La Francia dichiara guerra al fast fashion: Shein e Temu nel mirino di una legge rivoluzionaria

Potrebbe diventare il primo paese a regolamentare la fast fashion con una legge che impone sanzioni ai marchi ultra low-cost, vieta la pubblicità e incentiva il riuso. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile contrastando l’iperconsumo

di DOMENICO GUARINO
22 marzo 2025
Il fast fashion produce centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ogni anno (Greenpeace)

Il fast fashion produce centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ogni anno (Greenpeace)

La Francia potrebbe presto diventare il primo paese al mondo ad adottare una legislazione ad hoc contro il Fast Fashion. La commissione per l’assetto territoriale e lo sviluppo sostenibile del Senato esaminerà, infatti, il 19 marzo prossimo la legge per ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile già approvata il 14 marzo 2024 dalla Camera Bassa con 146 voti a favore.

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Perché serviva una legge

La legge contro l’ultra fast-fashion è stata concepita per fronteggiare la crescente preoccupazione riguardante l’impatto ambientale, economico e sulla salute, provocato da giganti come Shein, Temu, Primark e altri. Questi marchi hanno letteralmente inondato il mercato di prodotti a basso o bassissimo costo, stimolando l'iperconsumo e l'uso di tessuti di qualità scadente. Questo ha portato all’incremento delle emissioni di gas serra dell'industria tessile, che si stima ora essere responsabile per circa l’8% del totale globale, e all'aumento esponenziale dei rifiuti, poiché in soli 14 anni la durata di vita degli indumenti si è ridotta di un terzo.

Il disegno di legge n. 2129 era da tempo atteso al Senato. Le traversie politiche degli ultimi mesi lo avevano quasi relegato nel dimenticatoio. La notizia dell'inizio della discussione rappresenta dunque una novità importante, anche perché è prevista una procedura accelerata prima della definitiva adozione.

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Come funziona

La legge ha l'obiettivo di sensibilizzare i consumatori circa l'importanza della sobrietà e della sostenibilità nell’industria della moda, promuovendo pratiche di riutilizzo, riparazione e riciclaggio. Include penalizzazioni per i produttori che non rispettano determinati standard ecologici. La normativa riguarda tutti i produttori (industriali, fabbricanti, grossisti, importatori), distributori e rivenditori francesi, ma si rivolge anche a quelle aziende con sede all'estero che però effettuano vendite in Francia, secondo il principio del “produttore esteso”, stabilito dall’articolo L541-10 del codice dell’ambiente francese. Le società straniere dovranno nominare un rappresentante in Francia a tal fine e non potranno aggirare gli obblighi e le sanzioni stabilite dalla normativa.

Dettagli e vincoli imposti

Vediamo i punti principali della legge. Viene introdotta una definizione legale di fast-fashion come la pratica di “messa a disposizione o distribuzione di un gran numero di riferimenti a nuovi prodotti (…) anche attraverso un fornitore di mercato online”.

Gli operatori di questo settore hanno l’obbligo di “visualizzare sulle loro piattaforme di vendita online messaggi chiari ed esposti in modo leggibile e comprensibile, che incoraggino la sobrietà, il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio dei prodotti, e che sensibilizzino sul loro impatto ambientale. Il contenuto dei messaggi è definito per decreto. La violazione di questa disposizione comporta sanzioni amministrative fino a 3.000 euro per le persone fisiche e 15.000 euro per le persone giuridiche.

È vietato pubblicizzare i prodotti che ricadono sotto la definizione di fast-fashion, anche tramite influencer, per incentivare un cambiamento nei modelli di consumo. La violazione comporta sanzioni amministrative fino a 20.000 euro per le persone fisiche e 100.000 euro per le persone giuridiche, con un possibile raddoppio in caso di recidiva.

Altri obblighi riguardano l'adesione a un’organizzazione ecologica (Refashion), il pagamento di un eco-contributo, l’etichettatura conforme e l’obbligo di esporre i risultati della valutazione dell’impatto ambientale del prodotto.

Sanzioni previste 

Le sanzioni saranno fisse con un sistema di “malus” progressivo da 5 euro all'adozione della legge, fino a 10 euro dopo 5 anni, con un limite massimo fissato al 50 per cento del prezzo di vendita. Qualora la legge venisse approvata, la Francia sarebbe la prima nazione a tentare di combattere gli effetti negativi del fast-fashion.

Un'iniziativa analoga si sta tentando anche negli Stati Uniti, con il Fashion Sustainability and Social Accountability Act, noto come Fashion Act. Questo progetto vede tra i testimonial d’eccezione anche Leonardo Di Caprio, che ha recentemente ricordato gli obiettivi di questa iniziativa, invitando all’azione i suoi fan in un post su Instagram. La legge statunitense si applicherebbe a tutte le aziende di moda con un fatturato superiore ai 100 milioni di dollari, con sede entro i confini di New York o che fanno affari lì, proponendosi degli obiettivi molto ambiziosi, tra cui: imporre alle aziende del settore della moda di tracciare e monitorare almeno il 50% della loro catena di approvvigionamento, a partire dalle aziende agricole da cui provengono le materie prime, passando per fabbriche e spedizioni.