Cinzia Romanelli, chi è la regina dell’immobiliare di lusso: “Ho fatto tutto da sola, seguendo la mia passione”

Un passato in IBM Italia, tre figli cresciuti da sola e la scommessa nel settore immobiliare. La CEO di Building Heritage - Forbes Global Properties racconta: “Ho dovuto assumere un uomo per trattare con alcuni clienti che non si fidano di me in quanto donna”

di CATERINA CECCUTI
26 giugno 2024
Cinzia Romanelli

Cinzia Romanelli

Cinzia Romanelli, CEO di Building Heritage Forbes Global Properties – vale a dire l’unica luxury real estate italiana ad aver ottenuto la partnership di Forbes – mi accoglie con gentilezza ed un sorriso sincero, mentre varco la soglia dei suoi uffici fiorentini sul Lungarno Vespucci e mi preparo ad ascoltare un racconto davvero particolare: quello della sua vita, del suo successo professionale, soprattutto della sua passione per le bellezze storiche architettoniche custodite – troppo spesso in stato di semi abbandono – nel nostro territorio nazionale.

L’unica luxury real estate italiana selezionata da Forbes Global

Ad essere affidate alla vendita della sua agenzia di immobili di lusso, infatti, sono quasi esclusivamente proprietà con una interessante storia alle spalle; esempio ne sono la Villa sul lago di Como appartenuta allo scrittore Giuseppe Guin, che ha sedotto i cineasti americani fino al punto di sceglierla come set della serie “Mr. &Mrs. Smith”; la villa di Roberto Monsani, uno dei maggiori esponenti dell’architettura moderna anni ’70, sulle colline del Chianti; o ancora gli appartamenti di palazzo Portinari Salviati in cui visse la Beatrice idolatrata da Dante (con ambienti che partono dal milione e arrivano fino ai 12 milioni di euro); infine l’angolo di paradiso che ospitò Ungaretti, Pasolini e Muti a Taormina: la villa dell’artista Corrado Cagli, a picco sul mare e vista a 360 gradi, dove l’élite culturale italiana trovò privacy e atmosfere da sogno tra gli anni ’50 e ’60.

Mi accomodo al tavolo delle riunioni e le chiedo di parlarmi liberamente di sé, considerando che Cinzia Romanelli gestisce attualmente un patrimonio di immobili del valore di circa 1 miliardo di euro, è partita dal nulla costruendo la Building Heritage 22 anni fa – mentre cresceva tre figli da sola – e oggi dirige il lavoro di 8 agenzie in tutta Italia.

Costretta ad assumere un uomo per essere ‘creduta’

Cinzia Romanelli
Cinzia Romanelli

A colpirmi però è il fatto che la dottoressa Romanelli abbia voglia di partire da un aneddoto che esemplifica le non poche difficoltà incontrate nel corso della sua carriera, per la sola ‘colpa’ di essere una donna: “Tempo fa incontro un cliente importante e un po’ anzianotto – mi racconta –. Per diversi minuti gli illustro la strategia di vendita che intendo adottare per valorizzare al massimo il suo immobile di pregio agli occhi del mercato internazionale. Lui mi lascia fare, poi mi guarda in faccia e dice ‘Io oggi sono contento perché è giovedì e mia moglie di solito si trova con le amiche a lavorare la calza. Preparerà per loro tartine al salmone, quindi quando tornerò a casa stasera troverò le tartine ad aspettarmi’. Il senso era che una donna dovrebbe stare a casa a fare la calza e cucinare – spiega –, piuttosto che occuparsi di affari. In quel momento mi sono sentita catapultata nel 1800: io non potevo avere l’attenzione del cliente in quanto donna, e lui non si sarebbe fatto dire cosa doveva fare da me. Ci sono ancora personaggi così, non sono molti per fortuna, ma sono stata comunque costretta ad assumere un professionista maschio – aggiunge – che al momento opportuno mi accompagna dai clienti, perché al proprietario dell’immobile fa sempre piacere sentirsi chiamare da un uomo per trattare affari e chiudere contratti”.

Capita sempre?

“No, chi mi conosce e sa come lavoro preferisce parlare direttamente con me, perché sa che ho un pensiero pulito. Ma i clienti nuovi, con proprietà immobiliari importanti, hanno sempre più piacere che ci sia quanto meno anche un uomo, se non solo lui”.

Mi racconta qualcosa dei suoi esordi?

“Ho cominciato da giovane. Avevo studiato Informatica e inizialmente lavoravo in IBM Italia. Ma dopo un anno in cui dovevo timbrare il cartellino – pur guadagnando benissimo perché avevo un contratto americano – ho capito che non faceva per me e ho spostato la mia attenzione al reparto commerciale. Dapprima vendevo computer a grandi utenti, come le Università o la Regione Toscana, poi mi sono finalmente decisa a seguire una passione che mi portavo dentro fin da ragazzina: il settore dell’immobiliare. Ho preso il patentino, acquisito tutte le specializzazioni del caso e ho subito iniziato a lavorare nel lusso. Pian piano son cresciuta, mi son fatta affiancare da una persona, poi da due e così via. Nel 2015 ho aperto un’agenzia di luxury estate in Borgo Ognissanti a Firenze, e da quella sono approdata a Forbes alla fine del 2021.”

Cosa significa entrare a far parte di Forbes?

