Pionieri Queer. Copi, la scrittura irriverente e poetica, da "L'omosessuale" a l'Aids portato in scena

Disegnatore umoristico, commediografo, romanziere e interprete delle sue stesse opere Raul Damonte Taborda, sul palco ha mostrato continui cortocircuiti di stile

di LUCA SCARLINI -
16 febbraio 2023
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Copi (Buenos Aires, 1939 – Parigi, 1987), pseudonimo di Raul Damonte Taborda, disegnatore, drammaturgo, romanziere e attore, ha una fisionomia sempre più precisa nel panorama artistico del dopoguerra. Nipote d’arte, fu introdotto al teatro dalla nonna drammaturga, che aveva avuto vari successi con commedie sofisticate sui palcoscenici bonaerensi. Giunto a Parigi insieme al padre, esule, si mise in evidenza per le surreali storie della "Femme assise", la donna seduta che intratteneva un rapporto sadico con un pollo perdente, che rimane una delle icone più amate degli Anni ’70.

Copi drammaturgo e interprete dei suoi testi

Raul Damonte Taborda, in arte Copi

Le sue strisce erano edite in Francia su “Le Nouvel Observateur” e in Italia, contemporaneamente, su “Linus”, il cui primo direttore, Oreste Del Buono, è stato da subito suo grande estimatore. Nel Belpaese sono arrivate presto le sue tavole e spesso è stato in scena nei suoi testi. Il suo universo espressivo è attraversato da continui cortocircuiti di percorsi diversi, laddove una citazione dal repertorio hollywoodiano classico può andare di pari passo con una confessione straziante. Il suo repertorio drammatico nasce inizialmente in una dimensione simile a certi esiti del Gruppo Panico e vari dei titoli scritti a Parigi all’inizio degli anni ’60 sono su questa linea. Il debutto ufficiale è con "La giornata di una sognatrice" (1968), messa in scena da Jorge Lavelli che insieme a Alfredo Arias è tra i personaggi più rilevanti della comunità degli esuli argentini a Parigi, i quali insieme all’autore inventeranno una scena decisamente camp, attraversata da infinite citazioni e rimandi, e che pure rifiuta l’autocelebrazione, riservando l’ultimo e più radicale sberleffo proprio alle mitologie di cui si fa creatrice.

La proverbiale "L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi"

Nel 1970 è il turno dello sferzante "Eva Peron", macabra e esilarante liquidazione del mito della encantadora, che segna anche il trionfo di un grande interprete drag, Facundo Bo; nel 1975 è il momento di una pièce il cui titolo è diventato proverbiale: "L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi", una folle sarabanda che prende le mosse da vaghe assonanze russe e in cui il tema del titolo è trattato con straordinaria finezza. In questi spettacoli emerge sempre più chiaramente anche la sua fisionomia come performer, protagonista di una scena che resiste in un miracoloso equilibrio, mettendo in discussione con una radicalità assoluta in primo luogo  se stesso e il proprio ruolo. Negli anni seguenti firma due monologhi celebri: "Loretta Strong" (1974), epopea di una astronauta che convive con un topo, che è suo figlio, lottando per la libertà di espressione contro la solitudine, e "Il frigo" (1983), micidiale saga di alienazione domestica, che si dipana intorno a un elettrodomestico piombato dal nulla.

Copi fu spesso interprete delle sue opere teatrali

L'Aids e il suo rapporto con il Belpaese

Il suo itinerario creativo è interrotto dall’Aids, malattia di cui muore e di cui parla, con il sarcasmo che gli è consueto, ne "La visita inopportuna", rappresentato postumo nel 1988, in cui si raffigura nel personaggio di Cyrille, scrittore sarcastico che è riottoso ospite di un ospedale. Copi ha scritto anche due romanzi: lo scatenato "Il ballo delle checche" (1978) e "L’internazionale argentina" (1979). In Italia, Paese da cui veniva una parte della sua famiglia, è stato spesso in scena con i suoi monologhi recitati in italiano e le sue pièces sono state messe in scena tempestivamente tra l’altro da Mario Missiroli, che ha presentato Eva Peron nel 1971 con Adriana Asti, da Silvio Benedetto, Ferdinando Bruni, Cherif, Tonino Conte e da Andrea Adriatico. Nel 1979 Copi ha diretto a Roma "Le quattro gemelle" e nel 1980 ha recitato nel ruolo di Madame ne "Le serve di Genet", diretto da Mario Missiroli, in una produzione del Teatro Stabile di Torino; nello stesso anno ha firmato con Riccardo Reim la commedia "Tango-Charter".