Carrozziere, caldaiste, ascensoriste: donne che infrangono l’ultimo soffitto di cristallo. “Non esistono lavori per soli uomini”

Le storie di chi ha dovuto combattere vecchi pregiudizi che resistono ancora nel 2025 e quelle degli imprenditori che spingono le ragazze a farsi avanti. Ecco come stanno evolvendo alcune professioni erroneamente considerate “da maschio”

di IVAN ALBARELLI
23 marzo 2025
Le ragazze della (Pink) Academy di Car Clinic assieme al loro tutor

Le ragazze della (Pink) Academy di Car Clinic assieme al loro tutor

Abbattere l'invisibile soffitto di genere in quelle professioni che, ancora nel 2025, in Italia, sono considerate appannaggio degli uomini; mestieri che in molti casi fanno storcere il naso, o alzare un sopracciglio, se a intraprenderli sono donne. Ci stanno provando, anche con una punta di coraggio in un Paese tradizionalista come il nostro, diverse aziende con politiche di assunzione e selezione che riservano un occhio d'attenzione alla componente femminile.

Perché nel panorama lavorativo italiano la partecipazione femminile nel settore tecnico rimane ancora significativamente inferiore rispetto a quella maschile se già non bastasse un tasso di occupazione femminile – nella fascia d’età fra i 20 e i 64 anni – che in Italia rispetto ad altri Paesi europei continua a essere sotto la media: ancora nell’ultimo trimestre 2024, il 53% contro il 66,3%.

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Chi fa da apripista

Ben vengano allora delle realtà che facciano da apripista. Fra le pioniere, in un'attività tra l'altro considerata tuttora molto "maschile" nell'immaginario comune com'è quella della carrozzeria, c'è per esempio Car Clinic, che da due anni ha incoraggiato l'ingresso delle donne in questa professione. 

La società diffusa in tutta Italia, attraverso la sua Academy nata nel 2021 a Busto Arsizio in provincia di Varese, una vera e propria accademia come dice il nome, ha cominciato a formare ragazze per farle entrare con contratti stabili nella sua forza lavoro. La componente femminile delle risorse umane di Car Clinic che ha avuto come incubatore la Academy è così passata dall'essere pari a zero nel 2021, alle attuali 11 donne su un totale di 600 dipendenti.

“L'obiettivo di arrivare ad avere 36 donne entro quest'anno – racconta il direttore delle Risorse Umane Simone Brown, fra i più entusiastici sostenitori di questa "apertura" –. In termini percentuali passeremo dal 4 all'11 per cento. Il lavoro di carrozziere è stato per lungo tempo considerato poco attrattivo; un errore, perché si tratta di un'opportunità professionale e, per quel che ci riguarda, offriamo contratti a tempo indeterminato, retribuzioni significative e possibilità di carriera”.  

Da sinistra Giorgia Toniolo e Carolina Giovannetti
Da sinistra Giorgia Toniolo e Carolina Giovannetti

“Mi denigravano, l’ho presa come una sfida”

Scordiamoci dunque mani sporche di grasso e braccia rese muscolose dall'impiego di chissà quali attrezzi meccanici. Oggi il lavoro in una carrozzeria si avvantaggia della tecnologia come in tanti altri settori. "C'è stata un'innovazione digitale e quindi servono delle competenze di questo tipo". Quelle che hanno acquisito alla Academy proprio due ragazze, Carolina Giovannetti di Roma e Giorgia Toniolo.

"Le donne, l'ho visto in base alla mia esperienza, sono ancora imprigionate all'interno di certi stereotipi – racconta Carolina, 26 anni –. Per quel che mi riguarda, i lavori da scrivania non sono mai stati nelle mie corde. Questa professione ha rappresentato quindi per me come una “luce” che mi ha letteralmente cambiato la vita offrendomi un salario, una stabilità e la soddisfazione di fare qualcosa che mi piace”.

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"Una donna in officina? Oh mio Dio...”

Qualche diffidenza iniziale in famiglia Carolina l'ha dovuta mettere in conto. Che però si è subito dissipata, quando per esempio la madre ha visto che la figlia era contenta della scelta fatta. La veneziana Giorgia, invece, le macchine le amava fin da bambina.

Quando ha iniziato a lavorare in autonomia con alcune carrozzerie private del territorio si è però scontrata con lo scherno dei titolari uomini delle officine. "Mi trattavano come una sguattera, denigrandomi, sperando che mi scoraggiassi, e invece io l'ho presa come una sfida e ora sono qua". "Una volta un cliente mi dice: ‘Tu che lavori in officina? Ma dove andremo a finire...’. Alla fine non ho gettato la spugna ed eccomi qua. E sono felice”.

Mirko De Rosa titolare della Mdr di Arcisate assieme al figlio Emanuele
Mirko De Rosa titolare della Mdr di Arcisate assieme al figlio Emanuele

La chiamata alle armi

“Sono più di trent’anni che faccio questo lavoro e non ho mai visto una donna occuparsi di manutenzione e riparazione di caldaie. Lo trovo demoralizzante, e credo sia ora di cambiare”.  La “chiamata alle armi” arriva da Mirko De Rosa titolare della Mdr di Arcisate in provincia di Varese che ha lanciato il suo personale arruolamento.

“Ho cominciato che avevo 15 anni assieme a mio padre, ora ne ho 45 e mi sono sempre domandato come sia possibile che non ci sia una presenza femminile in questo settore – racconta – per questo ho deciso di aprire le porte della mia azienda alle ragazze”.

“Una marcia in più”

Questa volta un colpo di piccone a tabù e pregiudizi arriva da un datore di lavoro: “Le donne hanno una capacità di problem solving e anche una naturale cortesia che in una professione come questa sono dei vantaggi. Per riparare una caldaia devi il più delle volte entrare nelle case delle persone, il che richiede una spiccata sensibilità e una certa delicatezza”.

Anche qui, come nelle carrozzerie, la tecnologia sta già sostituendosi alla componente manuale. I sistemi di riscaldamento nelle abitazioni stanno andando nella direzione della geotermia e delle pompe di calore. “Questo è un lavoro che si farà in giacca e cravatta più che in tuta”, rimarca De Rosa. Inoltre di crisi non se ne parla e si possono arrivare a guadagnare, con un po’ di carriera, anche 2.500 euro. Alla Mdr offrono contratti di apprendistato da mille euro al mese.

Valentina Tedesco alle prese con un ascensore da riparare
Valentina Tedesco alle prese con un ascensore da riparare

Ascensori senza confini

E non ci sono limiti per le donne nemmeno nel settore della riparazione e manutenzione degli ascensori. Come dimostra quel che sta succedendo nella storica azienda svizzera di ascensori Schindler, che ha il suo stabilimento italiano a Concorezzo, in Brianza.

Anche qui a fare da apripista è stata la Schindler School che ha una scuola di formazione e una quota rosa fra i suoi dipendenti sempre più robusta. Come succede nel mondo delle caldaie raccontato da Mirko De Rosa, anche quando si tratta di entrare in palazzi e condomini per riparare un ascensore una donna genera più fiducia e minore diffidenza. Ne sanno qualcosa Valentina Tedesco, 22 anni, Anna Morelli di 20 e la cinquantenne Maria Grazia Antonacci, che di questa professione si sono subito innamorate.