Svezia in prima linea sui limiti all'uso dei dispositivi digitali tra i minori

Tra regolamentazioni e modelli educativi, il Paese scandinavo indica la via per un uso responsabile della tecnologia fin dalla tenera età per salvare il futuro delle generazioni più giovani

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
29 settembre 2024
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Bambini che usano vari dispositivi tecnologici

Inutile ribadirlo, l’ascesa dei dispositivi digitali ha letteralmente stravolto la quotidianità di intere generazioni. A farne le spese sono principalmente i più piccoli, con genitori ed educatori alle prese con uno degli interrogativi più complessi dei tempi moderni: come fare per evitare il peggio?

Svezia, il governo vuole limitare l’uso dei dispositivi

Rispondere a un simile interrogativo è assai complesso. Il governo svedese ha provato a metterci una pezza, suggerendo limiti e regole. Le linee guida di Stoccolma sostengono che i bambini al di sotto dei 2 anni dovrebbero stare alla larga dagli schermi, quelli tra i 2 e i 5 anni, invece, non dovrebbero utilizzarli per più di un'ora al giorno. Due ore al massimo, poi, per i piccoli dai 6 ai 12 anni, tre per i ragazzi e le ragazze dai 13 ai 18 anni. L’agenzia sanitaria svedese ha anche fatto sapere che sarebbe opportuno evitare l'utilizzo dei dispositivi digitali prima di andare a dormire e ricordarsi di spegnerli durante la notte. Ma perché è così importante tenere d’occhio - e regolamentare - l'uso dei dispositivi sin dai primi anni di vita?

I rischi sui più piccoli

Un papà al cellulare coi figli
Un papà al cellulare coi figli

Dal punto di vista sociologico, la questione ha a che fare con il concetto di socializzazione primaria, il periodo durante il quale bambine e bambini muovono i primi passi nel mondo, apprendendo norme, valori e competenze sociali. In passato, tale processo avveniva sostanzialmente attraverso le relazioni interpersonali, con il mondo reale come principale scenario di apprendimento. Oggi, invece, schermi e dispositivi sono diventati attori centrali in questa fase, lasciando spazio a modalità di interazione completamente nuove e principalmente virtuali, che rischiano di cambiare radicalmente il modo in cui i bambini percepiscono sé stessi e gli altri.

Non meno preoccupante è l’impatto psicologico dei dispositivi sui più giovani. Alcuni studi hanno dimostrato che un'esposizione eccessiva può influenzare negativamente il loro sviluppo cognitivo ed emotivo. Neurologicamente, la capacità di attenzione e concentrazione, così come il controllo degli impulsi, sembrano essere nel mirino di app e giochi digitali. Altrettanto pericolosa è la mancanza di un sonno adeguato, spesso legata proprio all'uso serale di schermi. Una pessima abitudine che accentua sintomi di stress e ansia. C’è poi una dimensione legata allo sviluppo dell’identità. Soprattutto gli adolescenti, esponendosi a modelli irrealistici di perfezione sui social media, rischiano di incastrarsi in una distorsione della percezione di sé, cadendo nell’inganno dell’inadeguatezza o, ancor peggio, della depressione.

Non demonizzare ma tutelare

Attenzione, però, alla demonizzazione. Le nuove tecnologie, se utilizzate in maniera consapevole, sono custodi di numerose opportunità per favorire la creatività e l’apprendimento. Il nodo sta nel cercare di educare le nuove generazioni a un uso responsabile, insegnando loro a riconoscere i limiti e a bilanciare le esperienze virtuali con quelle fisiche e sociali.

In questo scenario così complesso e articolato, appare fondamentale il ruolo di genitori e tutori, figure che devono divenire modelli di comportamento digitale, offrendo alternative concrete allo schermo, come il gioco all’aria aperta, la lettura o semplicemente il tempo di qualità da trascorrere insieme. Il ritorno a forme di socializzazione più tangibili non solo migliora la qualità della vita dei bambini, ma contribuisce anche a rafforzare il legame familiare.

Il film “L'attimo fuggente” aveva già previsto tutto. “Carpe diem, cogliete l'attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”, diceva il protagonista. Un invito alla vita reale, al cogliere le opportunità nel qui e ora. Un monito che, in un mondo sempre più dominato dalla virtualità, suona più attuale che mai. La palla è nel campo degli adulti: saranno in grado di aiutare le nuove generazioni a vivere un'esistenza che non sia solo digitale, ma pienamente umana? Le premesse non sono ottime.