Se vi siete imbattuti, anche accidentalmente, nella vicenda che ha portato Alessia Pifferi ad essere condannata all'ergastolo, per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, bimba di 18 mesi, siete forse preparati a leggere la vicenda che stiamo per riportare: una donna, a Torino, ha abbandonato il figlio disabile, che per mangiare era stato costretto a frugare tra i rifiuti dei vicini. Quest’ultima, che è anche difficile definire una madre, è stata ora condannata a cinque anni e quattro mesi, in abbreviato, insieme al suo compagno, per aver ridotto in fin di vita il giovane, che a vent'anni pesava appena trenta chili.
Pelle e ossa e pieno di lividi
Quando è stato soccorso il ragazzo era inoltre pieno di lividi sul corpo, addirittura con i vermi che gli uscivano dalle orecchie: in ospedale era arrivato così magro e così incosciente che i medici non sapevano se sarebbero riusciti a salvarlo. Sono serviti due mesi di ricovero perché le sue condizioni vitali tornassero alla normalità, dopodiché è stato accolto come ospite in una comunità alloggio. Non tornerà, almeno finché il processo è in corso, a casa della donna che lo aveva portato quasi alla morte per stenti.
Il giovane, affetto da una disabilità neurologica, secondo il capo di imputazione sarebbe stato sottoposto “a una serie di condotte violente”, a “costrizioni al letto con cinghie, sopraffazioni, privazioni materiali di cibo”, “facendolo vivere in condizioni igieniche pessime”, tanto da aver determinato il quadro clinico riscontrato in ospedale il 7 agosto 2021. Così affamato che i vicini avevano testimoniato di averlo visto rovistare nella loro spazzatura in giardino, per mangiare.
Le condanne
Il procuratore aggiunto Cesare Parodi, come riporta il quotidiano La Repubblica, nella requisitoria aveva sottolineato che lui, che da anni si occupa di tutela delle pe4rsone che rientrano nelle fasce deboli della società, in rari casi avesse visto “un quadro così drammatico: sarebbe stata questione di ore, non di giorni, e questo ragazzino sarebbe morto. Era ridotto così pelle e ossa che io ho visto immagini del genere solo nei campi di concentramento”.
La donna, che ha altre due figlie, al momento della drammatica scoperta e dell’avvio delle indagini, si era difesa sostenendo di uscire di casa per andare a lavorare e che era il compagno che doveva occuparsi del ragazzo. Il tribunale li ha condannati entrambi, per maltrattamenti e lesioni, ha sospeso la potestà genitoriale per la madre e ha disposto una provvisionale di 25 mila euro per il ragazzo.