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Il tifoso che si dichiarava malato terminale sarebbe un fake: “Mi faceva ridere, penso sempre alla Roma”

Edoardo durante la trasmissione radiofonica aveva raccontato di avere un appuntamento in una clinica Svizzera per il suicidio assistito, ma ora smentisce: “Non vado in Svizzera ma al fine vita ci penso”. Il tecnico De Rossi lo aveva invitato a Trigoria

18 aprile 2024
Tifosi della Roma

Tifosi della Roma

Ci sono cose su cui, almeno per rispetto e per quieto vivere, non si dovrebbe mai scherzare. Come la malattia, in particolare se poi questa è grave, incurabile. Perché c’è chi soffre davvero, per le famiglie che stanno accanto ai malati, per i medici e tutto il personale sanitario che spendono la loro vita provando in ogni modo a guarire le persone, a curarle (anche nel senso di prendersi cura di) anche quando non c’è più speranza. 

Eppure sembra che qualcuno, invece, abbia preso un tema serio come questo per costruirci sopra una storia che ha commosso l’Italia, che è rimbalzata sui siti di informazione – anche sul nostro, inutile nasconderci –, diventando virale sui social e spingendo anche importanti personaggi del mondo sportivo a prendere parola sul caso. 

“Il mio ultimo desiderio è la Coppa”. La storia del tifoso Edoardo, malato terminale

Edoardo, il tifoso della Roma che il 15 aprile era intervenuto a “Te la do io Tokyo” raccontando di essere un malato terminale, di avere un appuntamento per il suicidio assistito in una clinica Svizzera il prossimo 22 maggio, data della finale di Europa League a Dublino a cui la sua squadra del cuore aspira, si sarebbe inventato tutto. 

Una fake news, in cui siamo caduti tutti, noi giornalisti compresi. Perché nella tristezza della sua testimonianza ci eravamo immedesimati, perché la sua storia ci aveva emozionato. E non solo noi, considerato che perfino alcuni membri importanti dell’As Roma (come il calciatore Pellegrini o il tecnico Daniele De Rossi) si erano espressi sul caso di quel tifoso che aveva avanzato quella richiesta come una sorta di ultimo desiderio

La smentita 

“Viviamo in una società in cui se stai male devi piangere e piangerti addosso. Se agli altri appari come uno che ride, che scherza, allora non può essere vero che soffri”. Inizia così l’intervento che il tifoso giallorosso Edoardo (la fede calcistica almeno è vera) fa all’Adnkronos, dopo essere finito al centro delle cronache per la sua struggente telefonata a Teleradiostereo. “Se uno sbaglio l'ho fatto è che ho definito 'terminale' la mia malattia, anche se poi mi sono corretto, per fortuna. La mia non è una malattia terminale ma comunque è cronica e incurabile. Ci convivo da anni e ho iniziato una cura sperimentale che mi costringe ad andare fuori Italia. Però in Svizzera al momento non vado...”.

Quindi quell’appuntamento del 22 maggio nello Stato elvetico, che tutti avevamo ipotizzato fosse stato scelto perché qui la legge consente di ricorrere alla morte volontaria, era falso, un’invenzione di sana pianta. “Il fine vita? È un pensiero per me estremamente rilassante, per questo l'ho citato. Io tengo duro per i miei affetti, per mia moglie – aggiunge – ma con questa malattia cronica che mi distrugge la vita quotidiana, con il medico che mi ha sempre assistito e operato e mi ha detto che non c'è nulla da fare... ecco, viene da pensarci”.

Un pensiero legittimo che però è ben diverso da quello che ha davvero spinto molti connazionali a recarsi in quelle cliniche private svizzere per livberarsi dalle catene di una vita diventata ormai puro dolore. Ancora, per Edoardo “la riservatezza è una dote essenziale”, e non vuole specificare di che tipo di malattia sia affetto. “Quello che ho – spiega – lo sanno i miei genitori, due dei miei amici più cari e mia moglie, che perfino l'anno scorso, quando ci siamo sposati, mi ha curato amorevolmente al bagno all'oscuro degli invitati, naturalmente ignari di tutto”.

Infine sulla telefonata alla radio, “che mai avrei pensato avrebbe suscitato tanto scalpore”, specifica di averla fatta “perché mi faceva ridere che, pur in una situazione dolorosissima, il mio pensiero fosse sempre alla Roma, come pure oggi”. Già, peccato che altre persone, veramente malate terminali, non abbaiano nemmeno quello come pensiero possibile, non riescano a penare ad altro che alla fine – magari impossibile nel breve termine – delle loro sofferenze. 

Edoardo non rinnega il suo gesto, ma anzi rivendica quasi quell’azione: “Io scherzo sempre, la leggerezza mi aiuta. Per questo tanti amici che hanno sentito il mio intervento in diretta alla radio mi hanno preso per pazzo, riconoscendo la mia voce. Mi hanno chiamato in tanti, increduli di cosa nascondo”.