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Home » Lifestyle » Ashley Adirika, 17enne nera, è stata accettata in tutte le 8 più prestigiose università Usa

Ashley Adirika, 17enne nera, è stata accettata in tutte le 8 più prestigiose università Usa

L'adolescente, residente in Florida con la madre single e quattro fratelli, sogna di poter aiutare le ragazze e le comunità di colore

Marianna Grazi
14 Giugno 2022
Ashley Adirika, 17 anni, dal prossimo autunno frequenterà la facoltà di Government a Harvard, dove poi si vuole specializzare in Legge

Ashley Adirika, 17 anni, dal prossimo autunno frequenterà la facoltà di Government a Harvard, dove poi si vuole specializzare in Legge

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Lei ce l’ha fatta. Ma vuole capire perché altri della sua comunità non hanno la sua stessa probabilità di realizzarsi. Perché anche l’educazione superiore, negli Stati Uniti, anzi forse soprattutto lì, è una questione elitaria (per non dire razzista, in molti casi). Ashley Adirika, 17enne nera residente in Florida, ha sempre sognato di frequentare una delle università della Ivy League (titolo che accomuna gli otto più prestigiosi ed elitari atenei privati degli Stati Uniti). Così, a fine autunno scorso, ha fatto domanda non solo per una, ma per tutte. Durante l’Ivy Day, il fatidico giorno di primavera in cui le più prestigiose scuole americane annunciano le loro decisioni di ammissione al primo anno, Ashley ha aperto otto finestre sul suo computer, una per ogni portale dei candidati. È apparsa una lettera di accettazione. Poi un’altra. E un’altra ancora. Finché non le ha ricevute tutte: Brown, Columbia, Cornell, Dartmouth, Harvard, Penn, Princeton e Yale.

Ashley Adirika
Ashley Adirika, 17enne nera della Florida, è stata accettata in tutte e otto le più prestigiose università americane, che fanno parte della cosiddetta Ivy League

Quello è stato uno dei momenti più assurdi nella vita di Adirika, la cui madre è emigrata negli Stati Uniti dalla Nigeria trent’anni fa. Quel giorno Ashley era circondata dai membri della sua famiglia, compresi i suoi quattro fratelli, che si sono uniti a lei gridando di gioia a ogni nuova lettera di accettazione. “Ho deciso di mirare più in alto possibile, mandando candidature a tutti, e di vedere se avrebbero fatto centro. Non avevo idea che sarei stata accettata da tutte le università – racconta alla CNN –. Il giorno dell’Ivy Day ricordo di aver pianto molto e di essere stata estremamente sorpresa”.

Pochissimi ammessi tra i candidati

La 17enne, che si è diplomata questo mese alla Miami Beach Senior High School, si unisce così a un gruppo super esclusivo: dal 2018, ogni scuola della Ivy League ha ammesso meno del 12% dei suoi candidati. Ad esempio quest’anno Yale ne ha accettati il 4,5%, la Columbia il 3,7% e Harvard solo il 3,2%, il numero più basso nella storia dell’università. Ashley ha ricevuto risposte positive anche da altre sette scuole di alto livello ma ha scelto Harvard, dove intende specializzarsi nella facoltà di scienze politiche e di governo. La giovane racconta di essersi sentita combattuta nella scelta tra Harvard e Yale, ma la decisione è stata presa in base alle sue aspirazioni di carriera: il suo obiettivo è imparare come funziona il governo e come le politiche possono aiutare a risolvere le disparità economiche nelle comunità.

“Prima di fare domanda di ammissione all’università, in realtà la mia prima scelta era Yale. Ma quando ho fatto ulteriori ricerche per quello che voglio fare nello specifico, cioè esplorare la sfera della politica, del sociale e cose di questo tipo, Harvard aveva un programma migliore”, racconta. Ashley ha già le idee chiare anche per il futuro: dopo aver completato il college spera di frequentare la facoltà di legge, poi, raggiunta la laurea, è tutto da decidere. “Sono molto appassionata di politica e di come usarla per dare potere alle comunità. Quindi, nel breve termine, per me si traduce nel volere diventare avvocato – dice –. In seguito voglio usare questa esperienza per lavorare nella sfera pubblica e sociale”.

