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"L'American dream" di Alessandra: dalla Sicilia a New York per realizzarsi come mamma e donna

La bella famiglia con cinque figli, l'addio all'Italia, lasciata perché non riusciva a trovare lavoro. Oggi la siciliana vive negli Stati Uniti, dove ha aperto una scuola online di lingua inglese

di CATERINA CECCUTI -
9 dicembre 2022
Alessandra_scimone_famiglia

Alessandra_scimone_famiglia

Da Messina a Pittsford (New York) per realizzare un sogno: quello di poter essere allo stesso tempo madre di cinque figli e avere la libertà di affermarsi anche professionalmente. Dalle nostre parti sembra un desiderio folle quello di Alessandra Scimone, nata in Sicilia nel 1973. E invece il suo progetto di vita, che nel nostro Paese non aveva trovato spazio né considerazione, con impegno e determinazione in America è diventato realtà. "Dopo avere bussato a moltissime porte e avere cercato numerose occasioni di lavoro che mi permettessero di portare il mio contributo economico alla famiglia - spiega la donna - ho capito che, per come vanno le cose in Italia, non è possibile sognare in grande e che, se riesci a ottenere un lavoro è già tanto, ma sarà difficile veder evolvere la tua situazione professionale. In America è tutto diverso: se hai un sogno e sei disposto a lottare per vederlo realizzato, le possibilità che ti si aprono sono infinite”. Comincia così la storia di una giovane donna del Sud, oggi madre di cinque figli, che aveva due grandi passioni: mettere su una bella famiglia e imparare l'inglese bene, così bene da poterlo anche un giorno insegnare agli altri. Oggi Alessandra è un’insegnante di lingua inglese, con una scuola di proprietà familiare che va a gonfie vele e che promette di cresce ancora, sull'onda dell'entusiasmo di progetti sempre nuovi. Peccato che, per realizzare questo suo sogno, sia dovuta andare nella cittadina di Pittsford, a pochi km di distanza dalla grande Mela.

La famiglia numerosa e le porte chiuse in faccia

Alessandra Scimone, siciliana espatriata in America per inseguire il suo sogno: insegnare la lingua inglese.

Ma partiamo dal principio: siamo in Italia, alla fine degli anni ‘90. Alessandra ha una laurea in Lingue e Letterature Straniere - conseguita con lode all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - e due Master in Mediazione Culturale e in Traduzione Editoriale. Bussa alle prime porte per ottenere un impiego, ma ad ogni colloquio l’attenzione del datore di lavoro cade sempre su quel piccolo dettaglio che esula dalla dimensione professionale e che si chiama “istinto materno”, molto forte nella giovane 23enne che è già madre di una bambina “Durante i colloqui mi chiedevano sempre cose del tipo: 'Ma intendi avere altri figli? Con una bambina piccola avrai tempo di fare gli straordinari? Ce la farai a spostarti fuori sede al bisogno?' Insomma, fin da subito ho capito che non sarebbe stato facile per me trovare un impiego. Anche perché non ho mai potuto nascondere il fatto che a me piacciono le famiglie numerose”. Sono parecchie le porte che Alessandra si vede sbattere in faccia, ma nonostante questo non si scoraggia e continua a custodire nel cuore quel sogno che coltiva da quando, ancora studentessa, era andata a trascorrere la sua prima estate negli States. “Avevo 18 anni quando venni per la prima volta in America per visitare dei cugini di mia mamma che abitavano nel New Jersey e frequentare dei corsi di lingua inglese. Percepii subito che in America, se ci credi e se lavori bene, niente è impossibile. Qui c'è un'idea di libertà diversa, che non ti porta mai a rassegnarti o a dire 'Lascio perdere, perché tanto è impossibile'. Di questa mentalità mi innamorai immediatamente e tornai in Italia con un sogno da mettere nel cassetto: quello di andare a vivere in America, un giorno”. Poi però la vita porta Alessandra a rivedere i suoi piani, perché diventa mamma molto presto. Alessandra, cosa rispondeva ai colloqui di lavoro quando le chiedevano come avrebbe conciliato il lavoro con la sua bambina? "Dicevo la verità, cioè che avrei fatto del mio meglio, che non potevo negare il desiderio di avere altri figli. Il risultato era che non arrivava mai una proposta di assunzione. Allora mi rassegnai, con mio marito Mauro decidemmo di avere altri figli e scelsi di dedicarmi esclusivamente alla famiglia. Usavo la lingua inglese solo per insegnarla alle mie bambine, ma cercavo di coltivarla al massimo per non dimenticarla".

