Stupro a Palermo. Fa profondamente male, provoca un dolore fisico fino alla nausea leggere le
frasi che si sono scambiati nella chat di gruppo i giovani orchi siciliani. Lo
stupro di Palermo arriva a un livello di orrore difficilmente immaginabile.
In carcere sono finiti in 7 giovani, di cui un minorenne al momento dei fatti, e 6 maggiorenni. Si chiamano Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao e hanno tra i 18 e i 22 anni (sul web circolano anche le loro foto che abbiamo scelto di non pubblicare,
ndr). Tre giovani erano stati arrestati il
3 agosto. Per un quarto il gip aveva negato l’arresto. Poi nel corso delle indagini per risalire ai 7 componenti del branco sarebbe stata confermata anche la sua presenza. Gli altri 4 sono stati arrestati successivamente. Tra di loro anche un ragazzo di 18 anni, che all’epoca dei fatti era ancora minorenne. A raccontare la notte da incubo è stata la stessa vittima che ha denunciato tutto ai i carabinieri fornendo anche indicazioni per risalire all’identità degli aggressori.
L'interrogatorio
Lunedì 21 agosto
verranno interrogati in tribunale a Palermo: secondo le indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale di
Palermo, i 7 indagati sono accusati di avere fatto ubriacare la giovane durante una serata trascorsa nei locali della movida alla Vucciria e di averla poi trascinata a forza in una zona isolata al Foro Italico per violentarla. E' lì infatti, stando ai verbali, che avrebbero abusato di lei a turno. Uno di loro ha anche
ripreso lo stupro, condividendolo prima di cancellarlo dallo smartphone, ma le immagini sono state recuperati dagli investigatori nella memoria del cellulare. “Ho cancellato tutto, ho mandato a chi dovevo mandare ma di questa storia non voglio sapere più nulla”, ha scritto uno dei componenti del branco.
Stupro a Palermo, la dinamica
Trattenendo di peso la ragazza
talmente barcollante da non reggersi in piedi - come si vede nel video di cui pubblichiamo un frame - il gruppo arriva dalle parti del lungomare dove sono in corso dei lavori di rifacimento, con una parte chiusa e cantierata da barriere di lamiere. Quindi i 7 ragazzi spingono la 19enne in una parte isolata e poi
ne abusano a turno. Iniziano ore di terrore: "Dopo che mi hanno spogliato, uno di loro mi ha tirato per i capelli… Io ho urlato, basta, basta, aiuto, ma loro ridevano". "Ho provato un paio di volte - le parole della testimone - . Ma nessuno mi ha sentita o mi ha voluta sentire". Dopo lo
stupro gli aggressori hanno lasciato la vittima per strada e se ne sono andati a mangiare un pezzo di pizza in rosticceria in un locale sul lungomare della Cala. La giovane, visibilmente sotto choc è stata aiutata da due passanti ed ha poi chiamato il fidanzato, per poi essere trasportata
in ospedale dove i medici hanno
confermato le violenze subìte.
Palermo stuprano una ragazza “come 100 cani su una gatta”
La violenza di gruppo
La violenza sessuale di gruppo si è consumata la notte del
7 luglio scorso, ma - viene da chiedersi - come mai la ragazza ha seguito quelli che sarebbero diventati i suoi aguzzini? In primis, non si trattava di sconosciuti, in quanto la 19enne è stata avvicinata dal suo ex fidanzato, 22 anni, e un suo cugino in uno dei localini della movida di Palermo, tra il mercato della Vucciria e Piazza Sant’Anna.
Sembrava un incontro casuale, non era così. Avvicinandola con mofi amichevoli, i due giovani le hanno offerto un drink, e poi le hanno passato una ‘canna’. A quel punto si sono aggiunti al gruppetto altri amici dell’ex fidanzato, che hanno invitato la giovanissima gonna a bere nuovamente, prima "sette shottini di sambuca" poi un amaro, serviti uno di fila all’altro. "
Falla ubriacare che poi ci pensiamo noi", avrebbe detto uno del ‘branco’ al titolare del baretto. L’ex fidanzato addirittura si è poi vantato con un amico il giorno dopo lo stupro: "Ieri sera
se ci penso un po’ mi viene lo schifo. Eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare. Ma ti giuro, dopo che
si è sentita pure male, piegata a terra, si toccava lì sotto. Ha chiamato l’ambulanza l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via.
Abbiamo fatto un bordello".