L’organizzazione per aiutare le giovani donne

ashley-adirika-ivy-league
Ashley Adirika il giorno della consegna dei diplomi ha fatto un discorso sull’importanza di trovare la luce anche nei momenti più bui

Di un’altra cosa Ashley è abbastanza sicura: ha intenzione di continuare ad avere un impatto anche al di fuori del suo campus. Da liceale ha fondato “Our story, our worth” (La nostra storia, il nostro valore), un’organizzazione che offre assistenza, sostegno e sorellanza alle ragazze e alle giovani donne di colore. “Quando ero alle elementari, ho avuto il privilegio di partecipare a un programma di consulenza per ragazze. Sono stata seguita da donne che frequentavano l’università e che mi hanno insegnato nozioni importanti, mi hanno infuso fiducia e mi hanno dato lo sfogo di cui avevo bisogno per esprimermi”, ha scritto sul sito web dell’organizzazione. “Purtroppo, quando ho iniziato a frequentare le scuole medie e superiori, quel senso di conforto ha cominciato a svanire. C’era una grave mancanza di programmi didattici per le ragazze, tanto più per quelle di colore”.

Our Story Our Worth lavora attualmente con ragazze e giovani donne della comunità di Miami, ma Ashley spera di poterlo espandere a livello nazionale. La talentuosa 17enne attribuisce la sua etica del lavoro alle donne della sua vita, tra cui sua madre, single con cinque figli. “Mi ha trasmesso il valore dell’istruzione e del lavoro duro, così come tutte le donne forti della mia vita, ad esempio le mie sorelle maggiori – afferma Adirika –. Si tratta di sfruttare al meglio le opportunità che ho e di assicurarmi che i sacrifici che sono stati fatti per me non siano stati fatti invano”. Alla consegna del diploma, Ashley ha tenuto un discorso prima che gli studenti ricevessero le loro pergamene: indossando una fascia con la scritta “Black Girl Magic“, ha sottolineato l’importanza della preparazione, della serietà e del saper trovare la luce anche nei momenti più bui.

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  • Se spesso sentiamo parlare di body shaming rivolto alle persone in carne, c’è chi invece ha passato anni a sentirsi dire di essere “Troppo magra”. 

Ma ora Ema Stokholma dice basta e spiega il motivo di quel corpo che sia i fan che gli haters si sentono in diritto di giudicare. La 38enne francese naturalizzata italiana ha voluto zittire una volta per tutte quelle dicerie sul suo conto, rivelando di soffrire di un disturbo legato all’alimentazione: soffre di inappetenza, ovvero di mancanza di appetito, da quando era bambina. 

“Inappetenza significa che posso tranquillamente scordarmi di mangiare per più di ventiquattro ore senza sentire i sintomi della fame, soprattutto se lavoro molto o sono in viaggio. Intanto sono sotto peso da sempre e questo non mi sta più bene, voglio prendermi cura del mio corpo e dosare bene le energie che non mangiando non riesco a gestire.
Da 38 anni per mangiare correttamente mi devo sforzare di pensarci, mettere la sveglia apposta e ritagliarmi il tempo perché il cibo è davvero la cosa che più rimando nella vita dando spazio ad altre attività”.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #emastokholma #dca #disturboalimentare #inappetenza
  • Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.
“È stata fatta la volontà di Dio", dice Trump. E ascoltando con sgomento l’ex presidente del Paese che guida il mondo, ho pensato all’abnormità di parole che scavano voragini in ciò che noi occidentali abbiamo conquistato nell’ultimo secolo.

Perché il fondamento dei nostri tessuti sociali e politici è la laicità. È la laicità che ha garantito la nascita delle democrazie e il loro sviluppo, e che insieme alle democrazie ha accompagnato il lento progresso delle conquiste legate alle libertà personali. La laicità ha consentito al nostro mondo la possibilità di diventare – con tutti i limiti del caso – un mondo libero.

