Due dipendenti di un club Lgbtq+ della città russa di Orenburg sono stati arrestati perché sospettati di essere membri di una “organizzazione estremista”. Si tratta del primo procedimento penale di questo tipo da quando, lo scorso novembre, la Corte Suprema russa ha messo fuori legge il cosiddetto "movimento internazionale Lgbt".
Il progesso ai manager del club Lgbt
Alexander Klimov e Diana Kamilyanova, questi i nomi dei due imputati, rimarranno sottoposti alla misura cautelare fino al 18 maggio ma se riconosciuti colpevoli, rischiano fino a dieci anni di carcere. L'udienza si è svolta a porte chiuse: il giudice ha ordinato la custodia cautelare in carcere per l'amministratrice e il direttore artistico del bar “Pose” di Orenburg accusandoli di aver violato il provvedimento restrittivo imposto nel Paese: lo riportano Radio Liberty e l'ong per la difesa dei diritti umani Ovd-Info citando l'ufficio stampa del tribunale distrettuale centrale. Nel verdetto si legge che gli imputati “hanno agito in modo premeditato con un gruppo di persone... che sostengono anche le opinioni e le attività dell'associazione pubblica internazionale Lgbt”.
Il ‘primo raid’ contro la comunità
Radio Liberty sostiene che l'accusa rivolta ai due manager sia quella di “creazione di una filiale di un'organizzazione estremista” e che dal comunicato del tribunale si evinca che potrebbero esserci altri arresti nell'ambito di questa vicenda. La polizia, si legge, ha fatto irruzione nel locale a inizio marzo, su richiesta del procuratore locale. Secondo quanto riferito, gli agenti erano accompagnati da membri di un gruppo nazionalista locale chiamato “Comunità russa”. In una dichiarazione pubblicata sul sito di quest’ultimo si spiega che gli oggetti confiscati durante l'irruzione nel locale comprendevano un costume di scena femminile, cinque parrucche femminili e seni femminili finti. Gli amministratori del sito hanno elogiato i membri della "Comunità russa", affermando che hanno "dimostrato un alto livello di addestramento e organizzazione" nel loro “primo raid di successo”.
La polizia ha iniziato le retate nei locali gay di tutta la Russia subito dopo la decisione della Corte Suprema dello scorso anno. Il provvedimento con cui l'anno scorso Mosca ha bollato come “estremista” il “movimento pubblico internazionale Lgbt” è stato subito condannato dall'Alto Commissariato Onu per i diritti umani.
La decisione della autorità russe fa temere un ulteriore inasprimento della repressione da parte del Cremlino e la possibilità di arresti e procedimenti penali nei confronti di chi difende i diritti delle minoranze sessuali. Ksenia Mikhailova, avvocata del gruppo russo "Coming Out", ha dichiarato che il caso di Orenburg è “una grossa novità” che potrebbe dimostrare che le autorità stanno trattando i casi di ‘propaganda Lgbt’ come reati penali piuttosto che amministrativi, come avveniva in precedenza. Il caso potrebbe costituire un precedente per l'applicazione della legge ed è anche un segno della crescente repressione dei diritti della comunità nel Paese.