L'inclusione è sempre più determinante come fattore di scelta per consumatrici e consumatori nei confronti di brand. È quello che emerge dai risultati del Diversity Brand Index 2024, unica ricerca italiana che ha lo scopo di misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversità, equità e inclusione (DE&I).
La scelta di consumatori e consumatrici
Ormai infatti 3 persone su 4 scelgono con convinzione marchi che parlano di inclusione, 9 su 10 non consiglierebbero quelli percepiti come non inclusive e 6 su 10 non accettano più nemmeno quelli “neutrali”, che non prendono posizione.
Un passaparola che determina un differenziale della crescita dei ricavi a favore dei brand ritenuti più attenti a questi valori del +23,4%, il massimo storico dall'inizio della rilevazione nel 2018 (da dove partiva al 16,7%) e che conferma l'esito delle ultime (21% nel 2023, 23% nel 2022).
Il premio per le iniziative aziendali più inclusive
Tutti i risultati del nuovo report, ideato e curato da Diversity e Focus MGMT, saranno presentati martedì 13 febbraio 2024 nel corso della settima edizione del Diversity Brand Summit, unico evento in Italia che premia le iniziative aziendali più inclusive, in streaming dalle ore 16.30 (previa registrazione).
Il claim scelto per l'edizione di quest’anno è “Tabula Rasa”, per sottolineare la necessità per le imprese di cambiare l'approccio, eliminando sin dall’inizio ogni bias o pregiudizio dal proprio codice o dal proprio algoritmo e ripensando processi, comunicazione, prodotti e servizi, per entrare in sintonia coi mercati e arrivare davvero a tutte le persone.
Durante l'evento, che da quest'anno si arricchisce del sottotitolo "Iniziative che cambiano il mondo", condotto dalla giornalista Silvia Boccardi, patrocinato dal Comune di Milano e dall'Unione Europea e con la partnership di ExtraLab, AccessiWay e Mark Up, verranno illustrati i 10 progetti più meritevoli realizzati dai brand nel 2023, valutati dal Comitato Scientifico e dal Security Check Committee.
I brand in concorso
Amazon, Barbie, Fastweb, Ferrovie Italiane, H&M, Ikea, PayPal, Sky, Spotify e TIM. Sono questi i brand che hanno presentato i progetti che compongono la top 10 del Diversity Brand Index, per la loro capacità di lavorare concretamente sulla DE&I, impattando anche sulla percezione di consumatrici e consumatori.
Nel corso della premiazione, che vedrà la partecipazione fra gli altri di Elita Schillaci, Aida Diouf Mbengue, Charity Dago e Francesca Coin, saranno assegnati i Diversity Brand Awards a un vincitore assoluto e a un vincitore digitale. Inoltre, coerentemente con la rilevanza del tema, sulla base delle valutazioni dei Comitati sarà assegnato il Premio Accessibilità – Design 4 All a Netflix.
“Facciamo Tabula Rasa per evitare il diversity washing”
Non poteva mancare il commento della presidente di Fondazione Diversity, Francesca Vecchioni che ha dichiarato: “Le aziende che vogliono davvero innovare e crescere possono farlo oggi solo cambiando approccio alla DE&I, un elemento ormai imprescindibile per il mercato, come emerge dalle nostre ricerche ogni anno in modo sempre più evidente.
Per pensare e costruire idee nuove, migliori delle precedenti, autentiche e lontane dal rischio di diversity washing, servono la maturità e la consapevolezza di fare Tabula Rasa, ripartendo dal principio per un nuovo inizio, con l’obiettivo di arrivare a un’inclusione reale e concreta, aperta davvero a tutte le categorie. Se non si raccoglie questa sfida non solo non si guida il mercato, ma si rischia addirittura di restarne fuori, considerata ormai la sensibilità e la preparazione di consumatrici e consumatori, che premiano i brand più coraggiosi e virtuosi".
La ricerca Diversity Brand Index 2024
Ma torniamo a quello che emerge dalla ricerca. Possimao notare anche che il mercato è sempre più selettivo e capace di giudicare la bontà dei brand in termini di inclusione, al punto che le aziende che riescono a emergere su questi temi sono sempre meno: il campione della survey ha infatti citato un numero di brand decisamente inferiore rispetto al 2023 (295 contro i 356 del 2023, -17%), il più basso da inizio rilevazione, dopo il picco toccato nel 2020.
Inoltre, se da un lato cresce fino al 73,6% il Net Promoter Score per le marche percepite come più inclusive, dall’altro nessunə consiglierebbe aziende percepite come non inclusive, mentre 6 persone su 10 non sono favorevoli nemmeno verso quelle neutrali e che non prendono posizioni sul tema.
Cambia ancora il profilo delle consumatrici e dei consumatori, anche se per la prima volta da quando viene effettuata la ricerca non vede l'ingresso di nuovi cluster. Cresce il numero di persone complessivamente più propense nei confronti dei brand percepiti come inclusivi, arrivando al 73,3%, mentre è costante la diminuzione nelle posizioni più estreme delle persone Arrabbiate 2.0 (coloro che dichiarano bassi livelli di coinvolgimento, contatto e familiarità con tutte le dimensioni della diversità, manifestando un livello consistente di ostilità), l'unica categoria realmente negativa nei confronti della DE&I, ora al 13,9%.
Al punto che questo cluster scende dalla seconda alla terza posizione, superato da quello delle/dei Coinvoltə (coloro che sentono una forte familiarità con il tema della diversità anche se non sono coinvoltə in prima persona e non ne hanno contatto diretto), che salgono al 15,2%; si riconferma invece il più numeroso quello delle/degli Impegnatə (fanno parte di questo cluster coloro che dichiarano un elevato livello di coinvolgimento e di contatto con la diversità, in tutte le sue forme), con il 28,4%.
Stabili invece il gruppo delle persone Consapevoli (rimangono relativamente distaccatə senza un impegno concreto quotidiano sull’inclusione), all'8,8%, superato dalle/dagli Inconsapevoli (non hanno nessuna forma di familiarità, coinvolgimento e contatto con le diverse forme di diversità nonostante siano interessatə alle tematiche sostenibili ed abbiano contatto con persone Lgbt+), al 9,7%.
Aumentano invece i Tribali, tendenti all'individualismo e attente ai temi della DE&I – soprattutto Lgbt+ – solo se coinvolgono il proprio nucleo familiare, ora all'11,2%, così come le/gli Indifferenti, al 12,8%, persone estremamente individualiste, disinteressate all'argomento DE&I e poco vicine ai temi della sostenibilità sociale e ambientale.
La neutralità (non) è una scelta!
“Diminuisce ulteriormente il numero di brand associati dal mercato finale al concetto di inclusione. Essere Top of Mind è una sfida importante per le marche, dimostrando come alcuni paradigmi vadano ripensati. Fare Tabula Rasa è necessario per innovare l’approccio dei brand all’inclusione a livello B2C”, spiega Emanuele Acconciamessa, Coo di Focus MGMT. Che aggiunge: “Un dato cruciale quest’anno fa riferimento ai brand ‘neutrali’: molto spesso alcune marche hanno deciso di non scegliere, pensando che non parlare di diversità ed inclusione fosse una buona tattica per conservare la propria posizione sul mercato. Oggi questo non è più possibile: il mercato non lo accetterebbe ed è per questa ragione che fare Tabula Rasa potrebbe aiutare. 6 persone su 10 non consigliano i brand considerati come né inclusivi né non inclusivi. Non scegliere è sempre una scelta”.