Il dolore invisibile: l’endometriosi continua a essere ignorata dalla medicina e dalla società

Tre milioni di donne italiane soffrono di una malattia che provoca dolori ricorrenti e infertilità, ma la diagnosi arriva in media dopo dieci anni. L’Associazione progetto endometriosi denuncia ritardi diagnostici e scarsa formazione medica

di LAURA DE BENEDETTI
28 marzo 2025
L'endometriosi ha grosse ricadute sulle condizioni di vita di molte donne dal punto di vista psicologico, sessuale, sociale

L'endometriosi ha grosse ricadute sulle condizioni di vita di molte donne dal punto di vista psicologico, sessuale, sociale

Giornata mondiale dell'Endometriosi e mai come per questa patologia è importante avere una ricorrenza dedicata alla sensibilizzazione. Pur essendo infatti una malattia riconosciuta, servono ancora in media circa 10 anni perché, per circa tre milioni di donne in Italia (il 10 per cento della popolazione femminile in età fertile), si arrivi a una diagnosi.

Dolori e infertilità

L'endometriosi, malattia infiammatoria cronica, è caratterizzata sul piano fisico da forti dolori mestruali ed, in concomitanza dell’ovulazione, da cistiti ricorrenti, irregolarità intestinale, pesantezza al basso ventre, dolori ai rapporti sessuali, infertilità nel 35 per cento dei casi. Ma, al di là dell'aspetto puramente medico, ha grosse ricadute sulle condizioni di vita di molte donne dal punto di vista psicologico, sessuale, sociale.

Endometriosi, diagnosi tardiva

“Da vent'anni l'Associazione progetto endometriosi (Ape) è al fianco delle donne che convivono con l'endometriosi – spiega la presidente Annalisa Frassineti –. Abbiamo fatto passi da gigante nella sensibilizzazione, nella formazione dei medici e nel supporto alle pazienti, ma il nostro lavoro non è ancora finito. Troppe donne ricevono una diagnosi tardiva, troppe soffrono in silenzio senza risposte adeguate. In questa Giornata Mondiale vogliamo ribadire che stare male non è normale. Chiediamo maggiore attenzione alla ricerca, più formazione per i professionisti sanitari e un concreto supporto alle pazienti. Il nostro impegno continua, perché ogni donna merita ascolto, cura e rispetto”.

Corsi di formazione per medici, ginecologici studenti

Negli anni Ape ha realizzato 13 corsi di formazione rivolti a medici, ginecologi e operatori sanitari, interamente finanziati grazie ai fondi del 5 per Mille, col duplice obiettivo di ridurre il ritardo diagnostico e migliorare le cure offerte alle pazienti affette da endometriosi. Ha promosso inoltre dei momenti di formazione nelle scuole per il riconoscimento precoce dei sintomi. Negli ultimi mesi, ha anche intensificato la formazione per i farmacisti, con corsi mirati a migliorare la comprensione dell’endometriosi.

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Nessuna invalidità civile

L'endometriosi rappresenta ancora oggi un problema complesso sul fronte dei diritti e dell'assistenza sanitaria. Nonostante l'inserimento nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), la condizione rimane sottovalutata, specialmente per quanto riguarda il riconoscimento dell'invalidità civile e la tutela nel mondo del lavoro.

Endometriosi: nessun aiuto sul lavoro

Le donne con endometriosi frequentemente si scontrano con significative barriere occupazionali. I datori di lavoro tendono a ignorare le legittime richieste di adattamenti lavorativi, come il telelavoro, anche quando supportate da documentazione medica ufficiale. Questo atteggiamento alimenta un clima di discriminazione e mancato riconoscimento delle difficoltà reali vissute da queste pazienti.

Disparità territoriale

La vice-presidente Jessica Fiorini aggiunge: “Sul versante sanitario, emerge una forte disparità territoriale. La disponibilità di centri specializzati e percorsi diagnostico-terapeutici varia sensibilmente tra le diverse regioni italiane. Le zone settentrionali, ad esempio, mostrano tassi di ricovero per endometriosi significativamente più elevati rispetto ad altre aree del Paese. Tali differenze evidenziano un'urgente necessità di standardizzazione a livello nazionale. L'obiettivo deve essere garantire un accesso omogeneo a diagnosi precoci e trattamenti adeguati, indipendentemente dalla regione di residenza, assicurando così un'effettiva tutela della salute femminile”.