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Adescate sui social con la speranza di una vita migliore: poi il marciapiede, le botte e gli aborti

di LUCIA LAPI -
9 aprile 2022
Quando l’orco si nasconde dietro le sembianze de “principe”: è finito in manette l’uomo che sfruttava le giovani schiave facendole diventare prostitute, ragazze rumene intercettate sulle piattaforme da una banda di criminali. Una maxi operazione della Squadra Mobile di Bari ha portato a 20 indagati, e 12 di questi sono finiti in carcere. Le ragazze venivano adescate sui social con la speranza di una vita migliore: poi per loro c’era una cruda realtà datta di botte, aborti e marciapiede.
Donna vittima violenza tratta

Le principali vittime di tratta sono donne e bambine, già colpite da emarginazione e violenza di genere

Le promesse e la trappola

Corteggiate, sedotte e portate in Italia con la promessa della felicità, di una famiglia e una vita agiata, e invece poi costrette a prostituirsi, picchiate brutalmente se si ribellavano, fatte abortire più volte, segregate e sorvegliate a vista per impedirne la fuga.

L'orrore

Una è stata costretta ad abortire cinque volte, a un’altra sono arrivati a somministrare 10 pillole affinché interrompesse le gravidanza. Quando si sono accorti che il feto era ormai di 8 mesi, hanno progettato di vendere il bambino- una volta nato- a qualche famiglia agiata. Sono alcune delle storie di ragazze rumene ridotte in schiavitù da un’organizzazione di sfruttamento della prostituzione sgominata nel Barese. Il giro di prostituzione di almeno 50 giovani donne straniere, anche minorenni, prevalentemente rumene, sarebbe stato gestito per anni da un gruppo di connazionali, con la complicità e collaborazione - per il supporto logistico - di cittadini italiani e con base operativa in un appartamento nel centro di Bari. Nei confronti di venti persone sono scattati oggi gli arresti della Polizia (14 in carcere e 6 ai domiciliari, tre ancora irreperibili). Complessivamente gli indagati sono 33.

Chi è Marius Alin Ceaciru, soprannominato "il principe"

Nel marzo 2017 una delle giovani vittime fu travolta da un’auto mentre tentava di fuggire

Le ragazze venivano agganciate sui social da

Le ragazze venivano agganciate sui social da Marius Alin Ceaciru, soprannominato "il principe"

Il presunto capo dell’organizzazione, che avrebbe ridotto in schiavitù le ragazze per poi farle prostituire, è il 29enne Marius Alin Ceaciru, soprannominato "il principe". Sarebbe stato lui a corteggiare le giovani donne, “dal fragile profilo emotivo e psicologico“ dicono gli inquirenti della Dda di Bari, mostrando sui social foto con macchine lussuose e bicchieri di champagne per sedurle e convincerle a seguirlo in Italia.

Il metodo dei "Lover Boys"

È il metodo dei “Lover Boy"“, che consente agli aguzzini di alimentare l’illusione di una vita migliore lontano dal proprio Paese e, una volta stabilito il contatto, vincolare le donne emotivamente a sé per poi manipolarne i sentimenti, sottoponendole a vessazioni via via crescenti, spacciate per “prove d’amore“, fino a esercitare il totale controllo psicologico sulle vittime e avviarle alla prostituzione, gestendone per intero i proventi. Un giro d’affari stimato in circa 3 milioni di euro annui.
Una scema dal film “Las elegidas“ del regista messicano David Pablos

Una scema dal film “Las elegidas“ del regista messicano David Pablos

Nel marzo 2017 una delle giovani vittime fu travolta da un’auto mentre tentava di fuggire. Un’altra donna sarebbe stata sfigurata dal suo “protettore“ per aver preteso, credendo nella storia d’amore, di mettere su famiglia e figli. “L’ho spaccata di brutto - dice lo stesso indagato in una intercettazione - , come non ho mai fatto fino ad ora, le ho demolito la faccia, ora le metto 50 punti di sutura, non credo che esce a lavorare per altri cinque mesi“.

Una ragazza fatta abortire cinque volte

Una ragazza è stata costretta ad abortire sei volte

Una ragazza caduta nella rete del racket è stata costretta ad abortire cinque volte

Una ragazza sarebbe stata fatta abortire cinque volte, un’altra sarebbe finita in ospedale dopo essere stata costretta ad assumere più di 10 pillole abortive e ad un’altra ancora sarebbe stato proposto “prima di abbandonare il bambino in ospedale e poi di venderlo ad una coppia benestante". Uno degli indagati, poi, avrebbe sottoposto anche moglie e figli a continue aggressioni fisiche e violenze psicologiche.

Lo sgomento del pm: "Chiedo scusa al mondo femminile da parte di questi individui"

Prostituzione, maxi operazione a Bari: 20 indagati, 12 sono finiti in carcere

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“Un’indagine difficile anche umanamente, per la fatica che si fa ad avere a che fare con vicende tanto dolorose - ha detto il procuratore aggiunto Francesco Giannella, che ha coordinato le indagini con il pm Marco D’Agostino - . Da uomo, insieme agli altri uomini che hanno lavorato a questa indagine, ci sentiamo di dovere anche delle scuse al mondo femminile che continua a subire queste vergognose ingiustizie, questi soprusi che non sono degni di una umanità di questo millennio“. “Lo Stato - ha commentato il sottosegretario all’Interno, Ivan Scalfarotto - continua a dare un segno tangibile e costante di presenza e azione“.