Niente piercing, tatuaggi in bella vista o “aderire ad associazioni i cui scopi non sono compatibili con la dottrina della Chiesa”. Non solo, niente convivenze ma solo nozze benedette dal parroco. Sono solo alcune delle nuove regole contenute nel regolamento per i dipendenti laici che lavorano alla Fabbrica di San Pietro e che si trovano a contatto con migliaia di persone ogni giorno. Un appello, possiamo dire, al pubblico decoro anche se leggendo il regolamento ciò che emerge è una severità e una rigidità massima.
Norme stringenti – alcune anche difficilmente comprensibili per osservatori laici – quelle cui sono sottoposti i “sampietrini” – ossia le storiche maestranze che da sempre si occupano del mantenimento del luogo di culto come muratori, pontaroli, idraulici, carrellisti, falegnami, elettricisti, pittori, marmisti, fabbri o manovali – e con loro gli impiegati e i dirigenti assunti ai vari livelli della Fabbrica, organismo amministrativo nato con la stessa basilica vaticana. Il regolamento, che è stato emesso in occasione della Festa dei Santi Pietro e Paolo, punta anche a dettare le regole in vista del Giubileo del 2025.
"Più che di dress-code si tratta di un richiamo obbligatorio al decoro, alla diligenza e alla responsabilità. Sia per i Sampietrini, che per gli impiegati assunti ai vari livelli della Fabbrica, un organismo amministrativo nato con la stessa basilica michelangiolesca”. I dipendenti, come riportato dal Messaggero, “potranno essere licenziati o sospesi se vengono trovati a divulgare informazioni a estranei su quello che accade dentro la basilica. Non possono ricevere più estranei in ufficio, né far uscire o prendere documenti originali, fotocopie, copie elettroniche o altro materiale d'archivio”. Vietato poi “usare indebitamente i timbri e la carta intestata o i software informatici della Fabbrica per scopi di natura privata”. E ancora: i dipendenti non potranno nemmeno più “ricevere o spedire corrispondenza privata tramite ufficio”, “percepire provvigioni o esercitare incarichi esterni”.