Sindrome del bambino scosso, allarme social: “L'ho fatto anch'io, sono una cattiva mamma"

Tante le segnalazioni raccolte dall'ostetrica e divulgatrice sanitaria Alessandra Bellasio, che ha dato vita alla piattaforma UniMamma: “Stanche e stressate, troppe donne si sentono lasciate sole"

di LETIZIA CINI -
31 dicembre 2022
La sindrome del bambino scosso è una delle più gravi forme di maltrattamento del bambino, in particolare del neonato

La sindrome del bambino scosso è una delle più gravi forme di maltrattamento del bambino, in particolare del neonato

Due neonati, 4, 5 mesi circa, ricoverati per settimane in ospedale, due inchieste della Procura di Modena ancora in corso dopo l’allontanamento dei piccoli dai loro genitori. Sono i casi più recenti dei tanti che i medici di Pediatria del Policlinico emiliano si trovano sempre più spesso ad affrontare, come accede anche nel resto del Paese; un fenomeno purtroppo aumentato negli ultimi tre anni, anche a causa dell'isolamento domestico dovuto a Covid e pandemia. I due episodi ai danni di neonati risalgono all'autunno scorso, sono avvenuti uno a pochi mesi di distanza dall’altro e riguardano due bambini italiani; le famiglie risiedono una a Modena, l’altra in un comune della provincia. Ma il copione è sempre lo stesso. Per entrambi la causa dei traumi riportati è riconducibile alla cosiddetta shaken baby syndrome, la sindrome del bambino scosso, ovvero lo scuotimento violento del neonato per farlo smettere di piangere. Un gesto estremamente pericoloso che può avere conseguenze drammatiche. Ne parliamo con Alessandra Bellasio ostetrica da oltre 10 anni, ma anche divulgatrice sanitaria in contatto tramite social (su Instagram conta qualcosa come 147mila follower) con una nutritissima community di mamme: sinergia grazie alla quale stanno emergendo argomenti e problematiche importanti e poco esplorate.
La sindrome del bambino scosso è una delle più gravi forme di maltrattamento del bambino, in particolare del neonato

La sindrome del bambino scosso è una delle più gravi forme di maltrattamento del bambino, in particolare del neonato

Una di queste è proprio la la sindrome del bambino scosso, alla quale lei stessa ha dedicato un post, parlando in prima persona di quanto fosse accaduto a lei come neo mamma, mettendoci la faccia. Perché nessuno è perfetto e ammettere un problema è già una 'medicina', il primo passo  verso la 'guarigione'

La testimonianza diretta

"Sai cosa significa sentire un bambino piangere disperatamente, essere stremato/a e sentirti completamente impotente e incapace di mettere fine a quello strazio? Ho partorito ad inizio autunno e si sa, le 'coliche' se arrivano, lo fanno nei primi mesi di vita. Ebbene sì, per noi sono arrivate nel pieno dell’inverno, quando il sole tramontava alle 16.30 e i pomeriggi sembravano lunghi giorni e non soltanto poche ore. Le 'coliche' arrivavano alle 17, precise come un orologio svizzero ed ero sempre sola visto che mio marito rientrava alle 20 dal lavoro. Sola con il pianto. “ E che sarà mai?" "Sei un’ostetrica! Non dirmi che non sai cosa fare! Se non lo sai tu…” Ero ben consapevole di quali fossero gli effetti del pianto estenuante e prolungato del bambino sul cervello di un adulto; ne parlavo sempre nei corsi preparto. In particolare ricordavo bene le parole di una preziosa “collega” psicologa, che diceva alle mamme: “Se sentite di non farcela più e temete di essere al punto 'di non ritorno' appoggiate il bambino in uno spazio sicuro, e allontanati per un attimo per chiedere aiuto, a chiunque, anche un vicino di casa, qualcuno che, a mente fredda vi possa aiutare a ritrovare la calma e il controllo”. Il rischio di incorrere nella sindrome del bambino scosso, in una situazione di grande stanchezza e stress fisico e psicologico è troppo grande. … Mi è sempre sembrato assurdo pensare che si potesse arrivare a “scuotere” il proprio bambino ma, probabilmente, non ne avevo mai sentito uno piangere per più di due ore di seguito.  
ante le segnalazioni raccolte dall'ostetrica e divulgatrice sanitaria Alessandra Bellasio, che ha dato vita alla piattaforma UniMamma: “Stanche e stressate, troppe donne si sentono lasciate sole"

Tante le segnalazioni raccolte dall'ostetrica e divulgatrice sanitaria Alessandra Bellasio, che ha dato vita alla piattaforma UniMamma: “Stanche e stressate, troppe donne si sentono lasciate sole"

