Stupro a Palermo, due indagati in lacrime: "Ci hanno detto che era consenziente"

Intanto Ermal Meta, dopo i tweet, ribadisce la sua posizione: "Dopo vent'anni è un dolore ancora vivo, non potevo non provare empatia"

di MARIANNA GRAZI -
22 agosto 2023
l'indifferenza è complicità

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Ermal Meta torna a parlare del caso di cronaca a Palermo, lo stupro del branco ai danni di una 19enne lo scorso 7 luglio, per il quale sono indagati sette ragazzi. Un episodio che lo ha profondamente indignato tanto da spingerlo a scrivere forti messaggi sui suoi profili social, che stanno facendo discutere.

Ermal Meta: "Le mie parole espressione del dolore"

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Ermal Meta si scaglia contro il branco di Palermo

Questa mattina, in collegamento al Tg1, il cantante albanese naturalizzato italiano ha ribadito la sua posizione contro qualsiasi forma di violenza sulle donne e chiedendo pene esemplari per i colpevoli di certi crimini. "Ho scritto d'istinto, è la rabbia del momento che mi ha portato a scrivere quella cosa, che comunque non ho voluto cancellare – dichiara il 42enne –. È l'espressione di un dolore, il dolore non dev'essere necessariamente personale per poterlo sentire. Ho purtroppo conosciuto persone che hanno subito stupri, più di una – aggiunge l'artista –. E ancora dopo 20 anni è un dolore ancora vivo e quindi non ho potuto non provare quel tipo di empatia. Quello che ho scritto è proprio questo e non l'ho fatto da personaggio pubblico ma da libero cittadino. Quando compi uno stupro l'eco di quel crimine dura tantissimo tempo. E io non ho mai conosciuto stupratori che hanno fatto 25 anni di galera ma ho conosciuto persone che hanno subito stupri che hanno fatto 20 anni di psicofarmaci. Non è quella, forse, una prigione?".

I botta e risposta su Twitter

"Lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi cani auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos'è uno stupro". È uno dei messaggi su X Twitter, con cui il vincitore (in coppia con Fabrizio Moro) del Festival di Sanremo 2018 è intervenuto sulla vicenda di Palermo in questi giorni. Un chiaro riferimento ai messaggi scambiati dagli indagati dopo la violenza ("eravamo cento cani sopra una gatta"). Sulla piattaforma il cantante ha quindi affermato: "Conosco donne, che da uno stupro non si sono riprese mai più.
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Ermal Meta si è espresso molto duramente sui social in merito alla vicenda dello stupro a Palermo

Che scattano in piedi appena sentono un rumore alle loro spalle, che non sono più riuscite nemmeno ad andare al mare e mettersi in costume da bagno come se non avessero nemmeno la pelle. Come salviamo una ragazza di 19 anni che d'ora in poi avrà paura di tutto?". C'è chi, però, replica alle "pene esemplari" auspicate da Meta appellandosi al "concetto di responsabilità collettiva rispetto alla vicenda dello stupro di Palermo. E la differenza con la colpa". Ma il 42enne ribatte che "Non è la collettività ad averli portati a compiere uno scempio del genere, ma una loro precisa e lucida scelta. Se l'educazione (compito della famiglia) non funziona prima, deve funzionare la punizione dopo, proprio per difendere la collettività che tanto ti sta a cuore". E a chi, sempre su Twitter, gli fa notare che "siamo garantisti perché siamo civili. Altrimenti siamo come loro, risponde: "Sono d'accordo sulle pene certe ovviamente. Perché allora negli ultimi anni i casi di violenza sulle donne sono aumentati in maniera esponenziale?...". Parole che non sono piaciute a Selvaggia Lucarelli, che sentenzia: "Cantanti che scrivono tweet forcaioli che manco i peggiori bandierini" e, poi, ecco "il popolo del web che chiede giustizia". La giornalista ha voluto commentare un passaggio del commento di Ermal Meta in cui scrive che con la violenza "uccidi il futuro di una donna, la sua fiducia nel prossimo e nella vita. E senza quella fiducia comprometti la sua capacità un domani persino di avere figli. Questo compromette l'umanità intera". "Oh, ragazzi" replica la Lucarelli, quasi schernendolo con ironia amara, "non stuprate che poi danneggiate quella macchina da riproduzione chiamata donna".

