In Russia sono state emesse le prime sentenze in base alla nuova legge che vieta il “movimento sociale internazionale Lgbt“.
Le sentenze contro i “simboli dell’organizzazione etremista”
Giovedì un tribunale della regione meridionale di Volgograd ha condannato un uomo per “aver mostrato i simboli di un’organizzazione estremista” dopo aver pubblicato online una fotografia di una bandiera Lgbt, secondo quanto riportato dal servizio stampa del tribunale.
Artyom P., cui è stata inflitta una multa di 1.000 rubli, secondo quanto dichiarato in una nota dal tribunale stesso, ha ammesso la colpa e si è pentito, dicendo di aver postato l’immagine “per stupidità”. Non sappiamo se questa ammissione sia di effettivo pentimento o costruita ad hoc per evitare pene più gravi, ma il dubbio sorge, considerando il contesto.
Lunedì, invece, un tribunale della regione di Nizhny Novgorod, a est di Mosca, ha condannato una donna a cinque giorni di detenzione amministrativa per aver indossato orecchini coi colori e l’immagine di un arcobaleno mentre si trovava in un caffè.
Come riporta Aegis, un gruppo per i diritti Lgbt, un uomo le si è avvicinato e le ha chiesto di togliersi i gioielli filmando l’incontro e pubblicando poi il video sul web. Dopodiché la donna è stata chiamata alla stazione di polizia per giustificare l’accaduto e sentirsi comminare la pena.
La crociata contro la comunità Lgbt
La bandiera arcobaleno, com’è noto, è uno degli oggetti che più rappresentano la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender. La legge russa, approvata a fine 2023, vieta a chiunque nel Paese di “mostrare i simboli” di organizzazioni considerate estremiste e nell’elenco sono inclusi anche i social network targati Meta.
La prossima settimana riprenderà invece a Saratov, nel sud-ovest del Paese, il processo contro un fotografo che ha pubblicato immagini di bandiere rainbow su Instagram, come ha riferito l’agenzia di stampa indipendente Mediazona.
La Corte Suprema russa ha messo al bando il “movimento Lgbt“ lo scorso novembre, dando seguito a un quadro di crescenti restrizioni in Russia sulle espressioni dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Una vera e propria crociata contro tutte le manifestazioni che si distanziano da un’eteronormatività che vede nella famiglia tradizionale la massima espressione dell’ortodossia, della tradizione culturale del Paese.
Una legge approvata lo scorso luglio, ad esempio, ha vietato il cambio di sesso legale o medico per i cittadini russi transgender, mentre un’ulteriore norma che vieta la promozione di relazioni sessuali “non tradizionali” è in vigore da oltre un decennio.