Laicità non significa rifiuto o negazione della religione, della fede, di Dio. Significa invece ribadire che la religione, la fede, Dio debbono restare in una sfera che attiene al proprio intimo, alle proprie personali e legittime e sacrosante convinzioni. Senza mescolarsi con lo Stato. Il fondamento della laicità prevede che si preservino i diritti – come quello all’aborto – salvaguardando sensibilità, credenze, ideologie, culture personali.

La laicità, quindi, tutela anche la religione. Anzi, le religioni. Non impone verità assolute, ma garantisce il diritto alla pluralità. Trump invece scomoda Dio e la sua volontà per parlare di una legge degli uomini. Sono parole, le sue, che ci trasportano in un’altra epoca, o perlomeno in un’altra parte del pianeta. Ci trasportano nell’Afghanistan dei Talebani, nell’Iran della Shari’a.

Stati teocratici, appunto, dove alla laicità si sostituisce la religione. Stati che, tra le altre cose, l’America combatte o ha combattuto proprio nel nome di quei “valori occidentali da esportare“. I valori che si fondano sulla laicità.

Così l’ex presidente che invoca Dio mostra tutta la penosa strumentalizzazione e il pericoloso cinismo che la politica più spregiudicata può fare delle libertà e dei diritti. È questo il vero pericolo della strana e difficile epoca che viviamo. È un pericolo per l’America e per tutti noi.

L
  • Quante aziende permettono ai propri dipendenti di portare con sé al lavoro il proprio animale da compagnia? 

Se negli Stati Uniti questa abitudine si sta facendo strada (anche grazie all’esempio di tre “colossi” dell’economia come Amazon, Nintendo e Purina), in Italia non c’è una normativa specifica che disciplini la presenza di animali sui luoghi di lavoro. 

Va detto che oramai 40 milioni di italiano hanno un qualche animale da compagnia, solo tra cani e gatti si contano circa 14 milioni di esemplari domestici, secondo le stime più accreditate. 

Benefici o rischi?

È noto che portare in ufficio il proprio animale da compagnia genera non pochi benefici sul piano della socialità e della produttività nelle aziende che lo permettono. In questo caso si assiste a una riduzione dello stress e dell’ansia da prestazione, a una miglioramento della prestazione lavorativa, a una riduzione del tasso di assenteismo e anche a un marcato rafforzamento socialità e gioco di squadra in ufficio.

Naturalmente esistono anche dei rischi, ma per questi le leggi parlano chiaro: in caso di danni arrecati a luoghi o persone, sarà il padrone del cane a esserne responsabile. 

E voi? Potete portare il vostro cane in ufficio con voi?

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  • Avete una canzone da Pride Month? 🎶

Ecco 3 suggerimenti dedicati a chi si sente un po’ Grace Kelly, un po’ Raffaella Carrà. A ognuno il suo spirito guida per trovare la propria identità.

E non è tutto. Su Spotify troverai la playlist “Born to be a Light”, 10 canzoni in grado di accedere una Luce in ognun* di noi! ✨

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Lei ce l'ha fatta. Ma vuole capire perché altri della sua comunità non hanno la sua stessa probabilità di realizzarsi. Perché anche l'educazione superiore, negli Stati Uniti, anzi forse soprattutto lì, è una questione elitaria (per non dire razzista, in molti casi). Ashley Adirika, 17enne nera residente in Florida, ha sempre sognato di frequentare una delle università della Ivy League (titolo che accomuna gli otto più prestigiosi ed elitari atenei privati degli Stati Uniti). Così, a fine autunno scorso, ha fatto domanda non solo per una, ma per tutte. Durante l'Ivy Day, il fatidico giorno di primavera in cui le più prestigiose scuole americane annunciano le loro decisioni di ammissione al primo anno, Ashley ha aperto otto finestre sul suo computer, una per ogni portale dei candidati. È apparsa una lettera di accettazione. Poi un'altra. E un'altra ancora. Finché non le ha ricevute tutte: Brown, Columbia, Cornell, Dartmouth, Harvard, Penn, Princeton e Yale.
Ashley Adirika
Ashley Adirika, 17enne nera della Florida, è stata accettata in tutte e otto le più prestigiose università americane, che fanno parte della cosiddetta Ivy League
Quello è stato uno dei momenti più assurdi nella vita di Adirika, la cui madre è emigrata negli Stati Uniti dalla Nigeria trent'anni fa. Quel giorno Ashley era circondata dai membri della sua famiglia, compresi i suoi quattro fratelli, che si sono uniti a lei gridando di gioia a ogni nuova lettera di accettazione. "Ho deciso di mirare più in alto possibile, mandando candidature a tutti, e di vedere se avrebbero fatto centro. Non avevo idea che sarei stata accettata da tutte le università – racconta alla CNN –. Il giorno dell'Ivy Day ricordo di aver pianto molto e di essere stata estremamente sorpresa".

