"Sicuramente la tecnologia incide tanto sulla musica d'oggi, ma rimaniamo entrambi portatori sani dell'idea che deve essere un aiuto e non un rimpiazzo" affermano i Santi Francesi, all'anagrafe Mario Francese e Alessandro De Santis, parlando della relazione tra canzone e innovazione di cui parlano stasera sul palco di Luce!. "Come l'utilizziamo noi, in maniera non invasiva per creare un suono nuovo o migliorare una traccia di voce, ci sta bene. Sostituirla all'essere umano, come minacciano certi utilizzi dell'Intelligenza Artificiale, no".
Qual è il rischio del surplus tecnologico dei nostri giorni?
De Santis: "Quando un telefonino finisce in mano ad un ragazzino di dieci anni la possibilità che accadano inconvenienti è reale se non c'è un'educazione all'utilizzo di quel dispositivo. La mia preoccupazione riguarda i giovanissimi, perché sono pure i più indifesi, ma è chiaro che la tecnologia ha miliardi di utilizzi idonei a migliorarci la vita, a cominciare dal campo del lavoro o da quello della medicina".
Sulla tua attività come ha avuto impatto?
Francese: "In fase pre-produttiva dove non arriviamo noi, ci affidiamo alle macchine, che frattanto hanno raggiunto un alto livello qualitativo. Ma lo facciamo giusto per capire che direzioni possono prendere un brano che stiamo componendo e quale può essere il risultato finale. Ovvio che la registrazione vera e propria la faremo con dei fonici in carne ed ossa perché l'apporto della loro esperienza è insostituibile".
De Santis: "Questo perché la creazione rimane sempre e solo umana. Basta pensare che il nostro imminente ep 'Potrebbe non avere peso' (in uscita l'8 novembre - ndr) è stato registrato in una villa sulle colline di Parma in modo rigorosamente analogico, realizzando un mix fra ciò che è moderno e tecnologico e quanto è più vintage e più vero".
Francese, la sua laurea al Politecnico di Torino quanto influisce sulle vostre scelte di band?
Francese: "Poco e nulla. Quella in ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione, infatti, è una laurea strana, legata, se si vuole, ad una branca un po' più 'artistica' della conoscenza tecnologico-applicativa. Sono sempre stato un mezzo nerd, patito di computer, e quindi ho acquisito certe capacità prima ancora di andare all'università".
A novembre vi parteciperà un tour nei club, con tappe pure a Firenze il 26, Bologna il 29, Milano il 10 dicembre. E poi?
De Santis: "In controtendenza coi tempi, la nostra scelta è quella di rallentare e, al limite, fermarsi a riordinare le idee prima di compiere passi in cui potremmo non riconoscerci fino in fondo. Sotto questo aspetto l'esperienza fatta nella villa parmense ci ha fatto capire cosa vogliamo fare nella vita: i musicisti che scrivono canzoni e le pubblicano Ma anche vivere Per assorbire esperienza da mettere poi nella nostra musica".
Sanremo?
De Santis: "Se Carlo Conti ha sentito qualche nostra canzone, l'ha fatto su Spotify. Perché noi non gli abbiamo mandato niente. Il nostro intento è solo quello di concentrarci sulla musica e il Festival al momento non è tra gli obiettivi".
Artisti con cui trovarsi prima o poi?
De Santis: "Citiamo sempre Elisa, perché rimane una delle più belle voci della storia della musica italiana, ma anche un incontro Sick Tamburo sarebbe estremamente affascinante. Fra gli stranieri sarebbe molto interessante conoscere Aaron Bruno degli Awolnation, che fra l'altro è anche di origini italiane".
Francese: "Senza dimenticarci di quei Twenty One Pilots che rimangono un riferimento obbligato".
Andrea Spinelli