"Ho attraversato l’inferno senza distogliere lo sguardo dai fiori. Sono ancora vivo"

Il pianista Allevi racconta la sua lotta contro la malattia e il potere salvifico della musica. Un viaggio nella notte che porta alla rinascita.

19 ottobre 2024
"Ho attraversato  l’inferno senza distogliere lo sguardo dai fiori. Sono ancora vivo"

Il pianista Allevi racconta la sua lotta contro la malattia e il potere salvifico della musica. Un viaggio nella notte che porta alla rinascita.

di Andrea Spinelli

Allevi dice che l’importanza di vivere il presente gliela rammentano per strada i sorrisi della gente, distogliendo per un attimo il pensiero dalla malattia che l’assilla da quella sera, a Vienna, in cui il dolore gli impedì di alzarsi dal piano per ricevere l’applauso della Konzerthaus. Ma è un altro Giovanni quello che stasera, intervistato dalla direttrice di QN Agnese Pini, racconta alla platea di Luce! il suo viaggio nella notte e i nove “doni” che gli ha lasciato, come li chiama nella sua ultima riflessione letteraria, pubblicata di recente.

"Sto vivendo un abbraccio travolgente da parte delle persone che mi fermano per strada e mi rivolgono sempre la stessa, fatidica, domanda: come va? - dice il pianista-compositore ascolano - . Un segno d’affetto, di comprensione, davanti a cui per un attimo spariscono tutte le difficoltà. Ed è una meraviglia".

Il 20 febbraio torna a Vienna, con che animo?

"La notizia del concerto mi ha commosso, perché quello per me è un luogo sacro. Il punto geografico in cui ho acquisito una nuova consapevolezza aprendo la mia anima ad un’esperienza che, seppur dolorosa, m’ha permesso di scoprire cose sconosciute. So già che quella sera vivrò una gioia indescrivibile, innanzitutto per il fatto di essere ancora vivo, ma anche di avere attraversato l’inferno senza distogliere lo sguardo dai fiori. La musica si alimenta del buio e mi dà possibilità di afferrare la luce".

Sulla tastiera del pianoforte, cosa le muove dentro quella sequenza “do-la bemolle-mi-si-re-do-do”?

"Appena ricevuta la diagnosi e superato l’inevitabile sgomento sono andato a cercare le note che scaturivano da quella parola mai sentita prima: mieloma. Mi sono accorto che la melodia prodotta era di sorprendente bellezza e romanticismo, così, durante il ricovero, l’ho usata come spunto per la composizione di un concerto per violoncello. Insomma, questo piccolo procedimento matematico-musicale per tradurre le lettere in note già utilizzato a suo tempo da Johann Sebastian Bach mi aveva per un attimo strappato all’angoscia della situazione offrendomi un chiaro segnale del potere salvifico della musica".

In questi due anni ha composto altro?

"Ho scritto moltissime cose per pianoforte solo e un calcolo approssimativo dice che durante la degenza sono riuscito ad elaborare una mole di musica che in passato mi avrebbe richiesto almeno dodici di anni di lavoro. Credo che l’anno abbondante passato sotto l’effetto di potenti oppioidi mi abbia procurato un’alterazione della creatività musicale".

Come un poeta della beat generation...

"Forse - e sottolineo, forse - i freni inibitori e il controllo sono venuti meno lasciando le note esplodere nella mia testa. L’incontro con il potente analgesico a scopo terapeutico Fentanyl, infatti, da un lato è stato tragico, perché l’interruzione (un po’ troppo veloce) dell’assunzione mi ha fatto precipitare in una brutale crisi d’astinenza, ma dall’altro risolutivo perché l’effetto analgesico è riuscito a ridurre fortemente il dolore. L’esperienza mi ha reso consapevole del dramma che si vive in stato di tossicodipendenza, quando, invece del giudizio morale della società, si avrebbe bisogno di umana compassione. Ho capito pure, però, che in certi frangenti la forza di volontà è decisiva".

Una vera traversata del deserto.

"Davanti alle difficoltà, cercando l’animo del fanciullino che mi porto dentro, ho trovato invece quello del guerriero. Mentre sul terrazzo di casa correvo avanti e indietro in preda alla più nera delle crisi d’astinenza non facevo che ripetermi: sei un combattente e devi trovare la forza di resistere. È andata avanti così per due settimane, ma alla fine ce l’ho fatta, e mi sono tirato fuori dall’incubo grazie ad una forza d’animo uscita chissà da dove".

Come l’ha detto ai suoi figli?

"C’è chi sostiene che ai figli in certi frangenti si debba dire tutta la verità e nient’altro che la verità, ma io non me la sono sentita. Dalle ripetute assenze e dagli effetti della chemioterapia qualcosa debbono aver pur immaginato, però si sono concentrati su altro sposando con passione l’idea del papà guerriero".