Pochissimi ammessi tra i candidati

La 17enne, che si è diplomata questo mese alla Miami Beach Senior High School, si unisce così a un gruppo super esclusivo: dal 2018, ogni scuola della Ivy League ha ammesso meno del 12% dei suoi candidati. Ad esempio quest'anno Yale ne ha accettati il 4,5%, la Columbia il 3,7% e Harvard solo il 3,2%, il numero più basso nella storia dell'università. Ashley ha ricevuto risposte positive anche da altre sette scuole di alto livello ma ha scelto Harvard, dove intende specializzarsi nella facoltà di scienze politiche e di governo. La giovane racconta di essersi sentita combattuta nella scelta tra Harvard e Yale, ma la decisione è stata presa in base alle sue aspirazioni di carriera: il suo obiettivo è imparare come funziona il governo e come le politiche possono aiutare a risolvere le disparità economiche nelle comunità. "Prima di fare domanda di ammissione all'università, in realtà la mia prima scelta era Yale. Ma quando ho fatto ulteriori ricerche per quello che voglio fare nello specifico, cioè esplorare la sfera della politica, del sociale e cose di questo tipo, Harvard aveva un programma migliore", racconta. Ashley ha già le idee chiare anche per il futuro: dopo aver completato il college spera di frequentare la facoltà di legge, poi, raggiunta la laurea, è tutto da decidere. "Sono molto appassionata di politica e di come usarla per dare potere alle comunità. Quindi, nel breve termine, per me si traduce nel volere diventare avvocato – dice –. In seguito voglio usare questa esperienza per lavorare nella sfera pubblica e sociale".

L'organizzazione per aiutare le giovani donne

ashley-adirika-ivy-league
Ashley Adirika il giorno della consegna dei diplomi ha fatto un discorso sull'importanza di trovare la luce anche nei momenti più bui
Di un'altra cosa Ashley è abbastanza sicura: ha intenzione di continuare ad avere un impatto anche al di fuori del suo campus. Da liceale ha fondato "Our story, our worth" (La nostra storia, il nostro valore), un'organizzazione che offre assistenza, sostegno e sorellanza alle ragazze e alle giovani donne di colore. "Quando ero alle elementari, ho avuto il privilegio di partecipare a un programma di consulenza per ragazze. Sono stata seguita da donne che frequentavano l'università e che mi hanno insegnato nozioni importanti, mi hanno infuso fiducia e mi hanno dato lo sfogo di cui avevo bisogno per esprimermi", ha scritto sul sito web dell'organizzazione. "Purtroppo, quando ho iniziato a frequentare le scuole medie e superiori, quel senso di conforto ha cominciato a svanire. C'era una grave mancanza di programmi didattici per le ragazze, tanto più per quelle di colore". Our Story Our Worth lavora attualmente con ragazze e giovani donne della comunità di Miami, ma Ashley spera di poterlo espandere a livello nazionale. La talentuosa 17enne attribuisce la sua etica del lavoro alle donne della sua vita, tra cui sua madre, single con cinque figli. "Mi ha trasmesso il valore dell'istruzione e del lavoro duro, così come tutte le donne forti della mia vita, ad esempio le mie sorelle maggiori – afferma Adirika –. Si tratta di sfruttare al meglio le opportunità che ho e di assicurarmi che i sacrifici che sono stati fatti per me non siano stati fatti invano". Alla consegna del diploma, Ashley ha tenuto un discorso prima che gli studenti ricevessero le loro pergamene: indossando una fascia con la scritta "Black Girl Magic", ha sottolineato l'importanza della preparazione, della serietà e del saper trovare la luce anche nei momenti più bui.
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