L'affermazione “non si smette mai di studiare” non è un modo di dire, ma un dato di fatto. Anche quando si entra ufficialmente nel mondo degli adulti, quindi del lavoro, l'aggiornamento e la formazione sono tasselli fondamentali. Non solo per iniziare a lavorare, ma oggi anche per continuare a farlo. All'interno di un mercato del lavoro sempre più competitivo e specialistico, un'azienda, un'impresa che non sta al passo coi tempi è un'azienda che rimane indietro. Lo sanno bene i dipendenti, quelli più giovani soprattutto sono i primi a chiedere formazione ai propri datori di lavoro, e lo sa bene Gility , progetto di sistema supportato da Cassa Depositi e Prestiti VC e BPER Banca con la missione di supportare l'evoluzione delle aziende italiane grazie allo sviluppo delle competenze.
Per capire come l'opera, lo abbiamo chiesto a Simone Maggi, CEO & Co-Founder. Ingegnere informatico, alla sua seconda esperienza come imprenditore, ha costituito il team e guidato lo sviluppo del progetto che offre oggi alle PMI italiane un'opportunità per la crescita e la semplificazione dei percorsi formativi in azienda. Con Gility vuole semplificare i processi e la burocrazia della formazione per renderla accessibile a tutte le imprese.
Cos'è Gility?
“Gility è la Learning Technology Company nata per semplificare l'accesso alle opportunità di formazione per le imprese italiane, posizionandosi quale punto di riferimento unico per la gestione di tutte le esigenze di formazione delle imprese”.
Qual è la missione?
“Accompagnare le imprese italiane nello sviluppo di progetti di formazione continua, offrendo consulenza e strumenti per accedere anche a quella finanziata – a livello nazionale o territoriale – con il preciso obiettivo di contribuire a strutturare e radicare la crescita diffusa delle competenze come leva strategica per la competitività stessa del Paese”.
Come nasce il progetto
Certificata ISO 9001 e Società Benefit, nasce nell'ambito dell'importante attività del Fondo Boost Innovation, che fa capo a CDP Venture Capital Sgr, di co-creazione di progetti insieme a grandi corporate. Identificato il forte bisogno di sviluppo delle competenze per sostenere la crescita economica, nel 2022 CDP Venture Capital Sgr ha dato vita a Gility in joint venture con BPER Banca, dotandola già in fase pre-seed di un capitale in prospettiva di oltre 12 milioni, a conferma dell'essenza strategica del progetto, e affidandone la guida a Simone Maggi, in qualità di CEO, insieme a Flavio Molinari, Chief Sales Officer, Federica Bulega , Director of Content, e Daniele di Bernardo , Chief Technology Officer. Un team di quattro co-fondatori con una solida competenza verticale in ambito startup, formazione e tecnologia.
Il ruolo di intermediario
Come opera Gility?
“Gility è il primo progetto di sistema italiano che contribuisce da un lato a colmare il mismatch tra domanda (imprese) e offerta (articolato mondo della formazione) per sviluppare una nuova cultura dell'apprendimento, ponendosi come consulente e interlocutore unico con una metodologia efficace e scalabile per la progettazione di piani su misura per lo sviluppo di competenze tecniche (hard skill), competenze trasversali (soft skill), competenze digitali e formazione obbligatoria. Attingendo a un marketplace di oltre 24 enti formativi - tra i più autorevoli e specializzati soggetti come business school e fornitori di e-learning in Italia - aggregati sulla piattaforma tecnologica proprietaria di Gility di semplice accesso, una volta definita il piano le imprese possono anche fruire in modo indipendente dei corsi attraverso un'interfaccia semplice e intuitiva e accrescere così le competenze dei dipendenti in quattro macro aree: soft skill, hard skill, competenze digitali e tecnologiche”.
Si facilita quindi anche l'accesso alla formazione finanziata...
“Un'opportunità non sfruttata, a causa di troppi interlocutori e burocrazia complessa. Questo permetterebbe alle imprese di poter fare formazione su più risorse ea più livelli, permettendo anche ai giovani di aumentare le loro competenze o impararne di nuove, favorendo l'inclusione e abbattendo le diversità.