Un'ammissione importante, quella di Alessandra, che ha portato a una serie di commenti a cuore aperto sul suo profilo. Cosa hanno risposto le altre donne sotto al suo post, Alessandra? "Un elemento che accomuna tutte è la parola 'sola'. "Mi sentivo sola... "L'altra, è stanchezza. Anche io quella sera ero stanca, troppo (come ho scritto su Instagram), anche per tenere in braccio la mia creatura. Ero ancora ben lontana, probabilmente, dal gesto di scuoterlo, ma ho preferito non doverne misurare le distanze e così l'ho appoggiato al sicuro nella sua culla, ho messo delle cuffie nelle orecchie con la musica a tutto volume e sono andata in un’altra stanza". E poi cos'è successo? "Ci sono restata per poco; il timore che potesse accadere qualcosa al bambino in mia assenza era troppo grande, ma questo gesto mi è servito per sfogarmi, per prendere una piccola boccata d’aria ma soprattutto per me ha avuto grande significato. Ero arrivata al limite, e lo avevo capito! Ero stata brava. Poi mi sono chiesta: "Ma allora il limite esiste anche quando ami alla follia tuo figlio?". Come al solito non ho risposte, ma solo interrogativi, quello che è certo è che la stanchezza è qualcosa che non può essere ignorata, dobbiamo saperla riconoscere in noi e negli altri e saper chiedere e consigliare sostegno laddove sia necessario". Come hanno reagito le neomamme, le persone che la seguono? "Si sono sentite capite! Questa è la casa più importante, liberarsi dai sensi di colpa. Non siamo perfette, l'arrivo di un figlio è impegnativo proprio da un punto di vista pratico; l'importante è avere gli strumenti per decifrare i segnali di disagio provocati da privazione del sonno, stanchezza, senso di solitudine". Esiste una casistica della cosiddetta shaken baby syndrome? "Le stime parlano di 3 bambini su 10mila nati, ma è un dato sottostimato. Purtroppo in Italia non esistono statistiche al riguardo, anche perché non sempre è possibile diagnosticare in maniera certa questa sindrome. Per quanto infatti tipicamente associata al riscontro di ematoma subdurale, emorragie retiniche ed encefalopatia, l’accuratezza diagnostica di questa triade ha subito una revisione sistematica in quanto non esistono prove scientifiche sufficienti per valutarne l’accuratezza diagnostica". Le cause, come si arriva a scuotere proprio figlio fino a fargli male? "Non è una, ma un insieme di cause, e simili episodi in genere si verificano quando l’adulto è stanco, spesso solo ed esausto a livello psico-fisico, dopo avere tentato ogni strategia per interrompere il pianto inconsolabile del bambino. Lo solleva strattonandolo con forza per alcuni secondi o, peggio, lo scuote violentemente per poi farlo impattare contro un muro o sul materasso della culla. E’ evidente che stiamo parlando di gesti importanti, di manovre violente anche se realizzate in pochi attimi che comportano lo scuotimento del piccolo, lo strattonamento del suo corpicino senza che la sua testa sia sorretta e trattenuta dal piegarsi più volte in avanti e indietro. Importante sottolinearlo poiché nella mia esperienza professionale, in particolare per quanto ho riscontrato all’interno della mia community, spesso le mamme mi contattano preoccupate di avere provocato danni al bambino per averlo scosso". A proposito di testimonianze e segnalazioni, quante ne arrivano? "Tante, ovviamente di episodi andati a buon fine, ma sono comunque campanelli d'allarme: solo ieri alla storia che ho proposto su Instagram sul fenomeno scuotimento, almeno 20 mamme in poche ore hanno ammesso di averlo fatto, e tutte dicono poi di essere scoppiate in un pianto dirotto. Tempo fa, a seguito di un articolo per il mio blog proprio su questo argomento, ricevetti numerose segnalazioni di mamme preoccupate di avere causato danni ai propri bambini, in seguito ad episodi nei quali, per via dello stress e della stanchezza, avevano scosso i propri figli. In primo luogo mi resi conto che molte di loro non conoscevano la sindrome, non sapevano come e quanto potesse essere pericolosa e in che circostanze si presentasse. La maggior parte dei messaggi ricevuti sono stati, in realtà, domande che mi venivano poste per capire se ciò che avevano fatto poteva o meno configurarsi nell’ambito della sindrome del bambino scosso". Quale sensazione ne ha tratto? "Una certezza: parecchie mamma si erano ritrovate sole e stanche di fronte al pianto inconsolabile del proprio bambino e, prive di una rete di supporto adeguata e delle corrette informazioni, avevano sollevato il piccolo senza la solita amorevole cura, bensì spinte dall’esasperazione ritenendo che tanto bastasse ad aver provocato dei danni. Questi riscontri insieme ai recenti episodi di cronaca ci dovrebbero portare verso una maggiore consapevolezza sia rispetto alla necessità di una rete di supporto ampia, sia rispetto alla sindrome stessa ed alle sue conseguenze". Esiste un modo per individuare i rischi che precedono una possibile sindrome del bambino scosso e come prevenirla? "Nei momenti antecedenti si vive una sensazione molto forte e pervasiva di impotenza di fronte al pianto del piccolo. L’istinto in principio guida verso i più comuni gesti consolatori, sollevarlo, cullarlo, allattarlo, accarezzarlo ma nulla pare funzionare. Il pianto persiste, il suo suono si fa sempre più intollerabile e si inizia a sentirsi impotenti. Le idee si appannano ed è chiaro che sta diventando sempre più difficile controllare le proprie reazioni. In quei momenti si è fisicamente soli ma, più di tutto, ci si sente soli con la paura di non riuscire a controllarsi. Quello è il momento esatto nel quale è necessario restare lucidi e chiedere aiuto a un vicino, a un parente, a chiunque possa sostituirci per alcuni minuti permettendoci di recuperare il controllo. Nascondere questa verità, non volerne conoscere le cause o ritenere che 'tanto a me non potrà mai accadere' non serve. Per quanta paura ci possa fare l’idea di sorpassare quella soglia di non ritorno, dobbiamo informarci per prevenire situazioni pericolose". Quanto è importante l'ascolto da parte del partner? "Direi fondamentale, spesso le neomamme si lamentano proprio del fatto che il padre non aiuti, vorrebbero veder 'esaltato' il loro ruolo di madre e riconosciuti i propri limiti senza il peso del giudizio. Per dirla con le parole di una delle tante donne che hanno commentato il mio post: "Non siamo super eroi. La stanchezza c’è ed è normale. Basta con il prototipo della mamma Angelo del focolare che non corrisponde alla realtà. Siamo umane. Abbiamo le nostre debolezze e i nostri punti di forza. Essere mamma non vuol dire diventare l essere perfetto. Grazie per aver condiviso questo momento delicato". .

