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"Un agente di polizia mi ha dato un calcio in mezzo alle gambe" la denuncia di una studentessa

Ilaria Cauzzi era tra i manifestanti contro gli sgomberi a Bologna, quando sono scoppiati scontri con la polizia: "Le problematiche sociali gestite militarmente e in modo machista"

di CHIARA CARAVELLI -
13 dicembre 2023
Ilaria Cauzzi

Ilaria Cauzzi

"Sono stata colpita con un calcio in mezzo alle gambe da un poliziotto mercoledì 6 dicembre a Bologna. Ho deciso di sporgere denuncia". Una denuncia per violenza sessuale. La protagonista di questa storia è Ilaria Cauzzi, attivista e studentessa dell’Alma Mater, colpita da un poliziotto durante i violenti scontri che proprio il 6 dicembre si sono verificati nel capoluogo emiliano.

Una giornata caratterizzata da caos e tafferugli, dove le forti tensioni tra manifestanti e forze dell’ordine si sono venute a creare fin dalla mattina, quando la polizia ha eseguito il primo provvedimento di sequestro, disposto dalla Procura, del palazzo di proprietà dell’Ausl, al civico 115 di via di Corticella. Qui, la situazione è diventata presto ingestibile e, nella confusione generale, sono iniziate a volare uova, bottiglie, rifiuti di ogni genere tirati fuori dai cassonetti. Gli scontri poi si sono spostati, con il passare delle ore, nel centro della città. Precisamente in via Irnerio, dove è stata colpita Ilaria.

 

Colpita in mezzo alle gambe

"Io ero in fondo a un corteo – ha proseguito la studentessa affiancata dall'avvocata Marina Prosperi – è scoppiato un parapiglia e ho visto un agente puntarmi e colpire le mie parti intime. Un calcio mirato. Credo che sia stato intenzionale darmi un calcio in mezzo alle gambe, per rimettermi al mio posto. Non parliamo di persone che non sanno come e dove colpire, ma di persone addestrate a colpire e che hanno scelto di colpire precisamente in un punto".

Ilaria ricorda dolorosamente quei momenti, ma non perde forza nel parlare della sua esperienza. "La violenza quel giorno – continua – si è manifestata in tanti modi diversi. E la vera violenza sono stati i bambini e le persone senza casa buttati in mezzo alla strada in piena emergenza freddo. Quello che è accaduto quel giorno è inaudito e scellerato. Le problematiche sociali vengono gestite come questioni di ordine pubblico, militarmente e in modo machista".

Un calcio, quindi, alle parti intime. I protagonisti sono un poliziotto e un’attivista che stava partecipando a una protesta. Un gesto che ha fatto e farà discutere. Un gesto che non può e non deve essere permesso. Un gesto sul quale ora la questura di Bologna è chiamata a fare chiarezza.

 
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La denuncia per violenza sessuale

"Abbiamo deciso di analizzare tutte le immagini di quel momento – le parole della legale Prosperi – e siamo davanti a un atto di violenza sessuale. È una persona della quale conosciamo il volto e che quindi, per una volta, verrà identificata. È un'aggressione e un atto lesivo, ma noi chiediamo che sia verificata l'ipotesi della violenza sessuale. Mi auguro che la questura di Bologna, anche sulla scorta del fatto che verranno presentate interrogazioni parlamentari su questo fatto specifico, ci dica cosa ha intenzione di fare".

La replica del sindacato di polizia

“Sono estremamente pesanti le parole utilizzate dalla manifestante, visto che ha parlato anche di machismo nel gestire la manifestazione, nientemeno che di patriarcato, e addirittura di un sistema in cui la polizia dovrebbe proteggere e non lo fa. Il tema è delicato e merita attenzione" sono le parole di Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato.

"E’ appena il caso di dire che quando gli agenti devono tentare di contenere un’azione non consentita ai manifestanti è scontato che avvenga un corpo a corpo - continua - senza che un poliziotto si metta a prendere la mira per affermare la sua superiorità di maschio, ma in effetti questo non dovrebbe accadere perché non siamo buttafuori da strada, perché attaccare un tutore dell’ordine è reato e chi manifesta dovrebbe farlo pacificamente. Ma c’è ben altro da dire.

C’è che i poliziotti sono impegnati con tutto il loro impegno contro la violenza di genere rispetto alla quale sono altamente preparati. C’è che per tenere fede al proprio dovere di difesa del cittadino non pochi poliziotti sono arrivati a rimetterci la vita senza esitare un solo istante. C’è che per difendere i più deboli, per garantire diritti e legalità, non si deve andare in strada a lanciare cassonetti contro le forze dell’ordine, si deve, cara Ilaria, indossare l’uniforme e andare in strada a garantire il proprio servizio”.

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Sgomberi a Bologna, Nella foto: lo stabile in Via di Corticella (foto Schicchi)

Il sindaco: "Scene da non ripetere"

Sul tema è intervenuto anche il sindaco del capoluogo emiliano, Matteo Lepore: "Credo – ha detto il primo cittadino – che le nostre istituzioni democratiche abbiano tutti gli strumenti per affrontare un argomento come questo, quindi se deve essere fatta chiarezza la si farà. Io spero che ovviamente vengano date tutte le risposte e si chiariscano i metodi di intervento che sono stati messi in atto. Le scene che abbiamo visto non vogliamo che si ripetano, vogliamo che cali la tensione in città e stiamo tutti lavorando in questa direzione".

Ma Ilaria non è stata l’unica persona colpita quel giorno. Tra i manifestanti, la maggior parte dei quali erano attivisti o persone vicine ai collettivi Plat e Cua, entrambi molti noti a Bologna, altri sono rimasti feriti in seguito alle cariche della polizia (durante il primo sgombero anche per alcuni agenti, tra cui il capo della Digos felsinea, Antonio Marotta, si è reso necessario il trasporto in ospedale).

Violenze, quindi, che nel caso di Ilaria sono state indirizzate alle parti intime del suo corpo. Su questo episodio verrà fatta chiarezza dagli organi competenti, o almeno questo è quello che si spera. Rimane il fatto che scene di questo tipo se ne vedono sempre di più.

La violenza, l'utilizzo della forza, le tensioni, gli scontri sembrano ormai essere all'ordine del giorno, anche quando i motivi delle manifestazioni di dissenso sono pacifici e condivisibili dalla maggioranza: è successo a Bologna con gli sgomberi, a Roma durante la manifestazione contro la violenza sulle donne e, prima, a Torino contro gli studenti. E per quanto, a furia di vederli e di sentirne parlare, il rischio sia concreto e vicino, c'è una cosa che non si dovrebbe fare: abituarcisi e far finta che sia normale.