Il
fil rouge è il cuore. Il cuore, una catena solidale che da anni, in silenzio, senza clamore, ma in modo generoso, unisce
il Kosovo e l'Italia. Una catena formata da tante persone che, senza voler calcare il palcoscenico degli eroi, si impegnano per salvare delle vite, vite dei
bambini per la precisione. Tanti volti che si intrecciano e dal Kosovo arrivano in Italia passando dalla Toscana, dove si fermano perché la Regione ha una eccellenza sanitaria. Si tratta dell'
OPA - Fondazione Monasterio, l'ospedale del cuore dove chirurghi di fama internazionale salvano l'esistenza di quei bimbi e bimbe che nel loro Paese d'origine nascono con patologie cardiache e che potrebbero quindi non avere un futuro, un domani.
Dal Kosovo a Massa
L'appuntato dei Carabinieri in congedo Giuliano Musiu, una delle menti dietro il progetto solidale tra Kosovo e Italia
Dal Kosovo arrivano a Massa, perché esiste da anni questa catena benefica che ha il volto di tante persone. Due in particolare: quello di
suor Amanda Shkoza e quello dell'appuntato dei carabinieri in congedo
Giuliano Musiu. Sono loro i protagonisti che hanno dato il via alle partenze della speranza. A loro si aggiungono i chirurghi dell'Opa che vivono la professione, con un gioco di parole per niente scontato, con il cuore, e si sono affiancati anche i volontari dell'Associazione
Un Cuore e un Mondo di Massa, che questo anno spegne trenta candeline. Questa storia di solidarietà nasce alcuni anni fa quando l'appuntato Giuliano Musiu, carabiniere per lavoro e vocazione, arriva con un percorso professionale internazionale in Kosovo con altri due colleghi dell'Arma e conosce suor Amanda. Scatta una scintilla tra due anime generose e da questa nasce la volontà di donare ai bambini cardiopatici una
seconda possibilità.
Suor Amanda (al centro) accanto a una collega e all'ex appuntato Giuliano Musiu
Il miracolo laico
E così, mettendo insieme l'animo altruistico di suor Amanda, i valori dell'Arma di Carabinieri -con il volto di Giuliano Musiu- e la grande solidarietà di Fondazione Monasterio, il miracolo laico si compie. Prende forma e diventa realtà, grazie alla disponibilità dell'
Associazione Un Cuore e un mondo, che dà ospitalità ai familiari dei piccoli pazienti. "È stato tutto facile, anche grazie alle
famiglie che hanno risolto i problemi dei loro bambini e che aiutano le altre che hanno ora bisogno" racconta Musiu mentre gli brillano gli occhi e racconta a Luce! l'ultima storia di cui è stato spettatore.
La piccola Monika
Perché l'appuntato in congedo è tornato nello Stato dell'est Europa pochi giorni fa ed è rientrato in Italia con
Monika, due anni, che deve essere operata. Lei e la mamma Mirika sono a Massa in attesa dell'intervento. La mamma è alloggiata Casa
Bocelli, la struttura della Associazione
Un cuore un mondo. "Siamo partiti da Tirana, dove siamo decollati all'aeroporto Maria Teresa di Calcutta. Siamo arrivati a Tirana grazie alla famiglia di
Agon, otto anni, anche lui tornato alla vita per la seconda volta grazie ai medici dell'Opa. Siamo atterrati a Pisa dove ad aspettarci c'era una ambulanza della Croce Rossa di Massa con i volontari della associazione
Un Cuore Un mondo" racconta Giuliano Musiu.
Il carabiniere in congedo a Tirana prima di imbarcarsi sul volo verso Pisa con la bambina e la mamma kosovare
"Dio opera attraverso le persone che sono pronte a d andare
incontro a chi ha necessità", spiega poi suor Amanda, raggiunta telefonicamente in Kosovo. Il suo cuore, ci svela, batte forte come ogni volta. "In questi viaggi della speranza ci sono tante persone che diventano messaggeri e testimoni di pace e di solidarietà. Volti che non cercano gloria, ma che
donano e basta e ai quali va il mio più grande ringraziamento: sono loro che rendono possibili questi miracoli".