Le testimonianze delle vittime

"Sono stata stuprata a 15 anni", inizia invece così una delle testimonianze di una vittima di violenza sessuale che ha scritto al cantautore. Tante le storie, tutte anonime, che lo stesso condivide sulle sue storie di Instagram "Caro Ermal, sono stata stuprata il 26 dicembre del 2000... dopo 23 anni non riesco ancora a confessarlo a mio marito, provo vergogna". Una utente stuprata dallo zio a 5 anni, confessa che "vorrei dire a quelle persone che parlano, parlano, parlano che vivere con un trauma così non è facile, lavarti fino a farti uscire il sangue dalla pelle perché ti senti sporca è un orrore".

Una storia sui social della 19enne vittima di stupro

E poi lo straziante racconto di una donna che parla della sua amica la quale, nonostante un marito e una figlia amatissimi, non ce l'ha fatta più a sostenere l'enorme dolore che lascia uno stupro e una mattina, dopo aver portato la bimba a scuola, è tornata a casa e si è impiccata. "Mi sembra chiaro - scrive Meta - che servano leggi stringenti per far sentire le donne che subiscono abusi e molestie in grado di denunciare senza alcuna remora, senza sfiducia e senza paura. Se per questo volete crocifiggermi, non stancatevi a tirarmi su che sulla croce ci salgo da solo". Tra i commenti al post, anche quello di Elena Sofia Ricci: "La tua anima bella non può essere fraintesa. A 12 anni tentai di proteggermi con un disegno che avevo fatto... un foglio di carta colorato, dall'abuso di un signore molto grande e molto stimato che conosceva bene la mia famiglia. Ho potuto parlarne solo pochi anni fa. Segni che restano per sempre", dice l'attrice.

I video fake

Proprio le reazioni dei suoi aggressori agli interrogatori, alla carcerazione, alla eco mediatica suscitata stanno alimentando un dibattito già particolarmente infuocato. Da giorni girano sui social dei profili fake di alcuni dei sette giovani palermitani arrestati con l'accusa di violenza sessuale. Tra questi uno che fa riferimento a Christian Maronia, con frasi come questa: "Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici". Sembra si tratti di vecchi video estrapolati ad hoc. La famiglia del giovane ha già fatto sapere, attraverso il legale, che "quei video sono un fake" e annuncia querela. Così come sembra sia un profilo falso, a differenza di quanto scritto oggi, quello del ragazzo minorenne al momento dello stupro, scarcerato e trasferito in comunità, sul cui profilo sono apparse delle frasi come: "La galera è di passaggio si ritorna più forti di prima".
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Il ragazzo che all'epoca dello stupro era minorenne appare in un video su TikTok in cui chiede: "C'è qualche ragazza che vuole uscire stasera?". Si tratterebbe però di filmati vecchi utilizzati da profili falsi

Se anche fossero falsi ciò non toglie la gravità nel diffondere certe immagini proprio nel bel mezzo della bufera di polemiche, indignazione, commenti e quant'altro scatenatasi immediatamente dopo l'uscita della notizia.  Un impazzimento generale che sta travolgendo qualunque regola, soprattutto in un caso delicato come questo che meriterebbe maggiore cautela. Tanti, ad esempio, hanno iniziato a mandare messaggi di solidarietà alla vittima con l'unico effetto di renderla identificabile.

Maronia in lacrime davanti al Gip: "Mi hanno detto che era d'accordo"

Lo stesso Christian Maronia, interrogato ieri dal Gip Marco Gaeta che ne ha confermato la reclusione in carcere, avrebbe detto tra le lacrime: "Sono addolorato per ciò che è successo, chiedo scusa alla ragazza e alla sua famiglia. Sono tornato indietro insieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla. Ma mi è stato detto che la ragazza era consenziente". "Mi sono rovinato la vita. Mi era stato detto che la giovane era d'accordo - ha aggiunto Maronia - Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile. Io non conoscevo la ragazza, non l'avevo mai vista prima". Nel corso dell'interrogatorio è emerso che Angelo Flores avrebbe mostrato un video: "Si vedeva che lei sarebbe stata disposta a questa esperienza - aggiunge -. Ad organizzare tutto è stato Flores", punta il dito.
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Sono centinaia le chat nate su Telegram alla ricerca del video dello stupro

Anche Samuele La Grassa, un altro degli indagati per lo stupro di gruppo, è scoppiato in lacrime davanti al giudice per le indagini preliminari di Palermo nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Ha ammesso di avere partecipato al rapporto sessuale di gruppo ma ha detto che la giovane fosse "consenziente". "Ho sbagliato a restare lì", ha aggiunto La Grassa, anche lui accusando Angelo Flores, il giovane che ha filmato la violenza con il cellulare. Un video che ha innescato la curiosità morbosa, patologica e maschilista di chi, in quella violenza, cerca forse un porno con cui intrattenersi.