Chi è Hicham Echbarbi, programmatore cieco che ha come guida il codice informatico

Il 22enne è nato a Modena, figlio di una generazione di immigrati africani, lavora per Iungo. "Ai non vedenti dico che possono fare tutto anche grazie alla tecnologia"

di MAURIZIO COSTANZO -
15 novembre 2023
Hicham Echbarbi

Hicham Echbarbi

Si chiama Hicham Echbarbi, ha 22 anni, è nato a Modena ed è figlio di quella generazione di immigrati che, negli anni ‘80, ha lasciato il Marocco per cercare un futuro in Italia. Ha studiato informatica, ha abitato anche a Bologna, Benevento e Napoli, vive a Roma e lavora come sviluppatore per Iungo, piattaforma di supply chain collaboration in cloud nata nel 2001 a Modena come spin-off della facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Ma qual è l'unicità che caratterizza il giovane? I suoi occhi sono i codici informatici. "Sono contro l'accompagnamento dei cani guida, non consentono alle persone non vedenti di diventare autonome e impediscono loro di essere presenti a se stesse - dice Hicham a Cristina Rosati, People Specialist di Iungo -. Preferisco i codici informatici e ringrazio la tecnologia per avermi insegnato a vivere" aggiunge. "Quando abbiamo ricevuto la candidatura di Echbarbi come programmatore software - ricorda invece Alessandra Sportelli, Head of People della piattaforma - assieme ai colleghi tecnici abbiamo pensato all’opportunità di imparare qualcosa dalla sua abilità, dalla differenza arricchente che ci avrebbe portato. Dopo, certamente, abbiamo pensato alle inevitabili barriere, ma soprattutto abbiamo pensato ed agito per superarle: è stato semplice perché lui aveva già la gran parte delle soluzioni. Le differenze, in Iungo, sono accolte e preservate per la creazione di opportunità e crescita comune, e la storia di Hicham ne è un esempio”. Il team è dell’opinione che una storia come quella del modenese possa ispirare le persone a trovare un modo per trasformare le barriere in porte di accesso e le aziende a fare delle unicità di ognuno un arricchimento per tutti.

Il ruolo del codice informatico nella vita di Hicham Echbarbi

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La programmazione è un linguaggio universale

In informatica, il codice è l'insieme di istruzioni che dice ai computer cosa fare. È essenziale per creare programmi software che eseguono un ampio ventaglio di compiti, dalla gestione di dati e operazioni matematiche complesse all'interazione con gli utenti attraverso interfacce utente grafiche. Per il 22enne, però, è molto di più: è l’ingranaggio alla base del funzionamento di quella voce che legge per lui gli itinerari di Google Maps ed è il linguaggio lavorativo con cui interagisce ogni giorno nel suo lavoro di programmatore back-end, il professionista dell'informatica che si occupa dello sviluppo e della gestione della parte non visibile di un'applicazione o di un sito web. "Con la tecnologia arrivo ovunque, aspetto solo il lancio esteso della guida autonoma per muovermi anche con l’auto" aggiunge Echbarbi.

Gli studi e il lavoro

Hicham ha scorto nella tecnologia un potenziale non solo per la vita ma anche per il lavoro: per questo ha scelto l’Istituto Tecnico Informatico Fermo Corni di Modena. Dopo essersi diplomato, nel 2020 ha vissuto la tragedia della pandemia di Covid-19 tra documentari e reportage. Nel 2021 si è trasferito a Bologna per respirare l’atmosfera di una città universitaria d’arte e poi a Benevento, dove ha frequentato l’academy di un’azienda IT locale per diventare programmatore informatico back-end. Qui, nel 2022 è stato assunto con contratto a tempo indeterminato in quello stesso ruolo, dando il via a una carriera da sviluppatore che, dopo un terzo trasferimento a Napoli e un quarto a Roma, lo ha portato in Iungo. “Non ho mai avuto difficoltà particolari nella ricerca del lavoro, non mi sono mai sentito discriminato. A settembre 2023 l’impresa per cui lavoravo ha chiesto ai propri dipendenti di rientrare in ufficio. Con lo smart working mi sono sempre trovato bene, per questo ho iniziato a rispondere su LinkedIn agli HR con l’intenzione di abbandonare la consulenza e di continuare con il lavoro da remoto”.

Come lavora un programmatore cieco

Hicham entra in Iungo dopo essere stato contattato su LinkedIn da un head hunter che, colpito dal suo profilo, lo ha voluto segnalare alla People Specialist interna Cristina Rosati. A questo step iniziale, sono seguiti un primo colloquio con l’Head of People, un secondo con l'Area Delivery (il team che segue i prodotti digitali dei clienti) e un ultimo con il suo attuale responsabile.
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Il 22enne modenese sprona le persone cieche a trovare strumenti e soluzioni a tutte le barriere che si pongono loro davanti con la tecnologia (Iungo)

Il giovane informatico lavora in un team composto da 5 persone, di cui 3 sviluppatori back-end come lui. Nel suo attuale ruolo, progetta nuove funzionalità, corregge bug ed esegue test di codice. Per lavorare, utilizza un pc con un lettore di schermo che descrive quello che appare sul display del suo dispositivo. “Non uso una strumentazione specifica per lavorare, anche perché la programmazione è un linguaggio universale. Serve conoscere bene i comandi della tastiera e aggiornare continuamente le proprie competenze. A volte, forse, sono un po’ lento, ma non ho mai ricevuto pressioni di nessun tipo da parte dei miei colleghi”, ci tiene a sottolineare Hicham. Il giovane lavora per Iungo da Roma, la città di cui si è innamorato e che, più di ogni altra, gli ha insegnato l’autonomia per la sua caoticità. Vive alla Garbatella e frequenta amici conosciuti anche al di fuori degli ambienti associazionistici. “Bisognerebbe insegnare alle persone non vedenti che possono fare tutto anche grazie alla tecnologia. Non esistono più solo gli amici ciechi, il cane guida e il bastone”, .