Affidabili ed esperti: il mondo del lavoro riscopre il valore dei Baby boomer

Sgravi fiscali per la loro assunzione e trasversalità nell’offerta d’impiego. L’avvocato specializzato in Diritto del lavoro Francesco Antonio La Badessa: “È in atto una rivoluzione culturale e sociale”

di CATERINA CECCUTI
12 luglio 2024
Over 50 e lavoro (foto di repertorio)

Over 50 e lavoro (foto di repertorio)

Da “problema” a risorsa. Il destino degli over 50 nel mondo del lavoro è drasticamente cambiato nel giro di un decennio: se fino a pochi anni fa erano considerati una fascia di età poco attrattiva dal punto di vista del reinserimento lavorativo (reskilling), oggi sono tra i profili più ricercati dagli imprenditori, come dimostrano anche i dati Istat del dicembre 2023, secondo cui gli Over 55 occupati in Italia sono cresciuti del 15% rispetto al 2022 e sono destinati ad aumentare.

Le cause sono molteplici, dall’aumento dell’età media della popolazione fino alla denatalità che comincia a far sentire i propri effetti e all’emigrazione dei nostri giovani all’estero, che riducono progressivamente il bacino da cui gli imprenditori possono attingere per rispondere all’esigenza di personale. Senza dimenticare gli sgravi fiscali di cui le aziende possono beneficiare con l’assunzione di over 50. Ma c’è anche un’altra causa, come sottolinea l’avvocato Francesco Antonio La Badessa, partner dello Studio Ichino Brugnatelli e Associati di Milano e specializzato da quasi trent’anni in Diritto del lavoro:

“Dieci anni fa gli over 50 erano “zombie”, il ritorno nel mercato del lavoro per loro era difficile, o perlomeno non con contratti stabili. Poi c’è stato il Covid, un momento chiave, che ha rivoluzionato le logiche del mercato del lavoro. I dati Istat sono da leggere anche da un punto di vista socio-culturale: le assunzioni degli “Over” ora garantiscono una presenza nel medio-lungo periodo e un’affidabilità professionale. Inoltre, spesso chi ha almeno vent’anni di esperienza alle spalle, è portatore di abilità pratiche difficili da reperire tra i più giovani, elemento che rende queste generazioni ancora più preziose per le aziende, alle prese con la crescente difficoltà di trovare profili professionali specializzati.”

L'avvocato Francesco La Badessa
L'avvocato Francesco La Badessa

Quali sono le norme per l’assunzione agevolata degli Over 50 cui ha fatto riferimento?

“Per rilanciare l’occupazione degli over 50, il Governo ha confermato anche per il 2024 le agevolazioni per le assunzioni rivolte ai datori di lavoro, seguendo la legge Fornero. Parliamo di incentivi riconosciuti sotto forma di sgravio contributivo del 50% per gli imprenditori che assumono uomini e donne di età superiore ai 50 anni, disoccupati da almeno 12 mesi, che riconoscono al datore di lavoro la riduzione del 50% dell’aliquota contributiva a suo carico, per un periodo di 12 mesi in casi di assunzione a tempo determinato o per 18 mesi se il contratto è a tempo indeterminato o, ancora, se un contratto a termine viene trasformato in indeterminato. A sostegno del reinserimento lavorativo degli Over 55 (ma non solo) è arrivato anche il «Programma Gol - Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori», che si inserisce nell’ambito della Missione 5, Componente 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), dedicata alle politiche del lavoro. E molte Regioni italiane hanno attivato alcuni programmi per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di categorie considerate «svantaggiate», con contributi diretti alle aziende che assumono, preceduti da attività di formazione per l’upskilling o il reskilling (chi ha perso il lavoro e viene reinserito con riscrittura curriculare) dei potenziali lavoratori. 

Ma ci sono anche novità più recenti, con il DM del 25 giugno scorso. Se fino ad ora il tema era principalmente legato a dinamiche di sgravio fiscale e minori esigenze sul lavoro, con questa manovra il Governo intende agire sulla deducibilità fiscale per il reinserimento professionale non solo dei baby boomer, ma anche di tutte le categorie svantaggiate presenti sul panorama della domanda occupazionale. Possiamo dunque dire che il panorama giuslavorista attualmente sia molto dinamico, con soluzioni normative introdotte negli ultimi anni che hanno portato gli ultra cinquantenni ad avere un maggiore appeal per il mercato del lavoro”.

Quali sono le categorie professionali che trovano maggior impiego?

“Gli ambiti di impiego sono vari, e non soltanto legati alla riorganizzazione amministrativa o all’assistenza sanitaria (che vanno per la maggiore), ma anche a quei settori teoricamente riservati ai giovani, come il mondo telecomunicazioni e quello delle tecnologie. Gli over 50, non essendo nativi digitali, rappresentano un ponte di collegamento tra la generazione senior (che spesso rappresenta il datore di lavoro) e quella più giovane, nata già con lo smartphone in mano. Dunque possono avere una visione d’insieme maggiore, anche nel rendere comprensibile il mondo della tecnologia a quelle generazioni che hanno osservato la trasformazione dell’era digitale soltanto da lontano. L’esperienza degli ultimi anni insegna comunque che il ricollocamento ha tempi diversi a seconda del settore. Per quanto riguarda il terziario, è molto veloce nel mondo informatico e, in maniera quasi analoga, in quello della consulenza finanziaria, sia per i dipendenti che per chi ha ricoperto posizioni apicali all’interno di un’organizzazione. Le maggiori difficoltà si riscontrano in settori in cui è necessario maggiore dinamismo”.

Può spiegarci qualcosa di più rispetto al tema del reskilling?

“Le porto un esempio pratico: mi sono occupato della chiusura di un hotel con 120 dipendenti. Nell’accordo sindacale era previsto un piano di outplacing per cui i dipendenti si sottoponevano volontariamente alla riscrittura del curriculum per la ricerca di un nuovo impiego. Tra gli aderenti al programma c’è stato un tasso di occupazione pari al 94%.”

Che ruolo ha avuto il Covid in tutto questo?

“Il Covid ha ulteriormente accelerato la percezione del mondo riflessa sull’attività lavorativa: siamo passati da vivere in contesti reali, ad ambiti quasi completamente virtuali e i giovani sono più coinvolti in queste dinamiche rispetto agli over. Chi si affaccia oggi per la prima volta al mondo del lavoro è abituato a vivere sui social, comunica più volentieri tramite chat o piattaforme social e lo smart working diventa un’esigenza psicologica. Ma in questo modo non si creano dinamiche tipiche del momento della «macchinetta del caffè», un luogo dove ci si ritrova, ci si confronta e si fa team building; chi ha più di 50 anni è molto a proprio agio nel confronto faccia a faccia, che invece a volte mette più in difficoltà i giovani.”