Ogni giorno è sempre di più un "
giorno della Marmotta" per
Zerocalcare, nome d'arte dell'ormai conosciutissimo e amato fumettista italiano – anzi di
Rebibbia – Michele Rech. Una citazione che, i suoi seguaci della prima ora lo sanno bene, fa riferimento alla festa celebrata ogni anno negli Stati Uniti d'America e in Canada il 2 febbraio e incentrata sul metaforico comportamento al risveglio mattutino di un esemplare di
marmota monax. Nel senso che le sue giornate, come racconta, sono tutte molto simili l'una alle altre: "Fai le stesse cose, disegni le stesse cose, rispondi alle stesse cose...". Ma se fare le stesse cose porta ai migliaia di fan accorsi fuori e dentro i padiglioni di
Lucca Comics & Games, l'evento che in questi giorni sta letteralmente invadendo la cittadina toscana con decine di migliaia di appassionati del settore, solo per un so '
disegnetto' diciamo che la marmotta non è poi un animale così screditabile. Certo, non è un armadillo...
I due volti del successo: "Tranquillità economica ma anche qualcosa di cui vergognarsi"
Zerocalcare con l'amico Secco in "Strappare Lungo i Bordi"
Ma se Zero è ormai
un idolo del popolo, corteggiato dai media e assediato dai fan, quando torna a casa a nel noto quartiere di Roma, quella che ha acquistato proprio grazie al
successo dei suoi fumetti ("ci posso pagare le bollette!") e della serie tv "Strappare lungo i bordi", targata Netflix, la situazione cambia. La celebrità, per l'autore di capolavori come "La profezia dell'armadillo", "Dimentica il mio nome", "Scheletri" e "Macerie Prime", a volte sembra quasi un peso. Ma è lui a svelarci, in un'intervista esclusiva a Super QN, come stanno le cose. "Da una parte la fama ti garantisce una
tranquillità economica, ed è una cosa di cui posso solo essere grato e molto fortunato. Ma poi c'è la parte problematica, il successo si porta dietro delle
cose che sono antitetiche al mondo da cui provengo, nel quale apparire in copertina su una rivista o essere intervistato in tv sono
note di demerito, qualcosa di cui bisogna
vergognarsi in quanto collaborazionisti. Io spero sempre che nessuna le veda (queste cose), cerco di non parlarne mai e quindi questa è la parte più complicata". Inevitabile, quindi, chiedersi come gli amici del fumettista reagiscano a questa sua popolarità. "
Mi bullizzano per questo, e quello che di solito alle altre persone fanno gli
hater, ovvero fotomontaggi o le dichiarazioni finte e così via, a me lo fanno gli amici miei".
"No Sleep Till Shengal" e i valori del confederalismo democratico
Zerocalcare a Lucca Comics 2022 con "No Sleep Till Shengal" (foto d'archivio LC&G)
Ma questo non spegne certo la sua volontà di scrivere fumetti e continuare a raccontare, con le vignette o con le serie animate, la realtà che lo circonda. Che sia
Rebibbia, in "Strappare lungo i bordi" o il Medio Oriente, nel nuovo "
No Sleep Till Shengal". Dove, "in un
seguito ideale di 'Kobane Calling', perché la battaglia dei popoli che stanno tra Siria, Turchia e Iraq non si ferma", racconta la repressione subita dagli ezidi e della loro strenua resistenza. "Queste popolazioni stanno provando a costruire una
società diversa, ispirata a quei valori del
confederalismo democratico: la liberazione della donna, la convivenza tra tutti i popoli, la ripartizione delle ricchezze; ma si trovano anche a fronteggiare l'integralismo jihadista da una parte e la minaccia della Turchia, che li vorrebbe spazzare via, dall'altra". Un viaggio tra diritti e libertà calpestate, che l'autore ha fatto in prima persona andando in queste zone. Ma un fumetto può cambiare concretamente le cose? "Da solo non aiuta niente, ma lo fa nel momento in cui diventa invece uno
strumento per costruirci attorno iniziative, per creare momenti in cui qualcuno
dialoga con altre voci; la pubblicazione di questo fumetto poi può essere occasione per far
intervenire voci che sennò non si sentono mai. Diciamo che è un mezzo per costruire qualcosa che va in quella direzione". Per il momento di progetti futuri – tranne la seconda serie sulla piattaforma, di cui però non spoilera nulla – non se ne vedono, Zerocalcare torna a Lucca come ogni anno come
ospite attesissimo, armato di penne e pennarelli, ma soprattutto di buona volontà e pazienza, pronto all'assalto del pubblico. Che non sembra essere affatto stufo del fumettista, anzi continua a crescere. E fa sì che
le storie di altre persone, lontane,
oppresse, schiacciate da regimi e autoritarismi, possano trovare nei lettori occidentali una cassa di risonanza perlomeno capace di farle conoscere, perché altrimenti rimarrebbero al buio dell'ignoranza e del disincanto.