La lotta per la democrazia è donna: il ruolo delle ragazze nelle proteste in Corea del Sud

Dopo che il presidente Yoon Suk-yeol ha tentato, il 3 dicembre 2024, di imporre la legge marziale, la società civile coreana si è attivata per difendere i suo diritti politici. E le giovani donne hanno avuto un ruolo centrale nella mobilitazione

di CLARA LATORRACA
18 febbraio 2025
Corea del Sud, una delle proteste contro il presidente Yoon

Corea del Sud, una delle proteste contro il presidente Yoon

Il 3 dicembre 2024 il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol si rivolge alla nazione pronunciando un discorso in onda sulle reti televisive: guardando in camera, Yoon proclama - per la prima volta dal 1980, quando il Paese viveva sotto un regime dittatoriale - la legge marziale.

La reazione è immediata, sia nel mondo politico che nella società civile. I parlamentari sudcoreani si precipitano verso il palazzo dell’Assemblea nazionale per opporsi con il voto a questa decisione - che secondo la costituzione deve essere ratificata dal Parlamento per essere attuata - e riescono bloccare la mozione, nonostante le forze dell’ordine e le forze militari siano schierate per impedire loro l’accesso.

Le proteste contro la legge marziale

I cittadini della capitale Seul scendono subito per le strade, opponendosi già la sera stessa e sempre più numerosi il giorno successivo alla decisione del presidente. La folla che si raduna per protestare contro Yoon Suk-yeol, per chiederne le dimissioni, l'impeachment e anche l’incriminazione, è composta da persone di ogni età ed estrazione sociale. Ma le più agguerrite sono le giovani donne, che partecipano in blocco alle manifestazioni, emergendo come ‘prima linea’ nelle proteste.

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Una delle proteste contro il presidente Yoon

“Il governo di Yoon è stato un governo molto misogino”, ci racconta Yoon Yeon, giovane attivista femminista sudcoreana. “Durante la campagna elettorale, l’ex presidente ha usato molti argomenti antifemministi per convincere i propri votanti. Per questo le giovani donne femministe - che avevano già organizzato diverse manifestazioni nel corso del mandato di Yoon - hanno voluto far sentire ancora una volta la propria voce”, spiega l’attivista.

Cosa è successo in Corea del Sud dal 3 dicembre a oggi

Dopo la dichiarazione della legge marziale da parte dell’ormai ex presidente conservatore Yoon Suk-yeol la sera del 3 dicembre 2024, il mondo politico coreano si è immediatamente mobilitato, recandosi al palazzo dell’Assemblea nazionale e riuscendo ad entrarvi nonostante lo schieramento dell’esercito. In questo modo, i parlamentari hanno tenuto una votazione contraria alla decisione di Yoon che ha di fatto impedito che la legge marziale venisse effettivamente applicata. Lo stesso presidente ha ritirato la sua dichiarazione circa 6 ore dopo il discorso tenuto in diretta nazionale.

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“Il coraggio dei parlamentari, ma anche il coraggio della società civile, non va sottovalutato”, spiega Marco Milani, ricercatore in Storia e istituzioni dell’Asia presso l’Università di Bologna. “Sia i politici che le persone comuni si mobilitano immediatamente in modo molto coordinato per impedire che l’esercito prendesse il controllo di punti nevralgici come l’Assemblea nazionale, ma anche le sedi delle televisioni e dei giornali”, racconta Milani.

Il giorno successivo alla dichiarazione, la società civile inizia a manifestare nelle strade della capitale. E lo fa con forza. Secondo i dati del Governo Metropolitano davanti al palazzo del Parlamento si radunano circa 325mila persone che chiedono l’impeachment del presidente. Le manifestazioni e le proteste continuano per i giorni e le settimane successive. Intanto, a livello politico, il presidente Yoon viene effettivamente sottoposto a impeachment e rimosso dal suo incarico. “Il mese di dicembre rappresenta un periodo abbastanza stabile dal punto di vista degli umori politici, - spiega il ricercatore - perché l’opinione pubblica è chiaramente e quasi interamente schierata contro il presidente”.

