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Home » Attualità » “Niente ferma il sorriso della vita. Batteremo il ‘no’ della Francia allo spot sulla Sindrome di Down”

“Niente ferma il sorriso della vita. Batteremo il ‘no’ della Francia allo spot sulla Sindrome di Down”

La campagna lanciata dall'associazione "7xte21" per salvare il video censurato "Dear Future Mom". Anche la Cedu non si pronuncia: "Ha deciso di non decidere"

Ilaria Vallerini
29 Novembre 2022
Due testimonial della campagna "Niente ferma il sorriso della vita" dell'associazione 7xte21

Due testimonial della campagna "Niente ferma il sorriso della vita" dell'associazione 7xte21

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Tabata, Elisa, Tommaso, Gaia, Alessio. Sono solo alcuni dei bambini e bambine testimonial della campagna “Niente ferma il sorriso della vita” partita dall’Italia e di cui si fa promotrice l’associazione 7xte21 di Gorgonzola (Mi) presieduta da Maddalena Anzaghi. Perché la sindrome di Down è “un amore da vivere e non da censurare”. A finire tra le lame taglienti della censura è il video “Dear Future Mom” di CoorDown – network di associazioni delle persone con Sindrome di Down – lanciato nel 2014 per far riflettere sul pregiudizio che gravava sulle persone con trisomia 21 attraverso la loro stessa voce, rivolgendosi idealmente alle mamme in attesa perché non temessero l’arrivo di un figlio con sindrome di Down. Un video commovente con un forte messaggio di speranza alla base, ovvero che “anche le persone con trisomia 21 possono avere una vita felice”. Diventato subito virale in Italia e in altri Paesi, aggiudicandosi il plauso delle Nazioni Unite e pluripremiato al Festival della pubblicità di Cannes. Nonostante ciò, in Francia è partito un effetto domino per affossarlo, prima con lo stop del Consiglio Superiore per l’Audiovisione, confermato dal Consiglio di Stato francese, per poi passare il 1° settembre 2022 al vaglio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che non ha espresso sentenza sul ricorso presentato dalla Fondazione Jérôme Lejeune.

La campagna “Niente ferma il sorriso della vita” lanciata dall’associazione 7xte21

Il caso: dal Consiglio Superiore per l’Audiovisione francese alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Nel 2014, il Csa francese ha chiesto subito alle emittenti televisive di bloccare lo spot “Dear future mom” perché  “non può essere considerato come un messaggio d’interesse generale e la sua finalità può apparire ambigua e non suscitare un’adesione spontanea e consensuale”, inoltre potrebbe “disturbare la coscienza delle donne che, nel rispetto della legge, hanno fatto scelte diverse di vita personale”. Censura confermata poi nel 2016 dal Consiglio di Stato francese. In risposta a questa decisione Inès, la ragazza con trisomia 21 protagonista del video, e la Fondazione Lejeune, come associazione promotrice in collaborazione con CoorDown, hanno presentato un ricorso al Consiglio di Stato e successivamente un’istanza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. A otto anni di distanza, sarà proprio la Cedu a decidere di “non pronunciarsi in merito alle censura non riconoscendo come vittime di discriminazione le persone con sindrome di Down”.

La campagna “Niente ferma il sorriso della vita”

