Una carriera che negli ultimi venti anni lo ha visto protagonista della scena musicale italiana, al fianco di artisti come Tiziano Ferro, Jovanotti e Giorgia. Ma anche con nomi dell’underground come Dark Polo Gang, Nayt e Asteria. Oltre a grandi nomi internazionali come Alicia Keys e John Legend. Una vita vissuta da Padova a Los Angeles, dove ha la cittadinanza, lontano dalla Milano che lo ha portato in alto e che non ha mai abbandonato. Un ritorno, quello del 2022, anche con un progetto artistico, con il nome di CanovA. Michele Canova Iorfida ha 52 anni e il 19 ottobre sarà ospite al Festival di Luce!, dove parlerà del rapporto tra intelligenza artificiale e musica, insieme a tanti altri ospiti.
Canova, ha prodotto tanti artisti in questi ultimi 20 anni. A che punto è la musica oggi?
“È tutto più veloce, anche con la prevalenza dello streaming e del digitale. Ciò si riflette nel modo in cui facciamo musica. I brani escono con una frequenza maggiore, in una modalità che è forse più simile ai social. Oggi il musicista è sempre più anche produttore...”
Ha nostalgia per la musica che si faceva quando ha iniziato?
“Tutti vogliamo qualcosa che non abbiamo. Un tempo i dischi si facevano per molti mesi, oggi sono in pochi a farlo. A Los Angeles ho iniziato a fare una canzone al giorno, concludevamo un brano in sette-otto ore. Per un produttore è bello perché permette di tenere viva la passione. Quando sono tornato, ho visto che questo metodo era arrivato anche da noi. Non è positivo o negativo, solo diverso”.
Oggi c’è più “freschezza”? Ha sempre avuto un occhio per gli emergenti...
“Questo periodo gasa molto. Ci sono tante possibilità. Basta inviare un messaggio su Instagram per far nascere una sessione. E piace mixare i generi. Venti anni fa sarebbe stato impensabile. Sugli emergenti, venerdì ho notato Non ho testa di Furo200x100 e 999Folo. L’anno scorso scovai Eva Bloo. E poi, prima che diventasse noto al grande pubblico, ho fatto Benedetto l’inferno con Rosa Chemical e Gianna Nannini, mettendo insieme l’underground con il big”.
Cosa c’è di diverso in America rispetto all’Italia?
“Ormai è tutto molto simile. C’è lo stesso metodo di lavoro. Un tempo i grandi studi come Sunset Boulevard erano miti inarrivabili, dove si faceva la differenza. Qualcosa di diverso c’è ancora: negli States si trovano mercati di nicchia che funzionano bene e poi c’è un maggior rispetto della musica e del suo studio. Alla fine, i top players sono negli Stati Uniti”.
Come vede l’Intelligenza artificale nella musica?
“Siamo solo all’inizio, ma è un grande aiuto. Dal filtrare i suoni a creare caratteristiche sonore particolari, passando per la velocizzazione dei processi, l’IA può davvero far comodo. La usiamo anche per ricreare la voce di cantanti famosi e per crearne di nuove. I programmi come Suno penso siano ottimi come meme, niente di più”.
Ci dica di più su programmi di IA generativa.
“Credo sia perfetto per divertirsi. Non c’è valore artistico. Il pubblico vuole sentire emozioni che i programmi non hanno”.
Vede anche delle criticità?
“Nella musica no, la standardizzazione è un fatto ricorrente, già dagli anni Sessanta”.
Come partecipare al Festival
Festeggia con noi il quarto compleanno di Luce! il 19 ottobre a Palazzo Vecchio, Firenze. Il filo rosso di questa edizione è l’Intelligenza Artificiale. La partecipazione è gratuita, basterà iscrivervi all’evento cliccando qui.
La prima parte della giornata è già sold out, ma sono rimasti posti disponibili per il pomeriggio.