Un'opportunità che molte aziende non sfruttano . La formazione finanziata è strategica per accrescere le competenze in azienda e aumentare il grado di soddisfazione dei dipendenti, favorendo fidelizzazione e attrazione. Sono soldi che le aziende hanno a disposizione ma non utilizzano. Con Gility le aziende possono affidarsi a un unico consulente che si occupa di tutti gli aspetti burocratici, abbattendo i tempi e ponendosi anche da interlocutori con i fondi interprofessionali, per permettere alle aziende di ottenere velocemente il finanziamento (collaborando con enti su tutto il territorio nazionale ). Il 59% delle aziende intervistate segnala di avere tra i 2 ei 5 fornitori per coprire le necessità di formazione finanziata, obbligatoria e upskilling. Un mercato frammentato che spesso sfiducia gli imprenditori oi responsabilità di area ad andare oltre la formazione obbligatoria e, per necessità di tempo e rallentamenti burocratici.
Formazione, come e di che tipo
Da una vostra ricerca è emerso che sono i giovani quelli più attenti a certi standard di formazione. Sono loro che la chiedono?
“Portare la formazione in azienda fa parte della cultura aziendale e della sensibilità di manager e Amministratori delegati. Ma è anche un tema di settore a volte, perché oltre a quella obbligatoria è difficile che nelle PMI, ad esempio, venga fatta formazione continua. Nelle aziende giovani dove c'è una media di anzianità più bassa, l'esigenza di portare la formazione (e soprattutto sul digitale) è più alta. I giovani si informano su Instagram, dai canali digitali e questa cosa oggi se la aspettano un po' anche dall'azienda e nell'azienda.
Che non vuol dire solo guardare dei video, ma avere proprio il manager che impiega due ore in un mese e fa la formazione alle risorse (o chi per lui). C'è anche un tema di incentivi, la Puglia ad esempio ha molti più incentivi pubblici sulla formazione, quindi è anche molto territoriale: dove hai più incentivi e dove la forma di finanziamento è più semplice sarà più facile anche coinvolgere le aziende nel fare formazione”.
Un altro dato interessante sono anche gli ambiti in cui c’è più richiesta, quindi esigenza di formazione: ovvero sulle soft skill, competenze digitali e green skill
“Per le nuove generazioni la formazione aziendale è fondamentale. Anche se l'85% delle aziende rispondenti (200 tra aziende, PMI e microimprese) considera molto importante o fondamentale fare formazione aziendale (in aggiunta a quella obbligatoria), l'investimento maggiore è soprattutto per potenziare le hard skill, le abilità tecniche che si applicano a mansioni o compiti specifici (32%), rispetto a un desiderio dei dipendenti (83%) che vedrebbe invece prioritaria una formazione sulle competenze digitali e tecnologiche, su cui invece le imprese intervistate concentrano solo il 27% dell'attenzione.
Lo stesso mismatch tra azienda e dipendente si trova anche sul fronte soft skill: solo il 20% della formazione programmata dalle aziende si concentra in questa area, contro un 54% richiesto dai dipendenti che percepiscono chiaramente il valore di implementare le competenze che riguardano le capacità relazionali e comportamentali nel contesto lavorativo, così come le lingue straniere, fondamentali per interfacciarsi con i mercati esteri ma inserite nei percorsi formativi solo per un 5% contro una richiesta del 50% dei lavoratori.
Significativo, infine, quanto sia ancora bassa la sensibilità di PMI e micro-imprese, per le tematiche di sostenibilità, le cosiddette green skill; anche su questo fronte i lavoratori vorrebbero più formazione (15%), mentre le aziende ancora offrono poca formazione in materia (4%).
