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Il sogno è diventato realtà: Veronica diventa a tutti gli effetti Michele. Due mesi fa l'annuncio: una 39enne (o meglio un 39enne, visto che si sente - e quindi per noi è - un maschio), originaria di Torre del Greco da 30 anni a Terni, sta completando la transizione di genere "female-male" e sceglie di raccontare la sua storia, mettendoci la faccia e il nome. È il primo, nel capoluogo umbro.
Il Tribunale di Terni, in forma collegiale presieduto dal giudice Monica Velletti, ha infatti accolto l’istanza presentata dall'uomo (che già tutti conoscono col nome di elezione), autorizzandolo a "sottoporsi a trattamento medico chirurgico per l’adeguamento dei caratteri sessuali da femminile a maschile" e disponendo "la rettifica degli atti di stato civile in riferimento al sesso (da femminile a maschile) e al nome (da Veronica a Michele)". La sentenza è dello scorso 20 dicembre, poco prima di Natale, e probabilmente Michele non poteva aspettarsi regalo più bello e gradito.
"Ero una modella, dai 15 ai 22 anni, 1.73 d’altezza". Bellissima, a guardare le foto, lunghi capelli neri e un fisico da far girare la testa. Ma dentro quel corpo il caos. Che, piano piano, ha cercato di placare, riprendendo in mano il filo della sua esistenza quando ha deciso di ammettere di sentirsi un maschio. Da una vita. "Il percorso è iniziato tre anni fa. Ora ho raggiunto la felicità. Per la prima volta mi sento libero. Non è una situazione facile: ho sempre sognato di essere uomo e ho avuto il coraggio di fare delle scelte. La mia famiglia è stata la mia ancora. Avevo 22 anni quando mi sono confidato con mia madre, che mi ha accettato e aiutato. Ho avuto relazioni solo con ragazze e mi sono sempre sentito eterosessuale. Se ce l’ho fatta io, possono farcela tutti".

Michele, 39enne di origine campana che vive a Terni da anni
La richiesta al tribunale di Terni
L’istanza, invece, era stata presentata come detto un mese prima, a novembre 2023 dall’avvocato Alessandro Gentiletti, legale dell'uomo. Il pronunciamento dei giudici chiude un iter giudiziario avviato da tempo e regolato da una legge che risale agli anni ottanta. È stata l’Unità operativa complessa di psichiatria e psicologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli a certificare la disforia di genere di Veronica e in particolare, si legge ancora in sentenza, "una marcata incongruenza tra il genere esperito ed espresso (maschile) e il genere biologico (femminile) assegnato dalla nascita". "Tale documentazione unita all’altra depositata in atti proveniente dal medesimo Ateneo – osservano i giudici – è da considerare sufficiente ad attestare la presenza in capo al ricorrente di Disforia di genere (...) il trattamento chirurgico appare pertanto necessario per consentire al soggetto una identificazione accettabile della propria personalità. Peraltro il convincimento del soggetto appare stabilmente orientato all’assunzione totale e definitiva del sesso maschile, come accertato dalla documentazione in atti e dalle dichiarazioni rese dalla parte".Il racconto di Michele
Proprio a novembre scorso, in occasione della presentazione dell’istanza, Michele – rivelando tra le altre cose di essere pronto a intraprendere la carriera di marittimo –, intervistato da La Nazione aveva raccontato il suo passato.
Un'immagine di Veronica quando faceva la modella