In
Francia una nuova norma verrà applicata con l’inizio del nuovo anno scolastico:
vietato indossare l’abaya all’interno delle scuole statali francesi. La decisione è stata resa nota dal Ministro dell’Istruzione
Gabriel Attal alla Tv francese TFI: “Quando entri in una classe, non dovresti essere in grado di
identificare la religione degli alunni solo guardandoli. Laicità significa libertà di emanciparsi attraverso la scuola”, ha affermato il rappresentante di governo.
Cos'è l’abaya
L'abaya è un indumento tipico delle donne musulmane: una tunica nera di tessuti leggeri che copre gambe e braccia
Ma cos'è questo capo che è stato vietato? Si tratta di un
indumento femminile utilizzato in alcuni
Paesi musulmani, principalmente nel Golfo Persico. Tutto il corpo eccetto la testa, le mani e i piedi sono ricoperti da un
lungo camice nero di tessuto leggero; per la testa invece, da nazione a nazione, è consuetudine usare il niqāb, che lascia scoperti soltanto gli occhi, oppure un semplice velo che copra solo i capelli, l'hijab.
L'ennesima restrizione
Simboli religiosi o espressione di una cultura? Il dibattito sul velo divide la politica
Il divieto dell’abaya è però solo
l’ultimo di una lunga serie di norme che il Parlamento transalpino ha introdotto in nome della laicità dello Stato; Stato caratterizzato, per giunta, dalla
più grande minoranza musulmana d’Europa che conta oltre oltre 5 milioni di musulmani. La misura riaccende infatti i riflettori su un tema che in Francia sembra non riuscire a raffreddarsi poiché l’abaya, come il qamis e ad altre lunghe gonne indossate sopra gli abiti, sembrerebbe trovarsi in una zona grigia:
simbolo religioso o solo
parte di una precisa tradizione culturale? Dal 2004, infatti, a Parigi è proibito indossare il velo islamico all’interno delle scuole statali, mentre dal 2010 il divieto è stato ampliato anche per quanto riguarda il niqab nei luoghi pubblici quali strade, parchi, trasporti e edifici amministrativi. Nel 2019 è stata introdotta una legge che vieta alle madri con l’hijab la partecipazione alle gite scolastiche dei figli, nonché l’accompagnamento a scuola. Risale invece al 2022 la decisione del Senato francese relativa al divieto di indossare l’hijab nelle
competizioni atletiche del Paese. Dal 19° secolo
tutti i segni religiosi negli istituti scolastici sono severamente vietati, compresi i simboli cristiani come le grandi croci, con l’obiettivo di frenare qualsiasi influenza cattolica nell’istruzione pubblica. In particolar modo, il
dibattito relativo ai simboli islamici si è intensificato da quando un rifugiato ceceno ha decapitato Samuel Paty, l’insegnante che nel 2020 aveva mostrato agli studenti di una scuola di un sobborgo parigino caricature del profeta Maometto.
Donne musulmane protestano contro le restrizioni in Francia all'utilizzo del velo islamico
Un tema caldo che divide il Paese
La mossa di Attal arriva dopo lunghi mesi di dibattito sull’uso dell’indumento, che ha recentemente portato a una
divisione politica tra i partiti di destra, favorevoli al divieto, e quelli di sinistra, che hanno invece manifestato una forte preoccupazione per quanto riguarda i
diritti delle donne musulmane. Il Ministro Attal ha continuato affermando che l'abaya “è un gesto religioso, volto a testare la resistenza della repubblica verso il santuario secolare che la scuola deve costituire”. Il rigido provvedimento segna anche la prima grande decisione di Attal, nominato Ministro dell’Istruzione francese quest’estate dal presidente Emmanuel Macron.