“Gli uomini e le donne si spostano in modo diverso”

Mara Tanelli, professoressa ordinaria di Automatica al Politecnico di Milano, ci parla di mobilità inclusiva: “Chi progetta i percorsi del trasporto pubblico deve tenere conto di queste esigenze diverse”

di EDOARDO MARTINI
13 ottobre 2024
MAXRESDEFAULT

Mara Tanelli, docente del Politecnico di Milano e delegata a Diversità e Inclusione, tra gli ospiti del Festival di Luce!

Quante volte avete sentito parlare di mobilità green? E di barriere architettoniche? E se aggiungessimo il tasso di occupazione femminile, che in Italia è basso? I temi riconducono a Mara Tanelli, professoressa ordinaria di Automatica al Politecnico di Milano e delegata della Rettrice per Diversità e inclusione, tra gli ospiti del Festival di Luce! il 19 ottobre a Palazzo Vecchio. 

Come partecipare al festival

Vi ricordiamo che per partecipare all'imperdibile Festival di Luce!, che sarà il 19 ottobre a Palazzo Vecchio, e rimanere aggiornati sul programma, basta iscriversi sul sito dell'evento: clicca qui per iscriverti agli eventi del pomeriggio, la mattina è già sold out.

L’intervista

La sua attività di ricerca si è focalizzata molto sull’ambito della mobilità, quali sono le novità green?

“La mobilità green sicuramente passa attraverso una transizione verso l’abbandono dei combustibili fossili a favore di una mobilità elettrica chiaramente alimentata dalle rinnovabili. Il tema fondamentale è il modal shift, cioè bisogna cambiare il modo in cui le persone si muovono. Perché se io rimpiazzo il numero di auto private che ho adesso con lo stesso numero di auto elettriche, non ho tanto risolto il problema. Devo proprio diminuire il numero di vetture circolanti. Quindi avere della soluzione del traporto pubblico o condiviso che siano accettabili dalle persone. Anche perché la singola persona non deve risolvere il problema della mobilità green. È un problema che quindi va affrontato non solo dal punto di vista della tecnologia per la mobilità, ma anche dalla progettazione delle città e del trasporto pubblico”.

Come coniugare mobilità e inclusione?

“Ci sono delle situazioni abbastanza facili a cui non si pensa: ad esempio le differenze di genere. Gli uomini e le donne si spostano in modo completamente diverso. Ci sono un sacco di studi che fanno vedere come gli uomini fanno spostamenti ripetitivi su arterie principali (casa-lavoro, lavoro-casa). Le donne fanno invece quello che viene chiamato Trip Chaining cioè per andare da un punto A a un punto B concatenano un sacco di spostamenti brevi e potenzialmente tortuosi. Chi, per esempio, progetta i percorsi e gli orari del servizio di trasporto pubblico rischia di essere profondamente esclusivo se non tiene conto di queste esigenze. È un tema quindi di pianificazione, di progettazione. Ci sono un sacco di soluzioni, anche a basso impatto tecnologico, che potrebbero far diventare immediatamente la mobilità corrente inclusiva”.

A proposito di università. Lei ha parlato di “stereotipi millenari”, che portano le studentesse ad escludere a priori le materie scientifiche e tecnologiche...

“E’ un fenomeno molto difficile da sconfiggere. Ad esempio, al Politecnico abbiamo l’11% di ragazze iscritte a ingegneria meccanica e il 55% iscritto a ingegneria biomedica. Ovviamente non c’è niente di particolarmente femminile, nel senso stereotipato del termine, in quest’ultima se non il fatto che evochi poi un ambiente ospedaliero, di cura. Secondo me bisogna fare un lavoro molto forte anche sulle famiglie. Spaventano ancora le esperienza di vita che, perlomeno nella mente del genitore, le relegano in ambienti maschili, percepiti come pericolosi. Bisognerebbe raccontare molto di più, anche con l’aiuto dei media tradizionali, che questi ambienti di lavoro sono pieni di donne competenti, che hanno carriere che non impediscano le soddisfazioni personali. E quindi portare queste donne, ingegnere tecnologhe, più alla ribalta”.