La chat dell'orrore
“Eravamo
cento cani sopra una gatta,
una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”, ha scritto uno degli arrestati in un messaggio successivamente alla violenza. Quel film hard “pronto al consumo” nelle disponibilità di giovani e giovanissimi incapaci di gestirlo è motivo di emulazione, quasi di sfida, come dimostrano queste parole. Una gioco aberrante tra loro in cui la ragazza è solo un mezzo per mostrare l’uno l’altro il proprio “potere”,
sesso di gruppo per infliggere violenza e sentirsi dei duri. A incastrare gli stupratori sono state le
frasi dei ragazzi in caserma intercettate dalle telecamere di sicurezza mentre attendevano di essere interrogati. Una vera e propria confessione: “
Le ho fatto male - le parole raccolte - . Lei non voleva, faceva 'no, basta'". "I pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava”, commenta uno di loro.
La proposta della Lega
L'efferatezza dell'episodio ha colpito profondamente gli inquirenti e la comunità, tanto che
la Lega Sicilia ha lanciato una raccolta firme: "
Castrazione chimica per stupratori e pedofili: firma anche tu". Inizia così la petizione diffusa sui social da
Annalisa Tardino, eurodeputata e coordinatrice regionale in Sicilia.
Annalisa Tardino, eurodeputata e coordinatrice regionale in Sicilia
“La misura è colma - prosegue l’esponente leghista -: lo
stupro di gruppo consumato a Palermo e la terribile violenza inflitta alla ragazza non rappresentano un fatto isolato. Non basta manifestare sgomento e solidarietà alle
vittime, per i colpevoli di questi reati servono pene severe e tolleranza zero, che fungano anche e soprattutto da deterrente". "Pensare, come si legge nelle
scioccanti intercettazioni sul caso di Palermo, che stuprare una ragazza sia una mera bravata o, ancora peggio, un modo alternativo per trascorrere una serata, deve indurci a riflettere su come debba cambiare la percezione morale, etica e giuridica di questi comportamenti”, prosegue la politica. “Per questo, in accordo con il nostro leader, il vicepremier e ministro
Matteo Salvini, la Lega Sicilia si fa promotrice di
una nuova raccolte di firme a sostegno della proposta di legge per la castrazione chimica, come misura volontaria e opzionale, nel rispetto della Costituzione - sottolinea - . Misura peraltro già prevista e consentita in tanti Paesi del Nord Europa". "Quanto accade quotidianamente nei confronti di donne e bambini suscita
rabbia, disgusto e terrore in tutti noi. Alla violenza va data adeguata risposta”, conclude Tardino
Cos’è la castrazione chimica
Gli
Stati Uniti infliggono la castrazione chimica come una pena, ma di quelli che la considerano un’opzione che viene data al condannato: si parla di “
volontarietà” e di persone “che chiedono” di essere castrate chimicamente. In Italia una legge che imponesse come obbligatoria la castrazione chimica, dunque come pena e non come opzione, sarebbe probabilmente contraria alla Costituzione. Il testo stabilisce infatti che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al "
senso di umanità" e devono tendere alla
rieducazione del condannato. In concreto, la
castrazione chimica consiste in una
terapia farmacologica che ha l’effetto di
ridurre gli ormoni sessuali (come il testosterone) e, di conseguenza, di
eliminare gli istinti sessuali. Si tratta di norma di un procedimento reversibile, che quindi termina dopo la fine della somministrazione dei farmaci.
Quali Paesi occidentali prevedono la castrazione chimica
In assenza di documenti ufficiali istituzionali, viene utile
uno studio comparativo un po’ datato dell’
International Handbook of Penology and Criminal Justice, una ricerca accademica del 2007 sui
sistemi penali nel mondo. Qui si legge (pag. 141) che "diversi Stati europei consentono il ricorso alla
castrazione chimica per controllare la
devianza sessuale, anche se ci sono significative limitazioni nella pratica".
Palermo stuprano una ragazza “come 100 cani su una gatta”
Nord Europa
Gli esempi sono per lo più
Paesi del Nord Europa. "Per esempio,
Svezia, Finlandia e Germania hanno limitazioni in base all’età minima (del condannato), che vanno dai 20 ai 25 anni. L’uso della castrazione chimica non è necessariamente per punire o controllare i colpevoli di reati sessuali di per sé", prosegue lo studio. "La Finlandia permette la procedura solo se allevierà l’angoscia mentale del soggetto riguardo i suoi
impulsi sessuali".