L'idea dell'insegnamento

Nascono dunque altre due figlie e la vita di Alessandra continua tranquilla, come mamma a tempo pieno. Nel 2007, insieme alla famiglia torna in Usa per un viaggio estivo dove, mentre le bambine vivono l’esperienza del campus con i coetanei americani, lei segue un corso universitario di rinforzo della lingua. “È stato allora che un'insegnante mi ha notata, cercando di orientare anche me verso l’insegnamento. Essendo anche lei di origini europee, subito mi segnalò il CELTA (Certificate in Teaching English to Speakers of Other Languages), ossia la certificazione per l’insegnamento della lingua inglese come lingua straniera. Da qui la prima, vera opportunità di fare un lavoro che mi avrebbe permesso di valorizzare la mia passione per la lingua e la cultura americana. Tornata in Italia ho studiato per un anno ed ho ottenuto questo attestato. Poi mi sono messa di nuovo a cercare impiego ma non l'ho trovato. L'unica scuola a darmi un'occasione è stato un istituto privato bilingue di Monza, in cui mi viene chiesto di dare aiuto a bambini di età compresa tra i sette e i dieci anni, che non parlando un buon inglese avevano difficoltà ad apprendere le materie fondamentali insegnate da docenti madrelingua. Lavoravo tantissimo, pur avendo già tre figli. Ero entusiasta all'idea di aiutare i bambini, ma ero decisamente sotto pagata; per cui dopo un anno decido di chiedere un aumento. Davanti ad una risposta negativa ho scelto di andarmene, allora mio marito mi suggerì di aprire una scuola tutta mia. Iniziai così la mia prima avventura imprenditoriale nella città di Merate, in cui ci eravamo trasferiti dopo gli studi: un’esperienza basata su un metodo di insegnamento pragmatico che parte dai contenuti proponendo canzoni, giochi e laboratori per imparare l’inglese attraverso l’esperienza. Inizialmente i genitori dei miei alunni erano scettici, dicevano che non era possibile insegnare l'inglese ai bambini in questo modo. Ma poi, visti i risultati, hanno iniziato a ricredersi. Riuscii a mettere insieme dei piccoli gruppi di allievi, ma l'apporto economico che portavo alla famiglia era ancora molto scarso".

La crisi e il 'piano B'

Alessandra con il marito e i cinque figli

Nasce Victoria, la quarta figlia, poi arriva la crisi economica e nel 2011 anche l'azienda per cui lavora Mauro malauguratamente chiude. Ma, stavolta è proprio il caso di dirlo, non tutti i mali vengono per nuocere. Quello che sembra essere un incubo, grazie alla forte unione familiare e alla lungimiranza di un marito che crede nella propria moglie, si trasforma in un’opportunità di vita per tutti. Arriva infatti il momento giusto per sviluppare il ‘piano B’ di Alessandra: l'America. La famiglia chiede al Governo americano un visto come investitori. Per metterlo in pratica, però, è necessario dimostrare "il proprio contributo all’economia americana". Alessandra e Mauro vendono la casa, l'auto, la moto e tutto il vendibile per mettere da parte il capitale necessario a sviluppare il proprio “business plan” per una nuova attività. Nell'ottobre del 2012 il Governo Usa accoglie la proposta e lo stesso mese la famiglia si trasferisce. “Arrivammo in America con una valigia piena di sogni e quattro figli da sfamare. Il quinto, Ryan, sarebbe nato qui. Il sogno si era avverato, ma ora era il momento di alimentarlo per dimostrare di valere abbastanza per poter restare negli States. All'inizio non è stato semplice, ma grazie al supporto di mio marito che ha sempre creduto in me e nel mio progetto, ce l'abbiamo fatta. Il suo mestiere era sempre stato quello di amministratore di azienda. Una volta negli Stati Uniti lui mi disse 'Tu insegni e io mi occupo della parte amministrativa'. Se oggi abbiamo costruito qualcosa di prezioso è solo perché lui me lo ha permesso, anche in veste di genitore, occupandosi dei bambini mentre io ero impegnata a dimostrare che la mia idea non era solo un sogno. Oggi Little America LLC è una società americana solida, situata a Pittsford (NY) che offre programmi di scambio culturale, dotata di una filiale italiana a Merate (LC). Sono previsti programmi online per tutte le persone che, indipendentemente dalla loro età, vogliono imparare o migliorare l'inglese e acquisire maggiore familiarità con la cultura e lo stile di vita americano. Qualcuno lo fa per diletto, qualcun altro per questioni di affari oppure per viaggiare (abbiamo un corso apposito che si chiama “English for traveling”). Offriamo anche la preparazione all’esame TOEFL per studenti che vogliono frequentare l’università in America, e presentiamo programmi estivi a Pittsford per bambini, ragazzi e adulti che vogliono immergersi nella cultura e nella lingua americana. Insomma, in America si parte da un progetto di base, ma poi è normale crescere e sviluppare idee sempre nuove. Per esempio, l'ultimo progetto posto in essere è un child care tra le mura domestiche per bambini dai 3 mesi ai 5 anni, con programmi pre e dopo scuola che, a partire da gennaio 2019, è fornitore di assistenza all'infanzia con licenza NYS”.

I progetti per il futuro

Ma non è finita: tra le idee di Alessandra e Mauro c'è quella di creare un Child Care Center esterno (per aderire al quale ci sono già liste d’attesa), l’ampliamento delle classi online, il lancio di Club Tematici ecc. “Tutti sbocchi professionali che, con impegno e costanza, saranno sicuramente realizzabili. Il Child Care Center è considerato dal Governo un Essential Business, e per questo possiamo fare affidamento su numerosi supporti offerti dallo Stato di New York. Vorremmo inoltre metterci a disposizione di tutti i cittadini italiani che hanno il desiderio di trasferirsi in America, offrendo loro un supporto nella ricerca del business sul quale investire e mettendoli in contatto con un business planner e un immigration lawyer specializzati in E2 Visa (Visto per investitori) nonché aiutarli con la lingua e con il set-up. Negli States viviamo con la costante consapevolezza che in qualche modo ce la faremo, perché questa è la mentalità che si respira costantemente nell’aria di questo Paese". Insomma, la morale di quella che davvero può sembrare una favola a lieto fine è che "Io ho avuto il coraggio di rischiare tutto e alla fine ho vinto, ma soprattutto che gli Usa ci hanno insegnato a credere nei sogni”.  Un po’ come sottolinea la scrittrice americana Mary McCarthy: “Il lieto fine è la nostra fede nazionale/The happy ending is our national belief”.