Una stabilità che però si riflette nel caos istituzionale: il primo ministro, facente funzioni di presidente, viene messo a sua volta in stato di accusa e il vice primo ministro diviene a sua volta presidente ad interim. E l’ormai ex presidente Yoon viene incriminato con l’accusa di insurrezione. Questa mossa, guidata dal partito democratico, scatena però una reazione non voluta: “Il fronte conservatore e favorevole a Yoon riesce a ricompattarsi e i conservatori più estremi iniziano ad attivarsi per difendere l’ex presidente dall’inchiesta giudiziaria”, spiega Milani. Nonostante ciò, le accuse vengono confermate e Yoon Suk-yeol si trova al momento in carcere in attesa del processo. “Se a dicembre c’era un ampio consenso rispetto alla percezione negativa delle azioni del presidente e sul fatto che non potesse rimanere in carica dopo le sue azioni, ora la situazione politica si è complicata e polarizzata. Anche all’interno della società civile sta emergendo un fronte a favore di Yoon, cosa che a dicembre sembrava impensabile”.

Il ruolo delle giovani donne nelle proteste

I dati della città di Seul, basati sull’attività dei cellulari e diffusi dal giornale Korea Herald, mostrano che le donne ventenni rappresentavano il 18% dei manifestanti e le trentenni l’11%: queste due fasce d’età insieme rappresentano quindi un terzo dei partecipanti. Se in passato le manifestazioni di proteste in Corea del Sud erano partecipate principalmente da uomini, negli ultimi anni c’è stato un forte cambiamento e le giovani donne non solo sono diventate un’importante presenza, ma hanno anche acquisito un ruolo centrale. In generale, la società sudcoreana è molto attiva dal punto di vista sociale, è organizzata ed è sempre pronta a mobilitarsi: “Il fatto è che si tratta di una società che non si è mai smobilitata: ha creato le proprie organizzazioni, la propria capacità di mobilitazione, di azione immediata durante la dittatura, ma con l’arrivo della democrazia le ha mantenute attive”, chiarisce Milani. Negli ultimi 30 anni i cittadini sudcoreani si sono costantemente mobilitati per molte questioni diverse e la partecipazione politica viene vissuta soprattutto attraverso l’attivazione civica, più che attraverso il voto.

Considerato questo quadro, stupisce meno la fortissima partecipazione alle proteste che hanno seguito la dichiarazione di legge marziale. Ma una presenza femminile così forte non ha invece molti precedenti: storicamente le manifestazioni di piazza in Corea del Sud vedevano schierarsi molti più uomini che donne e i movimenti politici in genere hanno quasi sempre avuto leader maschili. Questa situazione ha iniziato a cambiare nel corso dell’ultimo decennio, con l’ultima ondata femminista che ha travolto il paese. Ed è proprio contro questo movimento che l’ex presidente Yoon Suk-yeol si è scagliato nel corso della sua campagna elettorale e che ha colpito nel corso della sua presidenza.

“Yoon ha promesso di eliminare il Ministero dell’Uguaglianza di Genere e della Famiglia, simbolo delle conquiste del femminismo, - ci racconta Yoon Yeon - e ha minato i diritti delle donne togliendo fondi alle organizzazioni e ai programmi, anche nella sanità, che si occupavano di questioni femminili”. È allora chiaro il motivo per cui così tante giovani donne si sono così fermamente schierate, nelle strade e nelle piazze di Seul, a favore dell’impeachment e dell’incriminazione del presidente. Le associazioni e i gruppi femministi sudcoreani hanno mobilitato le proprie attiviste, raggiungendole principalmente attraverso i social media. E le hanno trovate pronte a rispondere. Yoon Yeon ci racconta che, dopo le tensioni tra militari e polizia e parlamentari e manifestanti che si sono sviluppate la sera del 3 dicembre, subito dopo le dichiarazioni di Yoon, le proteste che si sono tenute nei giorni successivi sono state accese, ma pacifiche: “In Corea del Sud la libertà di protesta è ben protetta e penso che questo sia uno dei motivi per cui il presidente Yoon ha deciso di dichiarare la legge marziale: per togliere questa libertà e avere maggiore possibilità di azione”, ci spiega l’attivista.

Quale futuro per le donne coreane e i loro diritti?

Quale potrebbe essere, dopo tutto quello che è successo, il futuro per le donne coreane e per i loro diritti? “Sicuramente le proteste hanno riunito molte donne, che hanno partecipato insieme nel nome del femminismo. Ora però dobbiamo prepararci al futuro”, asserisce Yoon. La giovane attivista si dice preoccupata per le elezioni, perché il mondo politico coreano, anche nelle sue correnti più progressiste, è poco attento alle questioni di genere. “Ci sono temi che sono stati portati avanti con molto impegno dal movimento femminista sudcoreano, ma che non hanno avuto nessun riscontro a livello politico e istituzionale”, racconta. "Ma noi siamo pronte a far sentire la nostra voce", aggiunge.