Quando Marie Trintignant venne brutalmente uccisa dal compagno Bertrand Cantat

Una relazione tossica quella tra Marie Trintignant e Bertrand Cantat, che nel 2003 uccise l'attrice colpendola con ferocia. Lei voleva essere una donna libera

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
24 novembre 2023
Marie-Trintignant

Marie-Trintignant

Era bellissima e talentuosa Marie Trintignant, figlia del celebre attore e regista Jean Louis, morto lo scorso anno e icona della cinematografia francese e internazionale. Anch’essa attrice, Marie si trova vent’anni fa a Vilnius in Lituania per girare un film dal titolo ‘Colette, une femme libre’. Il suo partner è Bertrand Cantat, leader del gruppo musicale dei ‘ Noir Désir ’ con il quale Marie ha intrecciato da sei mesi una relazione tossica, costellata da eccessi di gelosia, scenate turbolente e ceffoni.

Marie Trintignant uccisa dal compagno

Quella tragica notte tra il 26 e il 27 luglio del 2003 le cose precipitano drammaticamente e prendono una bruttissima piega: si accende l’ennesima discussione perché sul cellulare di Marie è arrivato un sms dell'ex marito, Samuel Benchetrit, che le annunciava il successo di una loro collaborazione professionale. Nel messaggio Benchetrit la salutava chiamandola ‘la mia piccola Janis', alludendo al film girato insieme ‘John e Janis'.

Lui comincia a picchiarla brutalmente. Sarà Bertrand stesso a confessare ai giudici lituani di averla percossa cinque o sei volte prendendola a schiaffi, le cui conseguenze sarebbero state devastanti non solo per l’incredibile violenza, ma anche per la presenza dei grossi anelli alle dita del cantante. “Ho Cercato di buttarla sul divano – ha dichiarato alla corte – ma lei è invece caduta a terra e ha battuto la testa.”

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In realtà i patologi forensi hanno potuto accertare che i colpi sono stati ben 19, inferti a pugno chiuso tanto da aver causato edema cerebrale, rottura del naso, gravi contusioni al volto e il distacco di entrambi i nervi ottici. Marie entra in coma, ma il suo carnefice decide che ‘non è niente’ e informa il fratello di lei, intervenuto successivamente, che una buona dormita e qualche aspirina riusciranno a sistemare le cose, rifiutando categoricamente di chiamare soccorsi.

Lo stato della povera ragazza peggiora invece sempre di più, così all’alba viene portata finalmente all’ospedale universitario di Vilnius in condizione disperate. Lì tentano l’impossibile, sottoponendola a diversi interventi, ma Marie è ormai in coma profondo e neppure il trasferimento in una clinica francese servirà a qualcosa.

Cantat condannato a 8 anni

L’attrice muore il primo agosto senza aver mai più ripreso conoscenza. Nel marzo dell’anno successivo, Bertrand Cantat viene processato e condannato a otto anni: ne sconterà sostanzialmente solo tre, perché già nel 2007 gli sarà concessa la semilibertà che diventerà presto ‘condizionale’per gli sforzi di reinserimento sociale fatti dal condannato e anche per le sue prospettive di reinserimento professionale”, tanto che presto firmerà un contratto con la sua band per tre nuovi album discografici.

Si mostra depresso, distrutto e pieno di buoni propositi, incanta i giudici e prende le medicine che dovrebbero servire a curare gli eccessi di una natura fuori controllo, collerica e brutale. Offre di sé l’immagine dell’artista torturato nella sua sensibilità dalle vicende dei tempi, da una società opprimente, così aspetta con operosa tranquillità che arrivi il 2011 per essere di nuovo un uomo libero, senza aver di fatto pagato per il suo assassinio.

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Bertrand Cantat, condannato a otto anni e rilasciato in libertà condizionata nel 2007

Una pena irrisoria che non solo non ha avuto alcuna efficacia nell’emendarlo ma che ha lasciato la sua violenta indole libera di colpire di nuovo. Un anno prima di aver acquistato la totale libertà, viene ospitato dalla ex moglie Kristina Rady che durante la notte si toglie la vita mentre Cantat e il figlio Milo stavano dormendo. Le indagini della procura di Bordeaux hanno portato alla scoperta di alcuni messaggi registrati sulla segreteria telefonica in cui Kristina, con la disperazione nella voce, raccontava di esser picchiata continuamente da Beretrand Cantat.

La morte di Kristina causò lo scioglimento immediato del gruppo ‘ Noir Désir, i cui membri si dissero disgustati del loro leader, ma il caso fu misteriosamente ignorato dalla magistratura che lo archiviò con un bel ‘non luogo a procedere’.

Dopo sedici anni la rete francese M6 ha divulgato il video della deposizione di Cantat durante il processo a Vilnius, in seguito al femminicidio. L’orrore delle parole pronunciate è almeno pari all’efferatezza del delitto. Non solo non c’è la minima traccia di pentimento, ma il suo racconto è un rosario di insulti e di accuse nei confronti della vittima che a suo dire è stata causa di tutto.

Il tentativo di colpevolizzare la vittima

Beetrand Cantat espone così la sua versione dei fatti: “Marie a un certo punto è diventata molto aggressiva, isterica, mi ha dato un pugno in faccia e poi mi ha preso il collo. Avevo segni ovunque. Allora sono entrato in una collera nera e da quel momento le ho dato dei colpi. E non piccoli. Non posso mentire. Dei colpi forti così (mima il gesto), 4, 5 o 6, fortissimi, usando il dritto e il rovescio delle mani, e avevo degli anelli.”

Una testimonianza resa con lucida freddezza e soprattutto tesa a stravolgere la verità, ad alterare l’evidenza dei fatti e a minimizzare la ferocia dell’aggressione, quasi si fosse trattato di una banale lite tra innamorati.

“Era una pazza, una disturbata mentale e aveva fatto di tutto per provocare la mia rabbia.” I magistrati ascoltano e tutto sommato pur non assolvendolo, gli danno ampie porzioni di ragione. Forse in Francia le cose sarebbero andate diversamente, ma non nella Lituania di allora.

Tutto il processo viene però registrato ed è grazie all’avvocato Richard Malka esperto in diritto giornalistico internazionale se le immagini sono state rese finalmente pubbliche, proprio perché riprese in un paese che all’epoca non ne proibiva la divulgazione e per di più metteva al riparo da ogni contestazione. La visione del filmato viene infatti programmata quattro anni fa, proprio nel Giorno della lotta contro la violenza sulle donne,e diventa subito l’emblema di una storia di efferata brutalità e immane tragedia.

Il fratello di Bertrand, Xavier, chiamato a deporre, avrà il coraggio di affermare: “Nel mondo dello spettacolo aveva la reputazione di essere una persona squilibrata, fragile e addirittura violenta. Insomma se l’è cercata. Era una che consumava di continuo alcol e cannabis, ogni giorno. Nel mondo del cinema dicevano che era una buona solo per farle la festa …”

La libertà spaventa chi la vuole negare

Marie muore sotto i colpi bestiali del suo assassino, le viene fracassato il volto, distrutte le orbite oculari, viene ripetutamente colpita alla testa, presa a calci e buttata come un sacco su un divano, in malo modo finisce a terra, cosa che le provoca altre mortali lesioni.

Marie era una brava attrice, figlia di un mito del cinema. Marie era una donna libera. E ai violenti, agli uomini che credono di essere forti, ma sono soltanto dei miserabili, le donne libere non piacciono. Così negano loro la libertà di amare, il diritto di vivere.