Doveva essere un momento di avvicinamento ad un elettorato a lui distante, ma tra scorrettezze e indelicatezze potrebbe aver scavato un solco incolmabile tra il partito repubblicano e la comunità nera. Mercoledì 31 Luglio, alla convention dei giornalisti afroamericani tenutasi a Chicago, Donald Trump era deciso a conquistare il voto di una fetta di elettorato risultata decisiva due volte: nelle elezioni del 2016, quando disertò le urne nel Midwest decretando la sconfitta di Hillary Clinton, e quando andò in massa a votare nel 2020, portando Joe Biden alla vittoria.
L’incontro non ha però portato i risultati sperati. Salito sul palco e accogliendo le domande di tre agguerrite giornaliste afroamericane – tra cui una dell’emittente conservatrice Fox News – il tycoon è partito all'attacco inanellando una serie di gaffe e inciampi sul tema del razzismo, lanciando accuse non documentate e contestate subito dalle sue interlocutrici.
Trenta minuti di inesattezze, scambi tesi e domande aggirate, come quella sulla recente frase del suo vice J.D. Vance, secondo cui le donne senza figli e con gatti non dovrebbero avere voce in capitolo sull'America.
L’attacco a Kamala Harris “diventata nera” per convenienza
Il passaggio che ha fatto più notizia, e provocato l’indignazione della Casa Bianca, è stato però quando Trump ha accusato la vicepresidente Kamala Harris di essere “diventata nera” per ragioni elettorali.
“Ha sempre avuto origini indiane e ha sempre sostenuto la comunità indiana. Non sapevo fosse nera fino a pochi anni fa, quando ha deciso di diventare nera, e ora vuole essere conosciuta come nera”, ha aggiunto provocando la reazione indignata della platea. “Quindi non lo so, è Indiana o Afroamericana?”, ha continuato, “Io rispetto entrambe le culture ma apparentemente lei no, visto che è sempre stata indiana e poi ha deciso di diventare afroamericana.”
Facciamo noi chiarezza per lui, se proprio non riesce a tirare le somme da solo: Kamala Harris viene da una famiglia multiculturale. Sua madre è indiana e suo padre è giamaicano, entrambi emigrati negli Stati Uniti. La vicepresidente è nata ad Oakland, in California, e ha frequentato la Howard University a Washington, un’università storicamente afroamericana. Harris si è sempre identificata in entrambe le sue culture, ed è la prima donna afroamericana ed asiatica a ricoprire il ruolo di vicepresidente. Da quando ha lanciato la sua campagna presidenziale all’inizio di questo mese, si è ritrovata ad affrontare una valanga di insulti razzisti e sessisti: sia dal candidato repubblicano Donald Trump e dal suo staff, sia da account di estrema destra online, mettendo in dubbio la sua identità razziale.
Lo stesso Whit Ayres, uno stratega repubblicano, ha ammesso che la mossa di Trump di mettere in discussione il background razziale di Harris non sia stata una saggia mossa: “Ci sono molte questioni politiche su cui perseguitarla, senza mettere in mezzo la sua identità”, ha spiegato. L’invito del candidato repubblicano all’evento ha scatenato una reazione negativa da una grande parte dei presenti, spingendo la co-presidente della convention a dimettersi per protesta.
I clandestini porteranno via il “lavoro dei neri”
Ma Trump è andato anche oltre. Alla domanda della giornalista Harris Faulkner, su quale fosse il suo messaggio per gli afroamericani, il tycoon ha cominciato a parlare dell'emergenza migranti: "Le persone che sono in questa sala e fuori da questa sala perderanno il loro lavoro a causa della gente che e' entrata in questo Paese illegalmente". Trump ha detto che i clandestini porteranno via il "lavoro dei neri". Alla domanda della giornalista, che gli ha chiesto cosa intendesse per "lavoro dei neri", nel brusio della platea il tycoon ha provato a correggersi, dicendo: "Ogni tipo di lavoro". Ma la risposta ha provocato un nuovo mormorio in sala.
La presenza di Trump faceva parte di un disegno più ampio, quello di corteggiare una larga parte di elettori storicamente non allineata con il partito repubblicano. Secondo Pew Research, gli elettori neri sono tradizionalmente il blocco elettorale democratico più fedele, avendo sostenuto Biden con una percentuale del 92%-8% rispetto a Trump nel 2020. Ma se i recenti sondaggi mostrano un indebolimento del sostegno della comunità afroamericana al presidente in carica Joe Biden, l’endorsement ad Harris ha scosso la corsa, con sondaggi che mostrano un ritrovato entusiasmo tra gli elettori di colore e quelli più giovani.