L’intelligenza artificiale, il rapporto con quella umana, le opportunità di costruire un futuro più equo e inclusivo anche attraverso le nuove tecnologie. Ne parleremo con i tanti ospiti al quarto Festival di Luce il 19 ottobre, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Presente anche il comitato scientifico, di cui fa parte Luisa Bagnoli, economista comportamentale e presidente di Scientific Tech House.
Esperta in robotica, dice però che il suo credo è “Future is space for Human Creativity”. Ma l’intelligenza artificiale non è nemica della creatività umana?
“Secondo me sicuramente l’intelligenza artificiale può combattere la nostra creatività, sostituirla. Ma allora la domanda è: era vera creatività? Questo è semplicemente uno spunto. Noi dobbiamo vivere l’intelligenza artificiale in maniera ferma, realistica, pratica, concreta, lucida”
Cioè?
“È come avessimo un coach, un mentore, che dobbiamo guardare in faccia e chiederci: “mi sta provocando? È qui per aiutarmi?“ Prenderlo in senso proprio di mentorship, di challenge: pensare che l’intelligenza artificiale mi voglia far salire un gradino sopra le mie possibilità”.
È indispensabile che ci sia sempre un’idea creativa e umana alla base?
“Assolutamente sì. Per assurdo questi sono strumenti che per chi ha l’idea la moltiplicano. Prima, la creatività era solo fare bene un disegno. Certo, ma non è creatività quella roba lì, se non c’è anima. L’IA darà molto potere a chi ha idee. Mentre prima io avevo idee ma mi ci volevano i soldi o saper disegnare o comunque saper delegare, oggi ho tutto insieme: dall’idea divento quasi una società, una piccola società, riesco a far collassare un’idea nel campo della realtà”.
Ecco che da nemico, l’IA è diventata opportunità.
“Grazie ad essa ora si possono realizzare nella vita delle cose che prima non facevamo perché mancavano il tempo o le risorse: ti finiva la vita e sentivi di aver voluto fare di più. Oggi abbiamo la chance di poterlo fare. Non ci sono più scuse. Penso soprattutto ai giovani ma anche alle donne che non hanno un lavoro e potere magari a livello economico all’interno della famiglia: ora, con un’idea, possono acquisire quel potere, possono fare qualcosa, costruirsi un impiego e un’identità autonoma”.
Ha fondato Scientific Tech House per “costruire ponti tra Passato e Futuro”. Che significa?
“Dobbiamo fare della robotica un ascensore della persona. Volevo provare a fare un po’ come gli americani che tengono insieme purpose e fatturato. Noi in Italia o parliamo di scopo, di mission, o parliamo di aziende che vanno bene. Invece dobbiamo imparare a fare aziende con una missione di vita. E la missione di Scientific Tech House è cercare di portare l’utilizzo delle tecnologie all’aumentare dell’umanità vera e propria. Sono convinta che non siamo ancora veri esseri umani, siamo troppo cattivi, troppo mediocri. È una nuova sfida, ma per vincere dobbiamo essere tanti. Non si fa più da soli. Dobbiamo essere uniti, insieme, persone di varie tipologie e di varie età. Proprio per dare un’anima collettiva a questa intelligenza artificiale che non ce n’è una, ce ne sono tante”.
L’evento è gratuito, basta registrarsi al link