È importante la festa di Luce!, anche per noi del comitato scientifico. È importante per parlarsi guardandoci negli occhi, dopo le tante riunioni online. Ed è importante per fare il punto sui problemi dell’inclusione, che sono quelli che ci interessano. Quest’anno, in termini di crescita della coscienza inclusiva, è stato un anno di grande evoluzione, ma anche di grande resistenza. Abbiamo assistito a limitazioni dei diritti civili, e a una crisi economica che limita ancora più la vita delle persone. La società diviene però sempre più sfaccettata e le rappresentazioni al cinema e alla tv tengono conto delle molte diversità.
Per quanto riguarda il tema della quarta edizione del Festival, ovvero l’intelligenza artificiale, credo sia un dibattito molto interessante e sono contento di partecipare all’incontro. Mi è capitato di rifletterci, in particolare nel mio ambito, quello del cinema. Penso, ad esempio, ai due film italiani in cima al box office: "Vermiglio" di Maura Delpero e "Il tempo che ci vuole" di Francesca Comencini. Sono due film diretti da due donne, due film molto personali, intimi, coraggiosi, innovativi, sinceri. Ecco, l’intelligenza artificiale non potrà mai raccontare qualcosa di simile. Qualcosa di così irripetibile come queste due opere.
La domanda che porterò a Firenze è proprio questa: può esistere un’intelligenza artificiale d’autore? Le emozioni che ti può portare lo sguardo di un autore credo che per adesso l’Intelligenza artificiale non possa crearle. Credo, però, che l’IA possa essere utile riguardo alla lingua, alla inclusività della lingua. Come ‘dizionario’ che ci faccia da correttore per tutte le volte in cui il nostro linguaggio non è inclusivo.