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Copi (Buenos Aires, 1939 – Parigi, 1987), pseudonimo di Raul Damonte Taborda, disegnatore, drammaturgo, romanziere e attore, ha una fisionomia sempre più precisa nel panorama artistico del dopoguerra. Nipote d’arte, fu introdotto al teatro dalla nonna drammaturga, che aveva avuto vari successi con commedie sofisticate sui palcoscenici bonaerensi. Giunto a Parigi insieme al padre, esule, si mise in evidenza per le surreali storie della "Femme assise", la donna seduta che intratteneva un rapporto sadico con un pollo perdente, che rimane una delle icone più amate degli Anni ’70.
Le sue strisce erano edite in Francia su “Le Nouvel Observateur” e in Italia, contemporaneamente, su “Linus”, il cui primo direttore, Oreste Del Buono, è stato da subito suo grande estimatore. Nel Belpaese sono arrivate presto le sue tavole e spesso è stato in scena nei suoi testi. Il suo universo espressivo è attraversato da continui cortocircuiti di percorsi diversi, laddove una citazione dal repertorio hollywoodiano classico può andare di pari passo con una confessione straziante. Il suo repertorio drammatico nasce inizialmente in una dimensione simile a certi esiti del Gruppo Panico e vari dei titoli scritti a Parigi all’inizio degli anni ’60 sono su questa linea. Il debutto ufficiale è con "La giornata di una sognatrice" (1968), messa in scena da Jorge Lavelli che insieme a Alfredo Arias è tra i personaggi più rilevanti della comunità degli esuli argentini a Parigi, i quali insieme all’autore inventeranno una scena decisamente camp, attraversata da infinite citazioni e rimandi, e che pure rifiuta l’autocelebrazione, riservando l’ultimo e più radicale sberleffo proprio alle mitologie di cui si fa creatrice.
Copi drammaturgo e interprete dei suoi testi

Raul Damonte Taborda, in arte Copi
La proverbiale "L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi"
Nel 1970 è il turno dello sferzante "Eva Peron", macabra e esilarante liquidazione del mito della encantadora, che segna anche il trionfo di un grande interprete drag, Facundo Bo; nel 1975 è il momento di una pièce il cui titolo è diventato proverbiale: "L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi", una folle sarabanda che prende le mosse da vaghe assonanze russe e in cui il tema del titolo è trattato con straordinaria finezza. In questi spettacoli emerge sempre più chiaramente anche la sua fisionomia come performer, protagonista di una scena che resiste in un miracoloso equilibrio, mettendo in discussione con una radicalità assoluta in primo luogo se stesso e il proprio ruolo. Negli anni seguenti firma due monologhi celebri: "Loretta Strong" (1974), epopea di una astronauta che convive con un topo, che è suo figlio, lottando per la libertà di espressione contro la solitudine, e "Il frigo" (1983), micidiale saga di alienazione domestica, che si dipana intorno a un elettrodomestico piombato dal nulla.
Copi fu spesso interprete delle sue opere teatrali