“Non si può censurare il nostro sorriso, non potete impedirci di vivere una vita felice”. L’associazione italiana 7xte21, in seguito agli ultimi accadimenti, ha deciso perciò di lanciare una campagna di sensibilizzazione, a cui hanno aderito numerose famiglie provenienti da ogni angolo di Italia che hanno “donato” il proprio sorriso per questa causa.
In risposta proprio ad un epilogo che lascia pochi spiragli di luce. “La scelta di non decidere da parte della Corte Europea di fatto legittima la censura delle Autorità francesi – afferma l’associazione italiana 7xte21 – e costituisce un passo indietro nel faticoso percorso di emersione ed inclusione finora portato avanti dalle persone con sindrome di Down e dalle rispettive famiglie. È stata così sprecata un’altra occasione per lanciare un messaggio di vita e di speranza di fronte alla scelta che si viene chiamati a prendere, per mostrare la bellezza di una vita che troppi giudicano inaccettabile“. E aggiunge Jonatan Benvenuti, papà di Gaia e fra i promotori della campagna: “Considerato anche il quadro generale, che vede le politiche di alcuni Stati mirare in modo esplicito al ‘Down free’ piuttosto che al sostegno delle famiglie che fanno una scelta di vita, emerge la preoccupazione che, in qualunque momento, l’Autorità competente di ognuno dei paesi dell’Unione Europea possa seguire l’esempio del Csa francese”.
“Il sorriso della vita non fa male – conclude l’associazione 7xte21 – e non può essere censurato con la scusa, opinabile e tutta da dimostrare, di urtare la sensibilità delle donne che decidono in piena libertà e in coscienza un’altra ‘soluzione’. Il vero ‘disturbo alla coscienza delle donne’ è ritenere che i propri bimbi non possano condurre una vita felice, e questo porta sempre più a considerare nella nostra epoca la sindrome di Down una condanna, alimentando il persistere del pregiudizio. Noi ci siamo e niente fermerà il sorriso della vita”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Tabata, Elisa, Tommaso, Gaia, Alessio. Sono solo alcuni dei bambini e bambine testimonial della campagna "Niente ferma il sorriso della vita" partita dall’Italia e di cui si fa promotrice l’associazione 7xte21 di Gorgonzola (Mi) presieduta da Maddalena Anzaghi. Perché la sindrome di Down è “un amore da vivere e non da censurare”. A finire tra le lame taglienti della censura è il video “Dear Future Mom” di CoorDown – network di associazioni delle persone con Sindrome di Down – lanciato nel 2014 per far riflettere sul pregiudizio che gravava sulle persone con trisomia 21 attraverso la loro stessa voce, rivolgendosi idealmente alle mamme in attesa perché non temessero l’arrivo di un figlio con sindrome di Down. Un video commovente con un forte messaggio di speranza alla base, ovvero che “anche le persone con trisomia 21 possono avere una vita felice”. Diventato subito virale in Italia e in altri Paesi, aggiudicandosi il plauso delle Nazioni Unite e pluripremiato al Festival della pubblicità di Cannes. Nonostante ciò, in Francia è partito un effetto domino per affossarlo, prima con lo stop del Consiglio Superiore per l'Audiovisione, confermato dal Consiglio di Stato francese, per poi passare il 1° settembre 2022 al vaglio della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che non ha espresso sentenza sul ricorso presentato dalla Fondazione Jérôme Lejeune.
La campagna "Niente ferma il sorriso della vita" lanciata dall'associazione 7xte21

Il caso: dal Consiglio Superiore per l’Audiovisione francese alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

Nel 2014, il Csa francese ha chiesto subito alle emittenti televisive di bloccare lo spot "Dear future mom" perché  "non può essere considerato come un messaggio d'interesse generale e la sua finalità può apparire ambigua e non suscitare un'adesione spontanea e consensuale", inoltre potrebbe "disturbare la coscienza delle donne che, nel rispetto della legge, hanno fatto scelte diverse di vita personale". Censura confermata poi nel 2016 dal Consiglio di Stato francese. In risposta a questa decisione Inès, la ragazza con trisomia 21 protagonista del video, e la Fondazione Lejeune, come associazione promotrice in collaborazione con CoorDown, hanno presentato un ricorso al Consiglio di Stato e successivamente un'istanza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. A otto anni di distanza, sarà proprio la Cedu a decidere di “non pronunciarsi in merito alle censura non riconoscendo come vittime di discriminazione le persone con sindrome di Down”.

La campagna "Niente ferma il sorriso della vita"

“Non si può censurare il nostro sorriso, non potete impedirci di vivere una vita felice”. L’associazione italiana 7xte21, in seguito agli ultimi accadimenti, ha deciso perciò di lanciare una campagna di sensibilizzazione, a cui hanno aderito numerose famiglie provenienti da ogni angolo di Italia che hanno “donato” il proprio sorriso per questa causa. In risposta proprio ad un epilogo che lascia pochi spiragli di luce. "La scelta di non decidere da parte della Corte Europea di fatto legittima la censura delle Autorità francesi – afferma l’associazione italiana 7xte21 – e costituisce un passo indietro nel faticoso percorso di emersione ed inclusione finora portato avanti dalle persone con sindrome di Down e dalle rispettive famiglie. È stata così sprecata un'altra occasione per lanciare un messaggio di vita e di speranza di fronte alla scelta che si viene chiamati a prendere, per mostrare la bellezza di una vita che troppi giudicano inaccettabile". E aggiunge Jonatan Benvenuti, papà di Gaia e fra i promotori della campagna: "Considerato anche il quadro generale, che vede le politiche di alcuni Stati mirare in modo esplicito al 'Down free' piuttosto che al sostegno delle famiglie che fanno una scelta di vita, emerge la preoccupazione che, in qualunque momento, l'Autorità competente di ognuno dei paesi dell'Unione Europea possa seguire l'esempio del Csa francese". "Il sorriso della vita non fa male – conclude l’associazione 7xte21 – e non può essere censurato con la scusa, opinabile e tutta da dimostrare, di urtare la sensibilità delle donne che decidono in piena libertà e in coscienza un'altra 'soluzione'. Il vero 'disturbo alla coscienza delle donne' è ritenere che i propri bimbi non possano condurre una vita felice, e questo porta sempre più a considerare nella nostra epoca la sindrome di Down una condanna, alimentando il persistere del pregiudizio. Noi ci siamo e niente fermerà il sorriso della vita".
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