Berkeley vieta gli allevamenti intensivi, è la prima città negli Usa

Il referendum cittadino ha dato ragione agli attivisti: la città di Berkeley non vuole gli allevamenti intensivi sia per rispetto degli animali che per questioni ambientali

di DOMENICO GUARINO
15 novembre 2024

Una foto di repertorio di un allevamento di pollame

Una vittoria per gli animali, ma anche un passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico e a favore della salute delle comunità. Con l’approvazione della cosiddetta Misura DD, Berkeley (cittadina di 120mila abitanti situata in California, nella Bay Area, a 16 chilometri da San Francisco, sede di una delle più importanti università del Paese fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1868) è ufficialmente diventata la prima negli Stati Uniti a vietare l’allevamento intensivo, conosciuto come Concentrated Animal Feeding Operations (CAFO). E lo ha fatto per mezzo di una proposta di legge avanzata dai cittadini che vieta la costruzione e l’operatività di nuovi CAFO nel territorio comunale.

Cosa sono i CAFO

I CAFO rappresentano la forma più estrema di allevamento intensivo e ospitano almeno il 99% degli animali da allevamento negli Stati Uniti. Si tratta di strutture-lager, simili a vere e proprie fabbriche, progettate per massimizzare i profitti, innanzitutto attraverso la mostruosa compressione degli spazi vitali degli animali, che trascorrono la loro vita in condizioni di enorme stress, essendogli totalmente preclusi i comportamenti più naturali, e venendo sottoposti continuamente a trattamenti che mirano esclusivamente all’aumento della produttività.

L’impatto ambientale

I CAFO rappresentano anche una minaccia per l’ambiente: le quantità incalcolabili di rifiuti prodotti contaminano infatti le risorse naturali, a partire dall'acqua, e contribuiscono enormemente alle emissioni di gas serra. Senza contare che strutture del genere hanno un ruolo fondamentale nella diffusione di malattie, come l’influenza aviaria.

Va detto che attualmente, non esistono CAFO attivi a Berkeley. L'ultima struttura, un ippodromo noto come Golden Gate Fields, ha infatti chiuso a giugno 2024 dopo anni di critiche e proteste. L’approvazione della misura, sostenuta da oltre il 60% degli elettori, ha però un valore simbolico enorme, e, nella speranza degli attivisti per i diritti degli animali e il benessere umano, dovrebbe segnare un passo decisivo nella salvaguardia dell’ecosistema locale.

Secondo il WWF “gli allevamenti intensivi sono infatti da soli responsabili del 14,5% delle emissioni totali di gas serra, utilizzano circa il 20% delle terre emerse come pascolo e il 40% dei terreni coltivati per la produzione di mangimi. Gli animali commerciati o allevati in modo non sostenibile sono, inoltre, pericolose fonti di malattie zoonotiche, gravi minacce per il Pianeta e per la nostra stessa specie”.

E come se non bastasse, nel recente report “Dalle pandemie alla perdita di biodiversità. Dove ci sta portando il consumo di carne" l'ONG ha rilevato che "il 75% delle malattie emergenti è di origine zoonotica". La decisione di Berkley potrebbe dunque diventare il punto di partenza di una rivoluzione nell’approccio all’allevamento e al consumo alimentare non solo negli Stati Uniti.