Donne e sport di combattimento: “Mettiamo al tappeto i pregiudizi”

Sempre più numerose le donne che scelgono queste discipline, ma i pregiudizi sono ancora dietro l’angolo. Alla Warriors Pro Sesto Boxe di Sesto San Giovanni corsi gratuiti dedicati a persone con disabilità

di CATERINA CECCUTI
21 settembre 2024
Elisabetta Sirto durante un combattimento

Elisabetta Sirto durante un combattimento

Secondo Franco Scorrano – presidente e fondatore insieme ad Alessandro Piavani della World Boxing Fighters Corporation (che riunisce oltre 250 club affiliati su tutto il territorio nazionale) – il numero di donne interessate agli sport da combattimento sta gradualmente salendo. Tra i 27 diplomati istruttori” nei suoi Club, quest’anno se ne contano 3. Una di loro è Alessia Kullmann, 22 anni, che ha deciso di fare l'istruttrice per trasmettere la propria passione verso la Muay Thai a chiunque voglia avvicinarsi a questo sport: “Ho fatto il corso per poter certificare le conoscenze apprese in anni di pratica – racconta a Luce! - e approfondirne la tecnica.”

Ma perché una ragazza, magari dalla corporatura minuta, sceglie di avvicinarsi ad uno sport da combattimento?

“Sicuramente molte persone lo fanno sentendo la necessità di sapersi difendere in casi estremi, però non è certamente l'unica motivazione e non riguarda solo le ragazze. Conosco infatti molti atleti che lo fanno per accrescere la propria autostima o, più semplicemente, per passione.” Le donne sono combattenti appassionate come gli uomini? “Credo che le donne possano essere al pari degli uomini anche in questo ambito. Chiaramente ci sono degli aspetti genetici che incidono in un confronto fra i diversi sessi, ma ciò non esclude il fatto che sì, le donne possono combattere contro un avversario di sesso maschile e anche vincere, con la strategia e la preparazione fisica e mentale adeguata. In un incontro sia tra sessi opposti che uguali, quello che incide sono la preparazione tecnica, fisica e il peso.” Le è mai capitato che un partner si sentisse intimorito dal fatto che lei pratica sport da combattimento? “Personalmente, non mi è mai capitato di percepire che un uomo si sentisse intimorito da me. Se mai può capitare che con i loro atteggiamenti o con le parole sminuiscono la disciplina praticata, in quanto non viene ritenuta al pari.”

Alessia Kullmann
Alessia Kullmann

Anche la giovane Elisabetta Sirto, di 23 anni, ha risposto ad alcune domande riguardo la sua passione per il combattimento. “Pratico arti marziali e sport da combattimento da quando ho memoria – racconta a Luce! -, d’altronde mio papà è il mio Maestro.”

Come se la cava in questi sport?

“Direi piuttosto bene, faccio parte della Nazionale Italiana di Kung Fu ed ho combattuto a due Europei nella disciplina del Sanda (prima in Grecia nel 2022 e poi in Svezia l’anno scorso), vincendo entrambe le volte la medaglia d’argento.”

Si scontra mai con avversari di sesso opposto?

“Nelle competizioni si è divisi in categorie differenti a seconda del peso e del sesso. Però in allenamento è diverso, si cambia compagno in continuazione: bisogna sapersi adattare, anche se ci si trova davanti un maschio, più alto, più robusto e magari anche fisicamente e tecnicamente più forte. Può diventare pericoloso perché non tutti si rendono conto di pesare il doppio di te e che un loro colpo potrebbe farti davvero male, per questo motivo bisogna fare molta attenzione ed usare bene la testa (sia tu che loro). Comunque, in queste situazioni la sensazione migliore è vedere che chi hai davanti non si fa problemi e ti tratta al pari di un compagno maschio. È gratificante ed è una forma di rispetto in questo sport. Viene riconosciuto il tuo valore, al di là delle differenze fisiche. In caso contrario possono succedere due cose: o ti evitano, probabilmente intimoriti dall’essere battuti da una ragazza, oppure ti sottovalutano e si comportano come se avessero di fronte una bambina. Se così fosse, nessun problema, guardia alta e si dimostra il proprio valore appena inizia l’esercizio. Precisione, tecnica e forza necessaria. Ne abbiamo le possibilità.”