“È un’occasione di prestigio perché si tratta della rete internazionale che raggruppa i migliori esperti del settore immobiliare di tutto il mondo, selezionati da Forbes per essere loro partners. Ve n’è uno solo in ciascun Paese. Noi abbiamo avuto il contratto per cinque anni, dopo di che dovremo sottoporci nuovamente ad una verifica per ottenere il rinnovo. Nel frattempo mi sto impegnando a rendere indipendenti gli uffici di Venezia, del Lago di Como, della Sicilia, di Roma ecc., di modo che camminino con le proprie gambe, seppur sotto il mio coordinamento. Ma è bene che ogni sede si renda autonoma e impari a decidere da sola le proprie strategie di marketing e di pubblicità, assecondando gli interessi locali.”

Lei è anche mamma di tre ragazzi…

“Esatto. Ho deciso di crescere i miei figli da sola perché mi sentivo comunque sola nonostante a tutti gli effetti non lo fossi. Lui era una persona all’antica, io invece volevo esprimere me stessa e lavorare, senza giustificarmi se la sera arrivavo più tardi perché una trattativa andava per le lunghe.”

I suoi figli hanno risentito della sua assenza?

“La piccola ha capito subito, oggi ha 16 anni ed è più indipendente di me, tanto che sta per partire per l’Australia dove studierà per i prossimi sei mesi. Il maschio si è sentito un po’ più abbandonato, ma io ho sempre cercato di dedicare a loro tutto il mio tempo libero, facendo attività in famiglia, portandoli a fare viaggi ecc. Hanno girato tutto il mondo e spesso ho preso camere quadruple per dormire tutti insieme. Alla fine, penso che il segreto sia stato il fatto di avere sempre avuto una grande passione, sia per il mio lavoro che per i miei figli: con loro ho condiviso tutto e li ho sempre considerati dei soci alla pari.”

Ci racconta qualche curiosità sulle ville che ha in vendita? “Mediamente si tratta di immobili del valore di 6, 8, anche 12 milioni di euro. Da poco ne abbiamo presa una che vale addirittura 35 milioni. Il problema di oggi però riguarda la ristrutturazione, perché il costo da sostenere per chi deve ristrutturare è passato dai 1.500 – 2.000 euro al metro quadro a 4000 euro. Quindi, chi affronta una ristrutturazione su un immobile di 1000 metri – di solito queste ville sono molto grandi – deve prepararsi a spendere 4 milioni per ristrutturare. I clienti non sono degli sprovveduti: se pagano 12 milioni una villa e ne spendono 4 per ristrutturarla, non sempre riusciranno a rivenderla guadagnandoci qualcosa. La nostra bravura sta dunque anche nella competenza di poter capire per ogni immobile quale sia l’avatar del cliente potenziale.” Negli ultimi anni i russi stavano acquistando diversi immobili in Italia. La guerra tra Russia e Ucraina li ha allontanati dal nostro Paese? “No, vengono ancora a comprare e comprerebbero volentieri. Ma non tutti possono. Quanti di loro non avevano portato il denaro fuori da Mosca prima dello scoppio della guerra adesso sono impossibilitati a farlo. Diversa è la situazione per coloro che invece avevano già trasferito i propri soldi all’estero.” Sono moltissimi gli stranieri che comprano dimore storiche in Italia. Quale potrebbe essere lo scenario nazionale se questo fenomeno dovesse aumentare? “In questi ultimi tempi assistiamo ad un acquisto in massa da parte degli americani, che qui in Italia trovano un paradiso: qualità della vita molto superiore rispetto alle città da cui provengono, un paesaggio e una storia dietro agli immobili che li incanta. Inoltre, i report di cui dispongono in America sul trend positivo del valore di un immobile in Italia li fa sentire tranquilli di aver fatto un ottimo investimento, perché sanno che comprando oggi tra due anni rivenderanno guadagnando sicuramente. Inoltre ora stiamo assistendo ad un’ondata di inglesi che scappano dall’Inghilterra per sottrarsi alle nuove tasse. Il budget di cui dispongono è di 8-10 milioni, stiamo parlando di gente della finanza soprattutto.

Comunque sia, dal punto di vista etico, non credo sia male vendere il nostro patrimonio agli stranieri, dato che loro lo riqualificano e lo valorizzano, cosa che noi non siamo più in grado di fare. Gli stranieri cercano di mantenere l’identità degli immobili che acquistano perché è proprio quello a rappresentare per loro un valore aggiunto. Noi stessi lavoriamo con alcune società di restauro specializzate nel mantenere l’autenticità dei materiali. Dal punto di vista etico mi sembra peggiore la svendita del patrimonio pubblico a gruppi stranieri, che poi ne snaturano la destinazione riqualificandolo senza rispetto per la sua storia e rivendendolo frazionato in appartamenti destinati esclusivamente a stranieri e multinazionali, perché gli italiani non possono permetterseli.”

Qual è la condizione media degli immobili di pregio nel nostro Paese?

“Purtroppo abbiamo un patrimonio immobiliare fatiscente, retaggio delle famiglie importanti del passato che adesso sono meno importanti, e chi eredita non intende investire nella riqualificazione ma preferisce vendere l’immobile così com’è.” L’ultimo immobile che avete acquisito? “Proprio pochi giorni fa ho preso un ex convento sulla sommità di Fiesole, un immobile ricco di storia perché da lì Leonardo da Vinci faceva le prove per il volo.” So che è molto impegnata anche nel sociale, tanto che ad ottobre prossimo in Palazzo Vecchio a Firenze riceverà la Medaglia della Solidarietà dalla Fondazione ANT Italia Onlus… “Sostengo ANT da molti anni, faccio parte della Compagnia dei Babbi Natale e di altre realtà solidali internazionali. Insomma, se c’è bisogno di aiuto mi piace rispondere “Io ci sono.” Caterina Ceccuti