Per le nuove generazioni è importante avere un sistema che mette le competenze al centro dell'esperienza personale. La formazione è ancora legata a un'opportunità, non a una strategia aziendale, soprattutto nelle aziende piccole. Il nostro obiettivo è portare la formazione a essere parte integrante della cultura aziendale, non solo quella obbligatoria. Anche quella su tematiche attuali come l'AI, dove c'è un bisogno altissimo di figure formate su temi specifici come questi”.
Cosa vogliono i giovani?
“Un approccio ibrido all'apprendimento continuo che unisce l'e-learning asincrono per la teoria all'interazione per la pratica. Il bisogno di formazione è sempre più evidente e risulta fondamentale che possa essere fruita digitalmente per una maggiore flessibilità (l'86% dei rispondenti), risparmio di tempo (80%) e semplicità di accesso (60%). Il 74% delle aziende nel mix di metodologie formative inserisce infatti la modalità e-learning on demand (asincrona) e il 69% delle aziende usa la live. Solo il 4% utilizza strumenti altamente tecnologici come VR o metaverso: sebbene vi sia curiosità, l'implementazione pratica è ancora embrionale. Le principali aree su cui le aziende credono sia più importante attivare o hanno già attivato percorsi di formazione sono: vendite (64%), marketing (56%), amministrazione e finanza (55%). Tra i trend 2024 su cui le aziende orienteranno le strategie formative non mancheranno le competenze digitali, l'intelligenza artificiale, accompagnata da Leadership, Diversity e Inclusion, Digital Marketing, ESG e Sostenibilità”.
L'analisi rivela che per il 49% delle aziende intervistate la formazione aziendale sia importante soprattutto come leva per attirare e coinvolgere i talenti più giovani
"Le nuove generazioni manifestano la maggiore esigenza di formazione, con una marcata attrazione per un approccio flessibile all'apprendimento continuo e il bisogno non solo di formarsi sulla teoria, ma di applicare concretamente quanto appreso”.
In Italia si investe ancora poco
Dal punto di vista della competitività, sempre nell'ambito della formazione, l'Italia a livello europeo come si pone?
“Rispetto ai competitor internazionali, purtroppo noi investiamo ancora troppo poco. In Italia investiamo circa 5 miliardi di euro all'anno in formazione (fonte BCG). In Germania investono quasi il doppio, così come in UK. Questo accade per due ragioni: il fattore culturale e una questione di dimensione aziendale. Cioè, in Italia abbiamo un tessuto imprenditoriale (90%) formato soprattutto da PMI (piccole e medie imprese) ed è quindi difficile investire tempo e risorse per seguire anche questa parte della formazione. Ed ecco l'esigenza di avere un interlocutore unico che dà consulenza, metodo e strumenti (la nostra piattaforma proprietaria) e costruisce per le imprese un piano formativo su misura. Inoltre, in Italia abbiamo ancora un po' di retaggio culturale che la formazione non sia una cosa di valore per l'azienda”.
Ci sono altri dati dell’analisi che vi hanno sorpreso, sia in positivo che in negativo?
“Sicuramente il fatto che i dipendenti stessi sono più sensibili delle aziende sui temi di formazione e che oggi sono soprattutto i giovani a trainare questo bisogno. C'è tanta attenzione, sempre più alta, per le green skill, che sono anche competenze necessarie per le aziende stesse. In vista degli obiettivi dell'Agenda 2030 sarà fondamentale avere competenze ESG e costruire quindi percorsi strutturati per formare le risorse a colmare questo gap, così come quello sulle competenze digitali e su tematiche nuove come l'utilizzo dell'AI in azienda”.
Gility nasce da un'esigenza, da una necessità che avevate intercettato dalle stesse imprese?
“Gility nasce dall'attività di ricerca del Fondo Boost Innovation, che fa capo a CDP Venture Capital Sgr, che ha intercettato questa esigenza nel panorama aziendale italiano. Da qui è nata un'opportunità di mercato, quella di coprire una fetta di aziende che sono completamente fuori dal mercato da formazione, perché non c'è un interlocutore unico che le aiuti a muoversi tra i corsi o semplicemente a creare piani formativi strutturati e fatto su misura”.