Stupro di Palermo, via al processo. La ragazza è in una casa rifugio, associazioni e centri antiviolenza al suo fianco

Si aperta questa mattina l’udienza preliminare nei confronti dei 6 maggiorenni accusati dello stupro di gruppo dello scorso 7 luglio, a Palermo. La ragazza non è in aula, dopo l’aggressione subita a pasquetta. L’associazione D.i.Re si costituisce parte civile

di Redazione Luce!
19 aprile 2024

E’ iniziato oggi il processo contro i sei maggiorenni accusati dello stupro di gruppo nei confronti di una ragazza, avvenuto a Palermo la notte dello scorso 7 luglio, in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Un terribile episodio di cronaca che ha indignato l’opinione pubblica e alimentato l’informazione nazionale, scatenando reazioni e dibattiti più o meno opportuni. 

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La vittima non è presente all'udienza preliminare, si trova in una casa-rifugio fuori dalla Sicilia, dove è stata portata dopo l'aggressione subita a pasquetta: a rappresentarla, oltre all'avvocato Carla Garofalo che la difende, anche una decina di associazioni che chiederanno al giudice Cristina Lo Bue di essere ammesse come parte civile e che prima dell'ingresso in aula hanno dato vita ad un sit-in davanti al tribunale.

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Gli imputati e la strategia difensiva

Gli imputati sono Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao, tutti in carcere e in collegamento video per l'udienza. I loro legali dovrebbero chiedere il giudizio abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. I difensori hanno consegnato un fascicolo ai magistrati con due video, uno dei quali girato nel quartiere della Vucciria, che mostrerebbe la vittima mentre paga da bere e poi inviterebbe il gruppo di ragazzi a vedere sul suo telefonino alcune scene dove fa sesso con altre persone. Nell'altro, invece, le immagini delle telecamere, piazzate lungo il percorso verso il Foro Italico, mostrerebbero la ragazza in testa alla comitiva, senza mostrare segni di paura.

O almeno questo è ciò che sostengono gli imputati, ovvero che lei fosse d'accordo. Una versione completamente opposta rispetto a quella della ventenne che invece ha sempre ribadito che il rapporto non è mai stato consensuale e di aver gridato “basta”, chiedendo ai suoi aguzzini di smettere.

L’avvocata della giovane: “Mai difenderei un indagato per stupro”

"La ragazza è circondata da un ambiente tossico. E non è una leggenda, tanto è vero che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita”. A dirlo prima dell'udienza preliminare è l'avvocata Carla Garofalo, la legale della giovane. “C'è stata anche una campagna denigratoria nei suoi confronti, che è durata tutta l'estate – aggiunge la legale, che poi contesta la linea difensiva degli indagati. “La difesa mira a dire che ci fosse il consenso della giovane - aggiunge -. Questa è letteratura, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io se ne difendessi uno, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. Questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano”. E poi ancora: “La giovane ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue - dice Garofalo - E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare. Riceve continue minacce e aggressioni”.

Per lo stupro di gruppo è già stato condannato un giovane che al momento della violenza era minorenne. Il giudice del tribunale dei minorenni, Maria Pino, lo ha condannato a 8 anni e 8 mesi.

D.i.Re parte civile nel processo

D.i.Re si costituirà parte civile: “Le condotte contestate agli imputati hanno leso in modo evidente i valori e le finalità di cui D.i.Re è da anni portatrice e la cui tutela rappresenta una delle finalità primarie dell'associazione – scrivono sui social.

"Compito dell'associazione è trasmettere vicinanza, solidarietà e forza a quante abbiano subito violenza in un momento di confronto con la giustizia, che auspichiamo avvenga nel rispetto di tutte e di tutti, nonché dei dispositivi di legge nazionali e internazionali” commenta la presidente Antonella Veltri.

"In un momento storico di attacco ai diritti di libertà delle donne, la costituzione di parte civile di D.i.Re al processo per lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo è, non solo un atto politico coerente coi fini statutari dell’associazione, ma anche un gesto concreto di solidarietà nei confronti della persona offesa – aggiunge Elvira Rotigliano, avvocata penalista Cav Le Onde-

I giudici, con le loro sentenze, rivestono un ruolo di primo piano nel cambiamento culturale e nella decostruzione di pregiudizi e stereotipi di genere che contribuiscono alla vittimizzazione secondaria della donna. D.i.Re con la sua presenza al processo si impegna concretamente a vigilare e prevenire ogni forma di colpevolizzazione della vittima”.