Essere donna ha spesso un costo più alto. Tra quelli contabilizzabili, la tassa sugli assorbenti. Un costo iscritto nel corpo femminile. Un bene essenziale, tassato come un bene di lusso. Nell’ultima legge di bilancio, l’Iva sui prodotti assorbenti torna ad aumentare: passa dal 5% al 10%.
In Italia il rischio povertà per le donne è tra i più alti d’Europa
Se Paesi come Kenya (primo al mondo), Irlanda, Australia e Canada hanno abolito la tampon tax, altrove, dove l’aliquota è ancora molto alta (es. Grecia e Bulgaria), esiste persino “l’assorbente sospeso”. La battaglia per ridurre l’Iva sugli assorbenti non è infatti puramente ideologica. La povertà mestruale non colpisce solo chi abita in paesi del terzo mondo. In Italia ci sono 6,5 milioni di donne maggiorenni, il 25% del totale (una delle più alte percentuali in Europa), a rischio di povertà ed esclusione sociale. Tra le più giovani, si arriva addirittura al 28%. In povertà assoluta versano 2,3 milioni di italiane. Moltissime, il 32%, sono state obbligate a limitare la quantità dei prodotti acquistati nel 2022.
La raccolta firme
In questo contesto, torna la petizione per l’abbassamento dell’Iva sull’assorbenza femminile sostenuta da Coop, che sui prodotti a marchio neutralizza l’aumento, simulando l’Iva al 5%. “Il ciclo è ancora un lusso” è stata lanciata su change.org dal collettivo Onde Rosa nel dicembre 2018, quando la tassa lievitava al 22%, ed è sostenuta da Coop fin dal 2021, all’interno della campagna “Close the gap”. Dal lancio si sono raccolte rapidamente oltre 90 mila firme. Con la collaborazione di Coop si è arrivati a 680 mila a fine 2022, anno in cui il Governo Meloni, con la finanziaria del 2023, aveva abbassato finalmente l’Iva al 5%.
"Il nuovo aumento è una sconfitta”
Nel 2023, il passo indietro: si torna al 10%. Un passo che, come spiega Maura Latini, presidente di Coop Italia, ha il sapore di una sconfitta: “Non si può conquistare un diritto, vederlo riconosciuto dal governo, e poi vederlo sconfessato nuovamente. È una questione di principio per le donne italiane. Tra le battaglie che portiamo avanti questa ce l’abbiamo nel cuore. Le lavoratrici si sono impoverite e quelle più giovani sono sempre più fragili. L’aspetto economico non va sottovalutato”.
La petizione è stata così rilanciata a gennaio 2024 con lo slogan “la tassa di essere donna”. Fiamma Goretti, responsabile della comunicazione di Change.org Italia, ha ricordato che la raccolta firme per la riduzione della tampon tax è “la più partecipata al mondo”. “In molti paesi c’è stato un riscontro politico che ha portato a fare passi avanti. Solo in Italia si è tornata indietro”. Da quando la petizione si è riaperta si sono intanto superate le 703 mila firme. L’obiettivo è ambizioso: arrivare a un milione di firme per riconquistare il diritto acquisito e poi perso.
Intanto in Germania...
Nanna Josephine Roloff, attivista tedesca, ha spiegato come in Germania siano bastate poco meno di 200 mila firma per portare l’Iva dal 19% al 7%. Conquista che non è mai più stata messa in discussione. Roloff ha parlato di “un segno di rispetto per la metà della popolazione”. Insomma “perché far portare anche questo peso alle donne che già ne portano molti?”. Ce lo chiediamo con Nanna, dato che, secondo un’elaborazione degli ultimi dati Nielsen dell’Ufficio Studi Coop, riportare l’iva degli assorbenti al 5% comporterebbe un mancato gettito nelle casse dello Stato di appena 19,7 milioni di euro.