto discutere come era presumibile. Perché è un altro piccolo, ma importante tassello verso la non inclusione.