"Io sono Gen Z, ovvero quella generazione a cavallo tra l’analogico e il digitale che ha vissuto l’adolescenza su Facebook, quindi il primo approccio al mondo social" racconta Gaia (Gozzi), vincitrice quattro anni fa della diciannovesima edizione di ’Amici’ e trionfatrice dell’estate 2024 con ’Sesso e samba’ in coppia con Tony Effe.
"Credo che tutta questa tecnologia costituisca uno stimolatore di endorfine, divenuto parte del nostro quotidiano. Se usato con coscienza è un moltiplicatore. Ho metà della mia famiglia in Brasile e mi regala un contatto istantaneo, capace di abbattere la distanza. D’altronde ho iniziato questo percorso durante il Covid, quando il computer o il tablet erano gli unici strumenti di condivisione, dobbiamo avere un po’ di consapevolezza nell’usarli".
Un 2024 da incorniciare, il suo.
"Penso di aver vissuto molto intensamente quest’anno, passando dal palco di Sanremo, ospite di Big Mama assieme ad altre giovani donne molto forti della mia generazione quali La Niña e Sissi, a un singolo estivo di successo come ‘Sesso e samba’, ai concerti, alla Notte della Taranta. Credo che tutto arrivi al momento giusto, sono riuscita a prendere il bello di quello che mi è arrivato e ne sono contenta. Penso sia stata una bella estate che mi ha dato pure la possibilità di tornare sui palchi dando vita un circolo virtuoso".
Il prossimo mattoncino sul muro della sua carriera?
"Sto scrivendo tanto. Quindi sono molto focalizzata sulla musica. Sto pensando solo a scrivere canzoni, poi si vedrà. Sanremo? Chi lo sa, se mai dovesse capitare, perché no".
Un riferimento musicale assoluto?
"Amerei follemente poter scrivere una canzone con Caetano Veloso. Ha 82 anni, ma, come Ornella Vanoni, è un protagonista della canzone senza tempo".
È un mondo maschilista?
"Credo che il mondo in generale e non solo l’Italia, quindi, sia ancora molto patriarcale e maschilista. E questa impronta c’è pure nella musica. Per noi donne è più complicato affermarsi. Grazie al cielo c’è un’evoluzione in corso. Vedo mia sorella, che ha 12 anni meno di me, già con un’altra testa e tanti concetti che io ho faticato ad assimilare lei li ha già ben chiari nel suo ‘database’. Il femminismo in cui credo è un femminismo inclusivo. Non punta a giudicare solo quel che non funziona, ma a costruire. È importante andare ai concerti delle donne e ascoltare quello che hanno da dire. Una luce in fondo al tunnel la vedo".
Italia e Brasile sono diversi sotto questo aspetto?
"Trovo il Brasile molto più avanti dell’Italia sotto il profilo sociale. Ci sono donne trans in top charts; omotransfobia, misoginia, abilismo e razzismo sono penalmente perseguibili. Il multiculturalismo aiuta e sotto questo profilo è un paese che ha lottato molto".
Andrea Spinelli