"Fai la prima mossa e vai sempre avanti, qualunque cosa accada". No, non è la classica frase motivazionale: chi l’ha scritta ne è l’incarnazione vivente. Whitney Wolfe Herd è un’imprenditrice americana che di prime mosse di successo ne sa qualcosa. Co-fondatrice di Tinder e ora a capo del social (e app) di incontri Bumble, è la più giovane donna della storia ad aver quotato la sua startup in Borsa e, dopo l’esordio sul mercato azionario, ha ottenuto anche il primato di più giovane miliardaria self-made del mondo. A soli 31 anni. Wolfe Herd possiede quasi il 12% della società, che al momento vale 1,6 miliardi di dollari. Numeri che fanno tremare al solo pensiero, anche perché la strada, per la ragazza nata a Salt Lake City e laureata in Studi Internazionali, non è stata sempre così in discesa. Ma non le sono mai mancati il coraggio e la grinta per andare avanti, qualunque cosa accadesse. Nel 2010 apre la sua prima attività a scopo benefico: comincia a vendere borse di bamboo e devolve il ricavato alle zone del Golfo del Messico colpite dal disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. A 23 anni entra a far parte del team di sviluppo di Tinder, una tra le più famose e usate applicazioni di dating online al mondo. A Whitney affidano il posto di vice presidente marketing ed è lei a scegliere il nome dell’app, che in italiano si traduce con “cosa infiammabile”.
Con Tinder si incendia la carriera di Wolfe Herd, perché diventa in pochissimo tempo un successo mondiale. Un fuoco che però brucia solo per due anni: "Sono stati tempi molto duri, non vedevo più una carriera per me – ricorda – Avevo 24 anni, avevo fondato una delle più celebri startup tech, ma Internet mi odiava. Allora mi sono svegliata un giorno e mi sono detta ora è tempo di ricostruirmi". Dopo aver lasciato Justin Mateen, altro cofounder in Tinder, quest’ultimo inizia a insultarla in pubblico e durante i meeting di lavoro, con la compiacenza dell’allora Ceo. Wolfe Herd lascia l’azienda e la cita in giudizio per molestie sessuali. Una scelta che alimenta l’odio verso di lei anche in Rete. "Non l’ho fatto per soldi, ma per il mio duro lavoro. Volevano cancellarmi dalla storia dell’azienda. Non voglio prendermi il merito di Tinder, ma ho avuto un ruolo importante nel team e volevo che questo fosse chiaro al mondo". Nel frattempo la fiamma dentro di lei non si è completamente spenta e già nel 2014 inizia a abbozzare una nuova idea di business: un social per sole donne che avrebbe fatto concorrenza a Instagram. Poi, una sera, l’appuntamento col destino. Vedendo la Sadie Hawkins dance, una danza nella quale solo le donne possono invitare gli uomini a ballare con loro, le viene un’idea: realizzare un’app di appuntamenti dove sono solo le donne che possono fare la prima mossa, inviare il primo messaggio. Nasce Bumble Inc., una società di social media che gestisce l’applicazione di incontri online facilitando la comunicazione tra gli utenti interessati. La sua missione è ben precisa: porre fine alla misoginia. Whitney combatte contro i pregiudizi della gente: "Mentre costruivamo Bumble ci dicevano che era impossibile creare un marchio e una piattaforma di successo per le donne", ha raccontato. Obiezioni che non hanno fatto altro che alimentare la sua volontà di andare avanti. In un post su Instagram del 2017, raggiunti i 100mila utenti, ha ricordato gli inizi, quando per convincere i primi 100 utenti a scaricare l’app ha fatto di tutto: dal distribuire biscotti di Bumble in cambio di download, al vestire il suo cane come un’ape, all’appendere striscioni ovunque. Strategia che si è dimostrata di successo: nel 2020 aveva accumulato $ 376,6 milioni di entrate, quando ancora non era quotato in Borsa. Ma Bumble negli anni è diventato qualcosa in più di un’app di dating per donne: ci sono delle feature che favoriscono le utenti nel networking, altre invece che le aiutano a inserirsi nel mondo del lavoro. L’azienda è impegnata molto sul fronte politico: proprio da una battaglia di Whitney è passata una legge in Texas che punisce l’invio di foto di nudo quando non richiesto espressamente da una utente. Mentre il team lavora per estendere questa legge anche nello Stato della California. Dietro il successo di quest’app – che oggi conta più di 650 dipendenti a tempo pieno in Texas e uffici anche a Londra, Mosca e Praga – c’è molto di più. C’è il successo di una donna che si è fatta da sola e che con determinazione e tenacia ha cambiato un certo modo di vedere il mondo. Anche se per ora rimane una mosca bianca nel suo settore: su 442 società quotate in Borsa lo scorso anno, solo quattro avevano fondatrici o amministratori delegati donne. Ma Wolfe Herd non perde la speranza per il futuro e lancia un appello a tutta le donne che vogliono fare carriera nel tech: "Una donna per stare al comando non deve aspettare che qualcuno apra le porte al posto suo. Se le sue braccia funzionano bene, deve farlo da sola. Solo così avrà rispetto per se stessa e guadagnerà il rispetto degli altri".