Ha affrontato il cancro come una sfida da superare. È questo lo spirito col quale Jonathan Pascual, infermiere californiano, ha accolto un vero e proprio fulmine a ciel sereno nella sua vita: una diagnosi terminale. Nel 2022, in seguito ad una visita pneumologica, gli è stato diagnosticato un paraganglioma mediastinico al quarto stadio, che si è presto diffuso ad ossa e polmoni.
Pascual, però, ha preso la prognosi di sopravvivenza di cinque anni come una vera e propria sfida, investendo tutte le sue forze nella sua passione più grande, il triathlon. Ma l’infermiere non ha scelto un triathlon qualsiasi, bensì il campionato mondiale di Iron Man. La celebre competizione, composta da tre discipline, richiede 3.86 km di nuoto, 180.26 km in bicicletta e 42.19 km di corsa, la distanza della maratona, per essere completata.
E il 26 ottobre, Pascual è riuscito nell’impresa di completare l’ultima tappa del campionato mondiale con un tempo di 16 ore, 12 minuti e 46 secondi. Un tempo che, nonostante il dolore cronico che da due anni deve sopportare, gli ha permesso di entrare nell’ambito albo composto da coloro che hanno concluso un Iron Man. Una lista elitaria, all’interno della quale solo pochi atleti e atlete vengono iscritti dopo aver tagliato il traguardo. Un arrivo fatto di impegno e dedizione, ma anche di sacrificio e lotta. Valori che Pascal ha portato all’estremo, nel tentativo di spremere fino in fondo il tempo che la malattia vuole togliergli.
Nel 2007, l’atleta era stato già affetto da un tumore al cervello, che gli era stato rimosso chirurgicamente. Una malattia che aveva iniettato in lui nuova linfa, capace di dargli una spinta ulteriore per completare i suoi obiettivi ed inseguire i suoi sogni. Un percorso che Pascual è stato in grado di perseguire, raggiungendo pochi giorni fa uno degli obiettivi più ambiziosi per ogni sportivo. Il percorso da lui compiuto, come riportato da ABC News, è durato ben 25 anni, vista la sua prima partecipazione alla competizione nel 1999.
Le molteplici prospettive
Al termine della gara, infatti, Pascual ha scelto di lanciare un messaggio di speranza: “Sono qui oggi per il sostegno che ho ricevuto dagli altri. È così importante essere un buon amico, il miglior compagno di squadra, il miglior figlio o figlia ed essere la persona più gentile nella stanza. Essere una forza del bene ci consente di avere un impatto positivo sulla vita degli altri”.
In conclusione, quella di Pascual è una storia che racchiude un esempio incredibile di come la forza di volontà e la passione possano spingere l’essere umano oltre i limiti della malattia. In ogni caso, è fondamentale ricordare come ogni persona affronti una diagnosi terminale in modo diverso, e che non tutti trovano le stesse energie o motivazioni. Affrontare la malattia è un viaggio profondamente personale, e ogni momento vissuto è una vittoria per ognuno di quei cammini che, per quanto diversi, sono in ogni caso estremamente meritevoli di rispetto.