Come è nata la volontà di diventare un’atleta?

“L’approccio a questo sport in realtà per me è stato spontaneo: sono cresciuta in palestra ed è sempre stato naturale frequentare questo ambiente. Non pratico sport da combattimento per difesa personale, ma so che per tante donne invece è così. Comunque mi rendo conto che si tratta di una sicurezza in più quando cammino per strada, anche se purtroppo in caso di aggressione non si sa mai quello che può accadere.”

Elisabetta Sirto
Elisabetta Sirto

Cosa le ha insegnato questa disciplina sportiva?

“Nella vita di tutti i giorni mi ha insegnato ad affrontare gli ostacoli, senza arrendermi mai. A sviluppare resistenza e caparbietà, componenti importanti del mio carattere. Anche il rispetto è fondamentale in questi sport, al di là di ciò che tanti possono credere, la disciplina è alla base. Quando mi chiedono che sport faccio mi piace rispondere “indovina?” Ma nessuno riesce mai a farlo, nessuno pensa che una ragazzina bionda e minuta possa fare sport da combattimento. È divertente ma fa anche riflettere. Se salgo su un ring a combattere allora non posso essere femminile come qualsiasi altra ragazza? Per me sì ma per tanti non è così. Si tratta di stereotipi.”

E quando rivela lo sport che fa qual è la reazione dei suoi interlocutori?

"Solitamente, oltre alla faccia meravigliata, l’affermazione successiva è “allora devo stare attento” oppure “c’è da avere paura”. Paura di cosa? Io faccio sempre un sorriso e ci scherzo su. Però è capitato che mi venisse detto da ragazzi che frequentavo e non è stato bello. Soprattutto quando te lo senti dire spesso, è frustrante. Ovviamente non per tutti è così, devi solo avere la fortuna di trovare la persona giusta che accetti questa parte di te senza esserne insensatamente spaventato. Siamo ragazze normali, vogliamo solo rispetto, non facciamo questo sport per incutere timore ma per mille altri motivi: per passione, per sentirci forti, per stare bene, per l’adrenalina di uno sparring, per quel brivido che ti fa sentire viva. Quello che voglio dire è che anche se siamo donne che praticano uno sport da combattimento, non andiamo in giro a picchiare la gente. Non siamo pazze, siamo solo forti, e questo fa paura.”

Lezioni oltre le barriere

“Le arti marziali sono nate per combattere ma noi le insegniamo come sport, cioè come gioco, un divertimento sano, intelligente, che deve contribuire a formare la persona per renderla migliore – è il commento del Maestro Franco Scorrano -. Sono figlio di un pugile e ho indossato i primi guantoni da bambino, per decidere poi di non toglierli più. Per me l’insegnamento degli sport da combattimento è una missione.”

Una missione che per Franco si è intensificata ulteriormente dopo la perdita di suo figlio, che aveva solo 27 anni, a causa di un cancro al pancreas. Oggi, nei Club a lui affiliati di tutta Italia, le arti marziali vengono insegnate a uomini, donne e ragazzi con disabilità di vario livello. Gianmarco Secchi, istruttore nonché ex allievo di Scorrano, per esempio, insegna infatti il pugilato a giovani in carrozzina e a ragazzi autistici: "Alla Warriors Pro Sesto Boxe i corsi vengono svolti nel "Plesso Baver", a Sesto San Giovanni, al confine con Cinisello Balsamo. Il progetto si rivolge a ragazzi diversamente abili e a tutte le persone con ristrette possibilità economiche e sociali ed è gratuito. Attualmente partecipano cinque ragazzi in carrozzina, una giovane sordomuta e un ragazzo autistico. A sostenerci è proprio la W.B.F.C., con i Maestri Franco Scorrano e Alessandro Piavani, che credono vivamente in questo progetto."