Black Friday, sì, Black Friday no, Black Friday nì, Black Friday un po’: lo scorso anno 4 italiani su 10 approfittarono dei super sconti di inizio stagione per fare acquisti a prezzi vantaggiosi e magari per anticipare i regali di Natale, dando vita a un giro d’affari pari a circa 4 miliardi di euro (dati Codacons). Ma quest'anno? Cosa accadrà il 29 novembre, ovvero la data canonica del ‘venerdì nero’?
Il quesito è d’obbligo anche perché la tendenza al Second hand, alla remissione del consumo, magari per motivi etici se non economici, sta facendo breccia soprattutto tra le giovani generazioni. Diciamo innanzitutto che, come tante mode diffusesi nelle ultime decadi anche alle nostre latitudini, il Black Friday ha origini a Stelle e Strisce, o comunque anglosassoni. Un po’ come Halloween, che, forse non a caso, lo precede di un mese esatto: se infatti la festa della zucca mostruosa si svolge la notte della ricorrenza dei morti, il BF cade all'indomani del Giorno del Ringraziamento, cioè il quarto venerdì di novembre, ed è da sempre considerato l’inizio non ufficiale della stagione dello shopping natalizio, con conseguenti sconti e promozioni. Soltanto negli USA, nel 2023, il Black Friday ha generato un volume d’affari di quasi 10 miliardi di dollari.
Accadrà anche quest’anno? Vedremo. Intanto, come dicevamo, la data potrebbe essere indicativa per comprendere le ultime tendenze dei consumatori. Quanto conteranno ad esempio le crescenti preoccupazioni e sensibilità ambientali?
Sì perché, secondo un recente report di Up2You, azienda green tech e B Corp che accompagna le aziende in percorsi di decarbonizzazione, il BF si porta dietro un’impronta ecologica abbastanza pesante. Stando ai dati riportati, solo in Europa lo scorso anno durante i giorni del Black Friday i tir impiegati per trasportare le merci nei magazzini e nei negozi hanno rilasciato emissioni pari a 1,2 milioni di tonnellate di CO₂. Una quantità quasi doppia (+94%) rispetto a una qualsiasi settimana dell’anno ed equivalente a circa 600 mila tonnellate di CO₂ in più, le stesse emissioni generate da 7 mila voli da Parigi a New York.
Per non dire delle conseguenze legate alla gestione dei rifiuti: in alcuni settori fino all’80% degli oggetti acquistati viene usato pochissimo, se non addirittura buttato via dopo pochi utilizzi generando una gran massa di rifiuti aggiuntivi. Senza contare gli oggetti e le merci che vanno a sostituire, generando ulteriore carico ambientale.
“Gli sconti del Black Friday”, afferma lo studio di Up2You, “spingono i consumatori a fare acquisti senza preoccuparsi della sostenibilità ambientale del loro atto. Il luogo da cui la merce arriva, i materiali di imballaggio e la logistica di consegna generano enormi quantità di rifiuti e contribuiscono all'aumento delle emissioni di gas serra”.
Nel campo dell’abbigliamento, settore ovviamente trainante del BF, va segnalato inoltre come sia oramai consolidata la tendenza, soprattutto nelle giovani generazioni, di acquisti dell’usato, vintage, preowned, preloved, per ragioni di risparmio ma anche di sostenibilità ambientale.
Secondo recenti dati Confesercenti, Il 56% dei consumatori – oltre un italiano su due – compra infatti oramai abitualmente usato di moda (il 16% spesso e molto spesso), mentre solo il 44% non lo ha mai fatto. E, appunto, i giovani tra 18 e 34 anni sono più propensi ad acquistare usato rispetto agli adulti.
Riuscirà il BF a resistere alla crisi e a stuzzicare la voglia di sconti o vinceranno gli acquisti intelligenti?