Sudafrica, liberato l'ultimo elefante dopo 40 anni di cattività

Charlie è stato catturato all'età di due anni. Ora, dopo “un viaggio di quattro ore per la libertà”, è arrivato nella sua nuova casa dove potrà finalmente imparare ad essere “l'elefante che doveva” essere

di EDOARDO MARTINI
22 agosto 2024
Charlie, l'elefante liberato dopo 40 anni di prigionia (Instagram BBC)

Charlie, l'elefante liberato dopo 40 anni di prigionia (Instagram/BBC)

Finalmente, dopo 40 anni di cattività, anche l'ultimo elefante dello zoo nazionale del Sudafrica è stato rilasciato in natura. La storia di Charlie, questo il nome dell'animale, è cominciata nel lontano 1984, quando a due anni, fu catturato dal parco nazionale di Hwange in Zimbabwe. Successivamente fu portato al Boswell Wilkie Circus in Sudafrica per essere addestrato a eseguire dei trucchetti. Negli ultimi anni ci hanno pensato i gruppi per il benessere degli animali a spingere per la sua liberazione, preoccupati per la salute del pachiderma.

Il viaggio di quattro ore “per la libertà”

Martedì la Fondazione EMS, che sostiene i diritti della fauna selvatica, ha annunciato che dopo "un viaggio di quattro ore per la libertà" l'elefante era arrivato nella sua nuova casa nella riserva privata di Shambala nella provincia di Limpopo. La stessa organizzazione ha parlato di “evento storico”, visti i vari anni di negoziati con il governo sudafricano che alla fine ha dovuto cedere dopo che la stessa Fondazione, insieme ai suoi partner, ha fornito prove scientifiche per dimostrare che gli elefanti soffrono negli zoo.

“Tutti noi abbiamo lavorato instancabilmente per porre fine alla solitudine di Charlie e per vederlo prosperare nella sua nuova casa”, ha detto Josef Pfabigan, amministratore delegato di Four Paws. Nuova casa che è una riserva di 10.000 ettari con una fiorente popolazione di elefanti, nota per reintegrare con successo gli animali in natura.

Riuscirà Charlie a reintegrarsi con successo? 

Ma riuscirà Charlie a inserirsi con successo nel gruppo degli altri pachidermi? A rispondere ci ha pensato il dottor Amir Khalil, un veterinario che ha guidato il trasferimento dell'elefante, che alla BBC ha rivelato che, nonostante gli effetti della cattività, “c'è sempre una possibilità di recupero”. Ed è proprio questo il sogno della Fondazione EMS: “Il nostro sogno è che al suo ritmo, Charlie impari ad essere l'elefante che avrebbe dovuto (essere), e che presto si incontri e si integri nella comunità di suoi simili su Shambala”. E sulle preoccupazioni di come Charlie avrebbe affrontato il nuovo ambiente, l'esperto non ha dubbi: “Ci vorrà un po' per prepararlo a essere autosufficiente, ma non dobbiamo dimenticare che è nato in natura. Ha trascorso quasi due anni con sua madre vivendo in libertà. Siamo convinti che passo dopo passo si abituerà a tutto questo".

Liberare gli altri elefanti dallo zoo: il prossimo obiettivo della Fondazione EMS

Una volta liberato Charlie però, il lavoro della Fondazione EMS non è finito. Come ha dichiarato Michele Pickover, il direttore dell'organizzazione, all'agenzia di stampa AFP, ci sono altri tre elefanti nello zoo di Johannesburg. Anzi come sostiene l'autorità sudafricana dei parchi SANparks, il Sudafrica ha più di 25.000 elefanti selvatici che ogni giorno affrontano minacce da parte dei bracconieri, con migliaia di loro uccisi illegalmente per il commercio delle zanne.