“Back-to-work blues”, la sindrome da rientro che colpisce più di 1 italiano su 3

Che la vacanza duri qualche giorno, una settimana o un mese, la sensazione di panico e tristezza è per tutti uguale. Come sconfiggerla

di GIORGIA BORGIOLI -
3 settembre 2023
Settembre è iniziato e questo significa che, per i più, è tempo di rientrare alle proprie postazioni di lavoro. Per alcuni una settimana di ferie sembra essere troppo breve per rilassarsi davvero, d’altronde i primi giorni servono per prendere confidenza col relax, oramai si sa. Per altri invece, una settimana in vacanza risulta addirittura eccessiva, poiché più lunga è la pausa, più è doloroso il rientro.

Quali sono i sintomi

Che lo stop dal lavoro duri qualche giorno, una settimana o un mese però, la tragica sensazione di panico misto a tristezza profonda che caratterizza il rientro è per tutti uguale e ha un nome: si tratta della “Back-to-work blues”. La sindrome da rientro, o back-to-work blues, non è niente di preoccupante, se non una naturale difficoltà di adattamento. Secondo l’Istat, lo stress da rientro colpirebbe oltre il 35% della popolazione, più di 1 italiano su 3, in particolare nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni e coloro che svolgono attività lavorative ad alto contenuto intellettuale. Nessun disturbo grave, nessuna patologia ma solo una risposta del nostro organismo al fatto di doversi riabituare a nuovi ritmi, pensieri, responsabilità dai quali ci eravamo concessi una boccata d’aria.

Parola all'esperta

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Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta (Linkedin)

La dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinica director, ha affermato che: “Il post-vacation blues è una condizione strettamente correlata alla sindrome di adattamento, che emerge ogni qualvolta ci troviamo ad affrontare un significativo cambiamento nello stile di vita. Quando siamo in vacanza tendiamo a mettere da parte le preoccupazioni quotidiane e i pensieri che possono provocare ansia e a immergerci in uno stato di totale serenità e rilassatezza. Con il ritorno alla normale routine, ci troviamo improvvisamente costretti a ricominciare a destreggiarci tra i molteplici impegni familiari, lavorativi o scolastici che contraddistinguono la quotidianità di ciascuno di noi”. Per la maggior parte delle persone la sindrome da rientro si risolve durante la prima giornata di lavoro; per altri invece l’organismo sembra non voler cedere al ritorno alla quotidianità ed è proprio in questi casi che si manifestano le risposte più curiose. Impostare lo sfondo del desktop dell’ufficio con immagini di spiagge caraibiche e paesaggi mozzafiato in giro per il mondo, utilizzare vecchie carte d’imbarco come segnalibro, o lasciare in memoria le sveglie impostate in vacanza, sono tutti piccoli escamotage utili a sentirsi ancora minimamente legati al ricordo ormai lontano delle ferie. Insomma, la back-to-work blues sembra ormai una conditio sine qua non della fine delle vacanze, una condizione così riconosciuta che sembra perfino inutile contrastarla. A tal proposito, il The Guardian ha stilato alcuni punti grazie ai quali questa sensazione risulterebbe quantomeno più dolce.

I consigli per un rientro più dolce

Eccone alcuni. Non tornare in ufficio direttamente dalla vacanza, ma prendersi un giorno di ferie in più. In pratica, il cosiddetto “giorno di vacanza per riprendersi dalla vacanza”. Prepararsi prima di rientrare in ufficio; dando, ad esempio, un’occhiata alle mail il giorno prima, oppure chiedendo ad un collega aggiornamenti su ciò che è successo durante la propria assenza per evitare improvvise brutte sorprese. Non buttarsi a capofitto, ma bensì creare una lista di cose da fare, così da avere un piano d’azione da seguire.
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Tra i consigli utili: fare una lista di cose da fare prima di tornare al lavoro

Spostare tutte le mail ricevute durante l’assenza in una cartella d’archivio, per poterle visionare con calma. Aspettare prima di disattivare il messaggio automatico di assenza dall’ufficio: non c’è fretta, il mondo va avanti anche senza di noi. Iniziare a lavorare da un progetto diverso, una sfida nuova potrebbe stimolare verso un atteggiamento positivo e ambizioso. Concedersi più tempo libero. Lavorare non può e non deve essere motivo di un eccessivo malessere: l’ergofobia (dal greco ergo, lavoro, e phobos, paura: la paura eccessiva e persistente verso il proprio lavoro), a differenza della sindrome da rientro, è riconosciuta come un vero e proprio disturbo d’ansia.