Chi è Alessandra Bellasio

Il post di Alessandra Bellasio, Ostetrica e divulgatrice sanitaria, oltre che esperta e professionista medica ha avviato UniMamma

Il post di Alessandra Bellasio, Ostetrica e divulgatrice sanitaria, oltre che esperta e professionista medica ha avviato UniMamma

Trentasette anni, ostetrica, consulente certificata in allattamento, insegnante di manovre di disostruzione pediatrica e divulgatrice sanitaria, mamma, supporta le donne nel delicato percorso della maternità, durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino: Alessandra Bellasio propone videocorsi e consigli pratici attraverso la piattaforma digitale UniMamma, fondata nel 2021, e la pagina Instagram ostetrica_alessandra_bellasio, seguita da 147mila follower (con un target al 96% femminile, al 60% di una fascia compresa tra i 25 e i 34 anni).
Alessandra Bellasio, ostetrica e divulgatrice sanitaria, oltre che esperta e professionista medica ha avviato UniMamma

Alessandra Bellasio, ostetrica e divulgatrice sanitaria, oltre che esperta e professionista medica ha avviato UniMamma

Professionista sanitaria e imprenditrice digitale che opera nella zona di Como, Alessandra Bellasio approfondisce temi quali la genitorialità consapevole, il parto, l’allattamento, lo svezzamento e la prevenzione al soffocamento, il benessere psico-fisico della mamma e del bambino, lo scardinamento dello stigma della mamma perfetta, e tutti gli argomenti legati a questa importante fase della vita, basandosi su una solida preparazione scientifica e con grande attenzione alla sfera psicologica. Sito web: https://unimamma.it/ e profilo Instagram https://www.instagram.com/ostetrica_alessandra_bellasio/

Cos’è la sindrome del bambino scosso

Tale sindrome è una delle più gravi forme di maltrattamento del bambino, in particolare del neonato, che può causare gravissime lesioni permanenti portando perfino alla morte. Si osserva in prevalenza nel primo anno di vita, con una maggiore incidenza nei primi sei mesi del bambino. Secondo alcune indagini condotte al di fuori del nostro Paese, è emerso che il gesto è compiuto in prevalenza da giovani uomini e con una minore incidenza dalle donne. In Italia non esistono statistiche su questo fenomeno, ma si suppone che l’incidenza dei casi si aggiri intorno ai 3 bambini ogni 10mila.

Sintomi e conseguenze

In occasione di uno scuotimento violento e dannoso per il neonato che ha prodotto, sì, la repentina interruzione del suo pianto ma anche danni a livello cerebrale dobbiamo sapere che questi possono variare a seconda delle condizioni; durata dello scuotimento, intensità, età del bambino ad esempio fanno la differenza. Tra le conseguenze meno gravi si possono riscontrare vomito, irritabilità, sonnolenza, inappetenza e difficoltà di suzione e/o deglutizione. Segnali ulteriori possono essere un aumento anomalo del volume del cranio, disturbi comportamentali e ritardo motorio o del linguaggio. I sintomi che di norma appaiono nell’immediato per raggiungere il proprio apice nell’arco di 4/6 ore dallo scuotimento e sono: • Livello di coscienza alterato • Sonnolenza accompagnata da irritabilità • Coma • Convulsioni • Pupille dilatate che non rispondono alla luce • Diminuzione dell’appetito • Vomito • Postura in cui la testa è piegata all’indietro e la schiena inarcata • Problemi e irregolarità respiratorie • Respirazione anormalmente lenta e superficiale • Infarto • Morte In questi casi è importante recarsi immediatamente in ospedale, spiegare (se si è in grado di farlo) l’accaduto e permettere ai sanitari di intervenire adeguatamente.