Brasile, incostituzionale il femminicidio come delitto d'onore

In Italia quel reato (e il matrimonio riparatore) sono stati aboliti nel 1981. Ma le donne continuano a morire per mano del partner. Tre nell'ultima settimana

di MAURIZIO COSTANZO -
6 agosto 2023
Corsi violenza sulle donne

Corsi violenza sulle donne

In Brasile la tesi della "legittima difesa dell'onore" non potrà essere utilizzata nei reati di femminicidio: lo ha stabilito in una decisione unanime la Corte suprema (Stf) del paese. I giudici hanno, inoltre, determinato che i tribunali di secondo grado possono annullare le assoluzioni fondate su tale argomento, arrivando a comporre una nuova giuria popolare, senza che ciò comporti una violazione della sovranità dei verdetti dei giurati. In alcuni processi, la fattispecie "legittima difesa dell'onore" veniva evocata dalla difesa degli imputati per giustificare atti di violenza, per esempio nei casi di adulterio.
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La Corte suprema brasiliana ha stabilito incostituzionale il delitto d'onore per giustificare i femminicidi (Ansa)

L'incostituzionalità della tesi era già stata dichiarata dalla Stf in via cautelare nel 2021, ma ora i togati hanno giudicato nel merito un ricorso presentato dal Partito democratico laburista (Pdt, di centrosinistra). "La cosiddetta 'difesa dell'onore' corrisponde a uno strumento argomentativo odioso, disumano e crudele, utilizzato dalle difese di chi è accusato di omicidio o di aggressione alle donne per imputare alle vittime le cause della propria morte", ha affermato il giudice della Corte suprema, Dias Toffoli, relatore della causa.

Quando il delitto d’onore venne abrogato

Il delitto d’onore in Italia era molto diffuso specie al Sud, ma per fortuna da anni è oramai un retaggio culturale superato sia nel costume che nella legge. Particolari attenuanti erano previste dall'articolo 587 del codice penale che dava un riconoscimento "morale" agli autori di reati innescati dallo "stato d'ira" scatenato dalla scoperta di "relazioni illegittime".
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In Italia “l’amore malato” uccide più della mafia

Negli anni Sessanta in Sicilia cominciò una riflessione civile, che influenzò il cinema e la letteratura, dopo un fatto di cronaca che nel 1964 ebbe una larga risonanza mediatica. Protagonista un maestro elementare di Piazza Armerina (Enna), Gaetano Furnari, il quale fece irruzione in un'aula dell'Università di Catania e uccise il professore Francesco Speranza. Aveva scoperto che il docente aveva sedotto sua figlia studentessa del Magistero. In primo grado Furnari fu condannato, grazie alle attenuanti previste dal codice, a due anni e 11 mesi (in appello la pena fu elevata a 4 anni e mezzo). Il pubblico applaudì la sentenza. Il caso ispirò il film di Elio Petri "Divorzio all'italiana" con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli.
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Scena cult del film "Divorzio all'italiana" con Marcello Mastroianni

Nel clima di indignazione di quel tempo intervenne anche Leonardo Sciascia per esprimere un giudizio critico "sull'assurdità e stupidità del delitto d'onore e sulla inciviltà dell'articolo di legge che lo contempla". Quella norma venne abolita solo nel 1981 assieme a quella sul "matrimonio riparatore" che cancellava la colpa di chi stuprava una donna e poi la sposava. Anche l'abolizione di quell'articolo del codice penale prese spunto da un altro clamoroso caso siciliano: il rifiuto di Franca Viola di sposare l'uomo che l'aveva rapita. Il delitto Furnari e il no di Franca Viola contribuirono a cambiare la cultura, la legge e il costume non solo in Sicilia.
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Dal 24 al 30 luglio, tre donne uccise per mano dell'ex

In Italia “l’amore malato” uccide più della mafia

Tuttavia in Italia, come nel mondo, "l'amore malato" continua a uccidere addirittura più della mafia, come dimostrano i tanti femminicidi. Anche se nel 1981 venne abrogato il delitto d’onore nel nostro Paese, nella testa di molti uomini, il delitto per così dire 'd’onore' è tutt’altro che abrogato. Ragion per cui la scelta della donna di finire una relazione, per alcuni uomini, significa la lesione della propria immagine. Per questo da più parti viene invocata una politica di formazione delle coscienze fin dai banchi di scuola, per creare una nuova cultura che garantisca rispetto e parità di genere.
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I dati del Viminale

Femminicidio, i numeri della violenza

Dal primo gennaio al 30 luglio sono stati registrati 194 omicidi, con 71 vittime donne, di cui 57 uccise in ambito familiare o affettivo. È quanto emerge dall'ultimo report del Viminale. Analizzando gli omicidi del periodo 1 gennaio - 30 luglio rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un uguale numero degli eventi (194), mentre diminuiscono le vittime di genere femminile, che da 77 diventano 71 (-8%) Per quanto attiene ai delitti commessi in ambito familiare e affettivo si evidenzia altresì una riduzione nell’andamento generale degli eventi, che passano da 91 a 88 (-3%), così come registra un decremento il numero delle vittime di genere femminile, che da 67 scendono a 57 (-15%). In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2022, anche il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 43 diventano 39 (-9%), e quello delle relative vittime donne, le quali da 40 passano a 35 (-13%). Infine, nel periodo 24 – 30 luglio risultano essere stati commessi 9 omicidi, con 5 vittime di genere femminile, di cui 4 uccise in ambito familiare/affettivo, 3 delle quali per mano dell’ex partner.