Danimarca, Germania e Norvegia permettono la castrazione se si può dimostrare che il soggetto potrebbe essere costretto a commettere
crimini sessuali a causa di istinti sessuali incontrollabili. La
Svezia permette la castrazione chimica nel caso in cui il soggetto ponga una
minaccia per la società, e la pratica è
strettamente volontaria, con l’obbligo che il soggetto sia pienamente informato di tutti i possibili effetti collaterali. Ai
Paesi scandinavi e alla Germania, secondo lo studio accademico pubblicato nel 2017 sullo European Journal of Social Sciences, possiamo poi aggiungere tra i Paesi occidentali
Usa, Argentina, Australia, Estonia, Israele, Nuova Zelanda, Polonia, Ungheria, Francia, Islanda, Lituania, Regno Unito e Belgio. Nel
Regno Unito, in base alle informazioni ufficiali riportate dalle agenzie di informazione, risulta invece che lo Stato non esegua la castrazione chimica sui detenuti. In
Belgio poi la castrazione chimica non è prevista nelle leggi, ma è il giudice che può subordinare la liberazione condizionale del condannato a trattamenti medico-farmacologici, che possono comprendere anche la castrazione chimica. In ogni caso, l’adesione del condannato deve
essere volontaria e informata sui rischi per la salute.
Negli States
Per quanto riguarda gli
Stati Uniti, in particolare 8 Stati prevedono la castrazione:
California, Florida, Georgia, Louisiana, Montana, Oregon, Texas e Wisconsin. Ma, a parte che in alcuni casi (ad esempio in Texas) la castrazione è fisica e non chimica, va sottolineato che negli Usa la castrazione chimica è il più delle volte obbligatoria, ed è una punizione e non una libera scelta del condannato. Un approccio simile è stato adottato anche dalla
Polonia. Il Paese slavo è infatti l’unico nell’Unione europea a prevedere la castrazione chimica come punizione obbligatoria per determinati crimini sessuali contro i minori di 15 anni e contro parenti stretti.
Il caso Pakistan
In Pakistan la castrazione chimica è stata introdotta per gli uomini condannati più volte per stupro
In
Pakistan la castrazione chimica è stata introdotta per gli uomini condannati più volte per stupro. Visto l'aumento dei casi, il Parlamento ha ha deciso di introdurre la castrazione chimica
contro chi commette questo tipo di crimini più e più volte, come già succede in altri Paesi tipo la Corea del Sud, la Polonia, la Repubblica Ceca e in alcuni Stati degli Usa. Questa misura dal sapore medioevale ha scatenato le polemiche, in particolare di
Amnesty International, che l’ha definita
“crudele e disumana”. L’associazione umanitaria ha dichiarato: “Invece di distogliere l’attenzione dall’educazione e dall’idea che si ha della figura femminile, le autorità dovrebbero concentrarsi sul lavoro cruciale delle riforme per affrontare le cause profonde della violenza sessuale e dare alle vittime la giustizia che meritano”.
Che fare?
A Palermo stuprano una ragazza “come 100 cani su una gatta”. A Firenze
due sono assolti perché hanno “
frainteso il no” della ragazza in quanto condizionati dal porno. Vicino Napoli due denunce non sono bastate ad evitare un femminicidio. Che fare? Dando per scontata l’esigenza di cambiare le cose, sensibilizzare meglio, applicare con più coerenza le pene,
ecco che cosa non dobbiamo fare, uomini e donne. "Non chiediamoci se la vittima beveva, si drogava, era una ragazza espansiva, simpatica, amante della vita notturna, ingenua, molto bella o solo graziosa" scriveva sul tema la direttrice di Qn
Agnese Pini attraverso le colonne de La Nazione. "Non cediamo alla tentazione troppo facile di dire 'è stato un raptus' e non crogioliamoci nel descrivere queste donne come piccole creature angelicate, lasciando intendere che dunque non meritavano di morire: le donne possono drogarsi, bere, essere borderline, stare ai margini", prosegue. "E se questa idea ci fa strizzare gli occhi, storcere il naso, alzare le spalle: non facciamolo più. Non sono loro che
stiamo giudicando".
Corteo di solidarietà per la vittima a Palermo
Nessun pentimento: il branco dei 7 voleva aggredire ancora la 19enne. Fra i responsabili della violenza sessuale ai danni della 19enne c’è chi parla di
raid punitivo per farle rimangiare la denuncia: “Le do una testata nel naso”. Intanto l'opinione pubblica si mobilita. “Lo stupratore non è malato è figlio sano del patriarcato”. Con questo striscione sabato sera è stata organizzata dall’associazione ’Non una di meno’ a Palermo un a
manifestazione di solidarietà per la vittima dopo la notizia della violenza di gruppo che si è consumata nella zona del Foro Italico.